purtroppo è anche molto veraFerro88
cmq grazie anche la tua è molto bella.
in questo thread c'è gente che ha davvero stile!
purtroppo è anche molto veraFerro88
cmq grazie anche la tua è molto bella.
in questo thread c'è gente che ha davvero stile!
Ultima modifica di Dido_donnie; 31-08-2006 alle 14:44:08
Un grido d’ aiuto disperato, da dove giunge non lo sai. Così lontano e perso, obliato nel sonno che ti ha fatto sua.
Cerchi di capire, ti sforzi di credere che non sia io, eppure sai che è così.
Ascolta l' urlo di chi è caduto per sempre, odi il lamento di chi è stato colpito al suo tallone.
Mi hai preso la mano.
Una stretta tanto forte per non lasciarmi,
quanto dolce, per continuare a volermi.
Come una stella mi hai condotto nel blu più profondo del cielo,
donandomi un paio d' ali per raggiungerti.
E io, novello Icaro,
non svelai l’ inganno mortale.
Troppo vicino ho tentato, sfiorarti è morire.
Ed è così che tornai tra i mortali:
la bocca sudicia di fango,
le ossa rotte di schianto,
e quelle ali prima angeliche, ora bruciate di passione.
Scorri leggiadra come morbida piuma.
Schiuma d'ambrosia, lenta e veloce.
Volgendo il pensiero a limpide rive
risveglio i sensi, s' accorge
accennata appena la brezza leggera
arrivata adesso alla pelle.
I peli travolti e raggiunti
reagiscono coll'abandono totale.
Ti sento vento potente,
eppure sì dolce. Non solo i peli
pur'io m'abbandono!
Aspettami vento:
vengo...
Ho fatto copia e incolla dal mio 3d,che ne pensate(su suggerimento di jurambalco)
Scrivo questa "poesia" più per uno sfogo che per un'esposizione della mia arte
quindi vi prego di non giudicare,ll mia poesia da un punto di vista ortografico.
Non ho mai scritto una poesia ,quindi non ne capisco,niente,è solo un modo per rilassarmi dato che sono in lacrime,non voglio far commuovere nessuno ma solo,far provare almeno virtualmente la mia malinconia/nostalgia:
Sono qui,triste,e vivo solo per rimembrare
ciò che è stato,e i ricordi di chi non può
scordare la terra natia, i momenti più
belli che abbia mai vissuto sono lì conservati
,ora piango,e sono sull orlo di un abisso,
che sembra ,portarmi giù,verso il buio
più assoluto,e io lascio fare ad esso ciò
che vuole senza opporre resistenza alcuna,
il buio mi divora ed è quasi piacevole in questa
situazione a me sconosciuta
Ho solo un desiderio in mente,
Liberarmi da queste catene invisibili che mi
tengono attaccato alla vita comune e
che mi attirano verso la dimenticanza,le
sensazione felici ormai scure lontane e soffuse
come inpalpabili,mi accerchiano,ma sfuggono
appena cerco di portarle a me e farle mie,
Vorrei tornare a spiegare le ali,e fuggire via
da questa piacevole tortura,ma sono come
un angelo che vuole risalire l'inferno ed è
bloccato da un insospettabile fascino
per esso,sono stanco e molto,ma non
ho più voglia di oppormi,di combattere,
ho voglia solo di lasciar stare ogni
cosa, e di lasciare perdere ogni stimolo
legato alla felicità stessa,ma cerco di
reagire ed è lì,che dopo una collera immane
sopraggiunge la calma,e il mio ego tenta senza
risultati di tirarsi furoi dall abisso e tornare
a sorridere fuori dall inferno affascinante che è
la vita,e tornare a volare come un angelo
malinconico.
Aspetto commenti su questa mia poesia.
Grazie
davvero molto bellaziano87
sai, a volte sembra anche a me di provare le sensazioni che descrivi in questa poesia. a volte non ho la forza e forse neanche la voglia di reagire e ribellarmi a questa condizione umana...
è da qualche mese che la leggo questaL33T
volevo solo dire che è straordinaria,non so perchè lo dico solo adesso....
Che gioia tornare sul forum e rileggere un vecchio, vecchissimo topic, a cui ho partecipato all'inizio e che ogni tanto è ritornato...... spero che ora resti qui a lungo. Il mio contributo è una delle mie tante poesie che giusto in questo momento stavo rileggendo:
Dolore
Le ormbre scure di un essere dolente,
sofferente , chiuso in se stesso
come un riccio che si contorce
colpendo nelle viscere e nel cuore
con lamine affilate e taglienti,
mi flagellano la mente ed il corpo.
Lamenti , pianti, grida
stridono e fuoriescono
dalla pelle raggrinzita,
tumefatta ,bastonata.
Un macigno incombe
pronto a schicciare totalmente
lo spirito battagliero
immemore delle lotte
perse , ma forte
del suo essere vivo e palpitante.
Unghie che si aggrappano
dilaniando le carni
già morenti.
Un sospiro
un battito d'ali
un soffio di vento
è andato.
PaolaRei
Sono contenta di rivederti sul forum,Paola.Rei
E pensavo dondolato dal vagone
cara amica il tempo prende il tempo dà
noi corriamo sempre in una direzione
ma qual sia e che senso abbia chi lo sa
Prima: la notte insonne, da cui s'emerge come da acque primordiali.
Poi: il viaggio, cioè: la scoperta.
Milano dista da Bologna due ore e quindici minuti viaggiando con un espresso Trenitalia (informazione non secondaria: gli inevitabili ritardi sono così già compresi nel computo, che ne guadagna in precisione) che passi via Piacenza non compiendo fermate intermedie; si parte dal binario 4 per giungere al 15: dista cioè, Milano da Bologna, due ore quindici minuti e undici binari.
Le prime ore del viaggio s'infrangono in un razionale dormiveglia, mentre i minuti si presentano lussureggianti di senso. È proprio del senso riflettersi nelle sue minime unità: perfetta incarnazione d'un frattale.
E sulla strada si presenta, immagine estemporanea, un cimitero. Pacifico, sonnolento, sedato. Fotografato dall'altezza d'un aereo in volo ricama sul paesaggio il tredicesimo arcano.
Viene poi una fabbrica, riconquistata alla natura in tempi biblici: da tralicci d'edera che la avvolgono in una morbida stretta. O forse dell'edera ricondotta alla civiltà, dalla paziente sottomissione d'un capannone industriale.
Terzo viene il buio. Soffocante e tellurico abbraccio d'una galleria, silenzioso sprofondamento nel tubo esofageo. Quando il treno ne riemerge, un'aria ellenica lo satura del colore di misteri orfici.
E ultima viene la torre; nuova Babele industriale che attende i viaggiatori, là dove già occhieggia la volta vetrata della Stazione Centrale ? È bianca: la sua struttura è solida e illusoria, alibi per riunire vasti spazi vuoti in un'unica figura. Il suo senso è quello delle sue finestre, che si consegnano nude di vetro, così che il vento vi possa più agevolmente
penetrare (in ininterrotto gioco di correnti e scambi tra un "dentro" non meno ipotetico del "fuori" che dovrebbe determinarlo), iridi che si mostrano innocenti nella vitrea assenza di colore.
L'odore stridulo dei freni del treno accoglie in Stazione Centrale. Lei è là: rivelazione. E narrare cos'altro resti di questa fuggente giornata è inutile ripetizione.
Un altro sguardo (suo sguardo) dovrà leggere un giorno la conclusione nello spazio (forse solo mentale) d'un viaggio che conduca in opposta direzione senza essere un ritorno.
Post Scriptum: il viaggio di ritorno si configura nella lunga discussione con un pensionato, si parla di Milano, di Bologna, di belle lettere, d'amore che raggiunge i quarant'anni - quarant'anni che occorsero al popolo eletto per traversare il deserto.
madò, che up di 6 mesi
Forzaaa Juveeeeeee !!!!
E' uno dei pochi thread, vuoi per la storicità, vuoi perchè presente nel Notabilia al [top] d'Agorà, di cui è permesso l'up.Io vengo dalla Luna