Da Ansa.it
BAGHDAD - Vittoria scontata, quella che gli sciiti hanno ottenuto al voto del 30 gennaio per il primo parlamento ''democraticamente'' eletto in oltre mezzo secolo di storia dell'Iraq. Vittoria annunciata e temuta, in una consultazione che privata della partecipazione sunnita rischia oggi di inasprire il latente conflitto civile di un paese in balia di guerriglieri, nostalgici del defunto regime, criminali e terroristi.
La lista sciita, che fa capo al Grande Ayatollah Ali al Sistani, ha avuto quasi il 48 per cento degli 8 milioni e mezzo di voti (59 per cento degli aventi diritto) espressi due settimane fa. Meno di quanto previsto e sperato, e non sufficiente ad avere una maggioranza fra i 275 deputati che dovranno eleggere il presidente e due vicepresidenti dell'Iraq e redigere la bozza della nuova Costituzione, da sottoporre a referendum ad ottobre.
I curdi sono arrivati secondi, con il 25,7 per cento dei voti; la lista del primo ministro ad interim Iyad Allawi, sciita laico ex uomo della Cia, terza con il 13,8; e quella del presidente ad interim Ghazi al Yawar, un sunnita, l'1,7. A tutti gli altri e' andato il 10,8. Gli sciiti, emarginati, repressi, perseguitati nei secoli da ottomani, inglesi, monarchia e Saddam Hussein, vanno al potere, con il loro fardello di frustrazioni e rivendicazioni, con il loro bagaglio di religiosita' in un paese, finora, sostanzialmente laico.
Il 60 per cento dei circa 24 milioni di iracheni, gli sciiti, che vivono prevalentemente nel centro-sud ricco di petrolio, sono andati in massa alle urne di queste elezioni, organizzate nei palazzi di Washington e della Zona verde, la 'Citta' proibita' di Baghdad sede di ambasciate e del governo post Saddam, superprotetta da migliaia di soldati americani e bersagliata da proiettili di mortaio artigianali. Sono andati a votare, con orgoglio, sfidando le minacce dei terroristi e dell'opposizione violenta sunnita, che, debole della sua minoranza e di una certa sconfitta, ha boicottato la consultazione. Gli sciiti avrebbero vinto comunque, anche in condizioni normali - elezioni non blindate, non sotto le armi di un esercito straniero di 150.000 uomini - anche se i sunniti avessero votato, essendo solo il 24 per cento degli iracheni. Ma, oggi - con un quarto della popolazione di fatto esclusa, vuoi per l'impossibilita' di accedere alle urne nelle zone dove e' piu' violenta la guerriglia, vuoi per scelta politica - la legittimita' del risultato e' inficiata. E debole quella del futuro parlamento.
Adnan Pachachi, ex esule sunnita, un anno fa indicato come probabile presidente e la cui lista non ha avuto neanche un seggio, spera nelle elezioni di fine anno - da indire con l'approvazione della nuova Costituzione - e sostiene che l'attuale parlamento di religiosi sciiti e di curdi ''non e' rappresentativo della realta' irachena''.
Gli ayatollah si sono affrettati ad assicurare di volere un governo di unita' nazionale, nel quale ogni parte sara' adeguatamente rappresentata. Hanno chiesto la presidenza del governo, e ai curdi, che peraltro scalpitano per uno stato indipendente, darebbero quella dello stato. Cosa sara' riservato ai sunniti - che sono la base della guerriglia e del terrorismo - non e' chiaro. Analisti iracheni sostengono che il paese ha semmai divisioni etniche non religiose, che un conflitto tra sciiti e sunniti e' una invenzione occidentale, malgrado molti attentati abbiano obiettivi sciiti, e che l'Iraq in sostanza vuole restare unito. E mentre buona parte del mondo arabo guarda con preoccupazione l'avvento della 'mezzaluna sciita' dall'Iran al Libano, via Iraq e Siria, e fa appelli alla moderazione, molto sembrerebbe affidato ora alla sola saggezza dei leader sciiti, a quanto riusciranno a contenere i propri estremismi politici e religiosi. Per non emarginare i sunniti, per non svilire il coraggio di quei pochi fra loro andati alle urne, malgrado tutto, e il cui voto - ugualmente contro il terrorismo e contro l'occupazione - piu' di qualsiasi altro merita rispetto.
I RISULTATI UFFICIALI
L'Alleanza dei partiti sciiti si e' attestata al 47,6 per cento voti vincendo le elezioni in Iraq. Lo conferma la Commissione elettorale i cui scrutini collocano la lista del premier Allawi al 13,8 per cento e la coalizione dei due principali partiti curdi al 25,7 per cento.Per i partiti sunniti non ci sono ancora dati dell'intero territorio nazionale ma si registra una percentuale di votanti molto bassa che va dal due per cento nella provincia di Anbar al 29 per cento in quella di Sahaladin. Il tasso di partecipazione alla tornata elettorale si e' attestato intorno al 58%.
Questi i dati relativi ai primi sette partiti.
VOTI DATI PERCENTUALI.
TOTALE AVENTI DIRITTO 14.662.639 100,0.
TOTALE VOTI ESPRESSI 8.550.571 58,3.
TOTALE VOTI VALIDI 8.456.266 57,8.
VOTI NON VALIDI 94.305 0,6.
PERCENTUALE VOTI VALIDI.
ALLEANZA IRACHENI UNITI 4.075.295 48,2.
ALLEANZA CURDA 2.175.551 25,7.
LISTA ALLAWI 1.168.943 13,8.
LISTA GHAZI AL-YAWAR 150.680 1,8.
PARTITO TURCOMANNO 93.480 1,1.
LISTA ELITE INDIPENDENTI 69.938 0,8.
COMUNISTI 69.920 0,8.
L' Alleanza degli iracheni uniti e' una lista formata dai principali partiti sciiti. L' alleanza curda e' una coalizione dei principali partiti curdi. La lista delle elite indipendenti raccoglie alcuni condidati leali al leader radicale sciita Moqtada al-Sadr. Altri alleati di al-Sadr si sono presentati nell' Alleanza degli iracheni uniti.
Queste le liste rappresentate all' Assemblea nazionale irachena e i seggi attribuiti a ciascuna in base ai conteggi non ufficiali di fonti indipendenti.
* L' Alleanza unificata irachena guidata dal grande ayatollah sciita Ali al Sistani: 132 seggi.
* L' Alleanza curda formata dai due grandi partiti curdi, il Partito democratico del Kurdistan (Pdk) e l'Unione patriottica del Kurdistan (Upk): 71 seggi.
* La lista del primo ministro uscente Iyad Allawi (sciita laico): 38 seggi.
* La lista del presidente uscente, il sunnita Ghazi al-Yauar: 5 seggi.
* La lista dell' Alleanza del fronte turcomanno d' Iraq: 3 seggi.
* La lista dei Quadri e delle elite nazionali indipendenti, vicina al leader radicale sciita Moqtada Sadr: 2 seggi.
* La lista dell' Unione del popolo (comunista): 2 seggi.
* La lista del Gruppo islamico del Kurdistan: 2 seggi.
* la lista dell' Organizzazione dell' azione islamica in Iraq - Direzione centrale (sciita): 1 seggio.
* La lista dei democratici indipendenti del sunnita Adnan Pachachi: 1 seggio.
* la lista nazionale della Mesopotamia (cristiana): 1 seggio.
* La lista del Movimento di riconciliazione e di liberazione, del sunnita Michaane al Juburi: 1 seggio.
IL 30 GENNAIO, GIORNO DELLE ELEZIONI, SARA' FESTIVO
Il governo iracheno ha annunciato oggi che il 30 gennaio sara' un giorno festivo per ricordare le prime elezioni multipartite nel paese da decenni. La decisione e' stata presa dal primo ministro Iyad Allawi, ha precisato un comunicato del governo, specificando che ''il governo ha convenuto all' unanimita' che questa giornata storica doveva divenire una giornata festiva''.
Chissà perchè mi aspettavo questa vittoria degli sciiti. Prima i sunniti monopolizzavano la vita politica irachena, adesso lo fanno gli sciiti. Cos'è cambiato? Ah già, adesso gli sciiti hanno la scusa delle libere elezioni per giustificare lo strapotere sugli altri.