♪♫♩Cronache di viaggi in motorino al mattino presto [topic di racconti] - Pag 3
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Discussione: ♪♫♩Cronache di viaggi in motorino al mattino presto [topic di racconti]

Cambio titolo
  1. #31
    Signor.giuseppe
    Ospite
    Ma lei cosa fa? Commenta a sprazzi? Cosa sta facendo, sta mangiando delle uova? Lei è amabile

  2. #32
    regulusirius
    Ospite
    Citazione Signor.giuseppe Visualizza Messaggio
    <<Ti ho giocato un tranello eh? Ahah!>> esclamò il paffuto venditore di dolciumi.
    Io mi voltai con no chalance, gli sorrisi masticando un chewingum, e gli risposi con aria di sfida: <<Lei crede?>>
    Lui rimase attonito, io azionai repentinamente il teletrasporto pronunciando la parola magica: <<Teletrasporto!>>
    Un vortice verdastro mi avvolse e mi condusse in una radura desolata, in cui incontrai un mandriano, un villico.
    Egli si levò il cappello, io gli risposi con un peto, lui rise e senza chiedermi se fossi interessato mi narrò la storia della sua vita:
    [/LEFT]
    [/CENTER]

  3. #33
    Utente L'avatar di Sasanne
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    California
    Messaggi
    4.347
    signor.giuseppe, lei e' una meraviglia

  4. #34
    Signor.giuseppe
    Ospite
    27 ottobre

    Che mattinata quella del 27 ottobre, la ricordo come se fosse oggi.
    Mi svegliai più tardi del solito, essendo cambiata l'ora...ah no, no.
    Mi svegliai alla solita ora, solo che dovetti sorbirmi anticipatamente il lume mattutino, e la conseguente tristezza provocata dagli inverecondamente fecondi raggi solari (cit.)
    - Pasquale, ti ringrazio, sei sempre così aperto..- dissi sorridendo al mio armadio, poi mi vestii e salii sul tetto. Da lì mi gettai a capofitto sul ciclomotore, e con un frustino lo feci partire: - Eha!-, urlavo, -Eha!-
    L'aggeggio adibito al trasporto si mise a trotterellare come un puledro, mentre io intanto ebbi modo di godermi il panorama.
    Potevo scorgere la casa della vecchia sordo-muta, quella che quando saluta bofonchia qualcosa come: - eehh-.
    Potevo anche scorgere li simpatico "Coccia Secca", così lo chiamano, e la sua amabile bocca sdentata.
    Costui, sapete, d'estate gira in mutande per risparmiare sui vestiti, è la verità.
    Ma decisi di piantarla di fissare il panorama, che cosa avrebbe mai potuto offrirmi? Colli? Prati in fiore? Parroci del posto? No, no, solo topi morti, ecco cosa.
    Impiegai circa diciotto minuti per raggiungere la struttura gialla, vale a dire l'edificio scolastico.
    Sempre le solite facce, le solite pernacchie, le solite focacce.
    No, oggi non avevo proprio voglia di entrarvi, non avevo le palle di sostenere il volto putrido della professoressa di greco (la cui materia non era prevista nell'orario odierno, ma solo l'idea di incontrare quella faccia da muffin al caffè da qualche parte per le scale o in corridoio mi dava il voltastomaco).
    Ebbi dunque un'idea brillante, ovvero quella di entrare in classe con in testa un bidone della spazzatura per poi rannicchiarmi in un angolo. Di certo non sarei stato notato.
    E così feci: nessuno notò la mia presenza, ed anzi fui io ad accorgermii di un individuo losco e indignissimus, un ente moralmente corrotto, uno scolaro con la merda incrostata nei denti, un essere infimo. Lo notai e giunto a casa scrissi un racconto su di lui.


    LA STORIA DI JACOPO, UN ALUNNO LIGIO AL DOVERE

    - Buongiorno ragazzi.- esclamò la professoressa sull'uscio dell'aula, con un sorriso smagliante e una montagna di libri in mano.
    Jacopo si alzò prontamente e sorrise in maniera oltremodo irritante, incitando i compagni a fare lo stesso, non senza qualche goccia di sudore nervoso.
    Gli altri replicavano con insulti o mugugni di protesta.
    << Spero proprio di avere guadagnato un +, ma forse la prossima volta dovrò aiutare la professoressa ad adagiare i libri sulla cattedra.>>, pensava Jacopo stringendo l'impresentabile codino/treccina e sistemandosi gli occhiali.
    <<Ragazzi,>> disse la professoressa con sguardo indagatore, <<avete fatto i compiti?>>.
    Tutti risposero con cenni negativi, alcuni toccandosi il pene, altri facendole il gesto dell'ombrello, altri ancora mangiando le proprie feci.
    E Jacopo? Jacopo dovette simulare un impeto di ira e si produsse in un'invettiva ardimentosa e piccante: <<Voi siete un branco di maleducati! Il nostro dovere è quello di studiare, dobbiamo mostrare impegno ai nostri professori, è grazie a loro se possiamo dirci istruiti. E grazie a Dio che ci sono i professori. Bisogna impegnarsi, voi siete dei fannulloni! Poi...? Nella vita...?-
    Concluse con un sorriso alla professoressa e con un inchino, ma dovette buscarsi un pugno forte sulla schiena dall'energumeno del banco di dietro, che poi gli sputò in bocca e gli ruppe gli occhiali.
    [...]
    Mancava poco all'intervallo, ma Jacopo non poteva permettersi di comprare la merenda, visto che doveva assolutamente ripassare per l'ennesima volta quanto studiato il giorno prima. Avrebbe perso troppo tempo, e non avrebbe potuto prendere il solito 10 nell'interrogazione.
    <<E' un'ipotesi fuori discussione. Devo prendere dieci, altrimenti sarò uno schifo di persona. Ma dico, la ricompensa per tutte quelle ore di fatica?
    Però ho molta fame, davvero molta. Sì, ma che importa? Nella vita è più importante mangiare o studiare? Bah, come se mangiare ti facesse sopravvivere, no, sono i voti che ti garantiscono il pane. Sono costretto a rovesciare nel lavandino la mia bottiglietta d'acqua, in questo modo non sarò più tentato dall'acquistare la merenda, visto che poi non potrei più dissetarmi. Eh, certe volte si debbono fare dei sacrifici in questa dura sfida che è la scuola, la vita.>>
    Di fatto commise volutamente l'errore di pensare ad alta voce, apposta per farsi udire dalla professoressa nella speranza di ottenere un altro bel voto; malauguratamente per lui, tuttavia, l'insegnante andò in bagno scocciata, e il resto dei compagni si coalizzò contro di lui, con l'intenzione di farlo fuori.
    Con un paio di forbici lo sventrarono, alcuni fecero sesso col suo cadavere, altri ne mangiarono le carni. Le cervella e gli organi interni furono dati in pasto alla bidella del quarto piano, Maria, che in realtà era una pianta carnivora camuffata da stupida comare meridionale.
    La professoressa rientrò in classe e con schiamazzi e grugniti si fece strada tra la folla per garantirsi un po' di nutrimento, e tra una gomitata e l'altra ebbe pure modo di essere messa incinta.



    Fu allora che mi tolsi dalla testa il cestino della spazzatura per cercare di vedere meglio, e fu allora che mi resi conto di aver sbagliato classe.
    Sì, ero entrato nell'aula a fianco, cose che capitano.
    Presi una bacchetta magica, un libro di magia nera e un teletrasportatore portatile e...uscii dall'istituto a piedi, ormai era tempo di tornare a casa.

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