Sotto consiglio di Skop's apro questo thread onde evitare di insozzare daily con racconti stupidi sparsi qua e là, qui raggruppo tutto, oè.
Sqatèsh! Mi pare il caso di narrare di volta in volta i miei viaggi mattutini in motorino. Indubbiamente il termine "viaggi" è polivalente. Bene, buona lettura.
7 ottobre
Ah, ricordo bene quel mattino, rammento perfettamente quel fulgido dì, come potrei dimenticare quei quindici insensati minuti trascorsi sopra il giallo ammasso di ferraglia che mi conduce ogni giorno presso l'edificio scolastico?
Non posso, infatti sto parlando di stamattina, intorno alle sette e venticinque.
Il freddo pungeva la gola, una lieve nebbiolina offuscava ogni tratto del paesaggio, tant'è che scambiai un palo della luce per una vecchia, salutandolo platealmente.
A fatica percorrevo la ripida salita di casa mia, mentre il rombo del motore pareva il suono di un'orchestra composta da un bambino capriccioso, da un anziano signore intento a soffiarsi il naso e da un ugonotto dalla pernacchia facile.
Procedevo con lentezza e noia, quando d'un tratto, arrivato al vicolo della Cianà, vidi un cartello, un cartello giallo con una scritta nera, diceva: <<addio, Bocca di rosa, con te se ne parte la primavera.>>
Decisi allora di non farci caso, d'altronde non ho mai badato alla gente che vuol farsi pubblicità...
Arrivai alla curva del Parente, c'erano le solite due megere intente a chiacchierare. Ma una è leggermente più furba dell'altra, in quanto sta sempre in macchina e lascia che sia l'altra ad uscire dalla sua vettura e a prendersi il freddo per chiacchierare.
In quel momento accadde qualcosa di meno banale del solito, infatti mi apparve un uomo pelato, aveva scuri occhiali, un paio di baffi, un paio di calze, un paio di mutande, tre paia di nasi, e un cravattino retrò. E sì, aveva anche due corna ed una barbetta grigia che gli arrivava fino allo stomaco.
Mi disse: <<Salve, gentile vagazzotto, non ti andvebbe di visitave il mondo di ASCNOTT Via L.Asquasciati n.2001 ? E' il mondo dal quale pvovengo, theve ave many fviends.>>
Io accettai, tanto la giornata prevedeva cinque ore di completa noia, avrei perso solo il mio tempo, e avrei fatto quello che faccio tutti i giorni, e non ne avevo proprio voglia, scusatemi.
Sebbene il mio sia un cinquantino, cercai di ospitare sul sellino anche il rude caprino pelato dagli occhiali scuri, che solo in seguito mi disse di chiamarsi Gigliola.
Mi assicurò che mi avrebbe indicato la retta via, ma per i primi dieci minuti dovetti percorrere la solita strada, e già da qualche istante avevo iniziato a credere che si trattasse di uno scherzo di pessimo gusto, e che Gigliola altri non fosse che mio padre travestito da rude caprino pelato. Pensavo stesse verificando la mia guida del ciclomotore, d'altra parte l'ultima volta che aveva accennato al discorso mi aveva detto: <<senti, prima di andare su strada voglio farti personalmente un esame delle regole, non sento storie!>>
Ma mi sbagliavo, Gigliola era davvero un caprino pelato dai baffi scuri, e per davvero mi condusse nel mondo dal quale proveniva, ASCNOTT Via L.Asquasciati 2001.
<<Vai alla Foce,>> mi disse Gigliola, <<Poi svolta a destra per via Asquasciati, lì troveremo la porta magica che conduce ad ASCNOTT Via L.Asquasciati 2001.
Giunto al n.75 mi fermai, essendo l'ultimo e non essendoci caselle con cifre maggiori. Posteggiai la lambretta e per cinque secondi stetti a fissare un bambino che frattanto esclamò, rivolgendosi alla madre: <<Mamma, mamma, mi compri le figurine di Lisia, e quelle di Eratostene? Dai, mamma, mi compri la collezione di figurine dei tragediografi greci?>>.
Rimasi sbigottito, dacchè la mia stupida ed irritante professoressa di greco pochi giorni prima aveva rimproverato un mio compagno di trovare infantile la materia, come se ci fosse un qualche nesso tra l'infante ed i tragediografi ellenistici; beh, aveva ragione.
<< Ova svoltiamo di qui, >> sussurrò Gigliola per non farsi sentire, <<dobbiamo scendeve in quel tombino.>>
Non ebbi difficoltà a scendere nel tombino, per il semplice motivo che non potei evitare una scivolata, con la conseguente botta alla testa e perdita di sensi. Sì, i soliti espedienti che usano i narratori per sbrogliarsi dalle situazioni intricate.
Mi ripresi di colpo e mi ritrovai a casa di Jerry Scotti.
No, cosa dico, mi risvegliai in un bosco fatato, c'erano castagni, faggi, pezzi di corteccia sui quali ragazzi dai buffi capelli attendevano la crescita di una treccia, c'era un bambino che mangiava dei vermicelli, forse si chiamava Tommaso.
Quanti ricci ancora chiusi sul terreno! E quanto muschio fresco non ancora rovinato dalle impronte dei pastori!
Mentre mi beavo del locus amoenus presso il quale ero fortuitamente capitato, potei ascoltare con sommo piacere il dolce suono di una cetra ancestrale che disegnava nell'aria le note di una melodia silvestre, una melodia che aveva l'effetto di ravvivare, nella mia mente, i più bei ricordi d'infanzia, ed anche le splendide contrade di Hyrule, l'isola del Drago, Corinto, Isso, Atene, e pure la galassia Uovo.
Il dolce suono delle corde incantate andava scemando nella profondità della foresta di ASCNOTT Via L.Asquasciati 2001, ondeggiava sinuoso lungo le bunde di montagna, lungo i sentieri, le cunette di terra umide di rugiada mattutina, carezzava i pini, le felci, i funghi porcini che spuntavano come fossero...funghi.
Una pacca sulla spalla mi distolse in maniera per nulla fastidiosa dallo stato di trance in cui mi trovavo, era Gigliola.
Ma non aveva più la barba grigia fino al petto, no, e non aveva nemmeno le corna. E possedeva un solo naso e un solo drappo a coprire le vergogne. Ma era pur sempre pelato, e sempre scuri erano i baffi e gli occhiali.
<<Gigliola..>> gli dissi ammaliato.
Gigliola si toccò dubbioso il pizzetto, poi guardandomi negli occhi mi disse: <<Adesso mi sovge un dubbio...savanno buoni questi funghi? Posso mettevli nel cestino? O son velenosi?>>.