Mi permetto di postare una breve storia delle BR, tratta dalla rete, una storia che mi sembra ben fatta sugli anni di piombo ed in parte su qs filone del terrorismo rosso, con una fonte di eccezzione: il copyright è molto significativo, Cooperativa Sensibili alle Foglie, quella in cui se non ricordo male lavora Curcio Renato, uno dei padri fondatori delle BR storiche: mi pare che nonostante la provenienza che potrebbe essere oggettivamente di parte, il racconto della storia delle BR qui presentato sia una fedele ricostruzione di qs passato. buona lettura
BREVE STORIA DELLE BRIGATE ROSSE (1970-1987)
L’humus in cui nascono le Brigate rosse è quello che contraddistingue il biennio 1968-1969, un biennio di lotte operaie e studentesche. Nell'area milanese, al fianco di quelli che saranno i “gruppi storici” della nuova sinistra si formano molti Comitati Unitari e Collettivi Autonomi. Si tratta di formazioni esterne al controllo parlamentare e alle organizzazioni sindacali.
Il coordinamento di un certo numero di esse, nell’autunno del 1969, prende il nome di Collettivo Politico Metropolitano (CPM), che raccoglie operai e tecnici presenti, in particolare, in due stabilimenti: Sit Siemens e Pirelli. Ad essi si affiancano studenti di diversa estrazione: figli della piccola e media borghesia, ma anche figli di operai. I due filoni principali - che da lì a poco andranno a fondare il gruppo armato - provengono dalla Libera Università di Trento (Curcio, Cagol, Semeria) e da Reggio Emilia (Franceschini, Gallinari, Ognibene, Paroli, Pelli). Questi ultimi – i Ragazzi dell’appartamento - sono tutti giovani usciti dalla FGCI, l’organizzazione giovanile del PCI. Ad essi si uniranno giovani provenienti da altre esperienze, come le lotte operaie della fine degli anni (Bassi, Bertolazzi) o quello che diventerà prima il Superclan e poi – usciti dalla formazione clandestina - la scuola Hyperion di Parigi (Mulinaris, Berio, Simioni) o ancora l’immigrazione dalla provincia (Moretti).
Ad accomunare i militanti del CPM – il cosiddetto nucleo storico delle Brigate Rosse – è il marxismo-leninismo nella versione della Terza Internazionale, rinverdita dall’analisi maoista. Ma molti militanti del CPM provengono dall’esperienza cattolica.
Un anno più tardi una parte del CPM dà vita al gruppo Sinistra Proletaria.
Dopo la strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969), interpretata da gran parte dei movimenti del tempo come strage di stato intesa a dissuadere, con metodi terroristici, il cammino delle lotte operaie e studentesche, il dibattito già in corso sull'uso della violenza, trova in molte formazioni extraparlamentari sollecitazione ed impulso.
In Sinistra Proletaria esso si traduce nella scelta da un lato di dare vita ad un giornale (Nuova Resistenza), mentre dall’altro si forma, alla Pirelli di Milano, la prima Brigata Rossa (novembre 1970).
Il passaggio sul terreno del terrorismo avviene nell’autunno del 1970, in un convegno che si svolge a Chiavari, in Liguria. In quella sede vengono gettate le basi delle Brigate Rosse che inizialmente puntano alla propaganda armata: con gesti eclatanti, ma non sanguinari (attentati incendiari, sequestri lampo, gogne, rivendicazioni e proclami), il gruppo armato intende scuotere le coscienze rivoluzionarie
Tra il novembre 1970 ed il maggio 1972, nascono Brigate rosse in alcune grandi fabbriche milanesi (Pirelli, Sit-Siemens) ed in alcuni grandi quartieri (Lorenteggio, Quarto Oggiaro).
Le loro posizioni sono esposte, oltre che dai volantini che accompagnano i loro interventi, in brevi documenti o con autointerviste.
La prima azione delle Brigate Rosse che abbia un certo peso avviene nella notte del 25 gennaio 1971: otto bombe incendiarie vengono collocate sotto altrettanti autotreni sulla pista prova pneumatici di Lainate dello stabilimento Pirelli. Tre autotrenivengono distrutti dalle fiamme.
La prima azione BR che invece ha come obiettivo una persona avviene a Milano il 3 marzo 1972, quando l'ing. Idalgo Macchiarini, dirigente della Sit-Siemens, viene prelevato di fronte allo stabilimento, fotografato con un cartello al collo e sottoposto ad un interrogatorio di alcune ore sui processi di ristrutturazione in corso nella fabbrica.
Il 2 maggio 1972, a Milano, scatta la prima rilevante operazione di polizia contro le BR. La maggior parte dei militanti ricercati, tuttavia, riesce a sottrarsi all'arresto. Da questo momento la semiclandestinità si trasforma per la nascente organizzazione in vera e propria scelta clandestina.
Nell'agosto-settembre 1972 le BR, sul modello organizzativo proposto in Uruguay dall'organizzazione guerrigliera urbana dei Tupamaros, costituiscono a Milano e a Torino due colonne, ognuna delle quali composta da più brigate operanti all'interno delle fabbriche e dei quartieri. Inoltre con la distinzione tra forze regolari (militanti di maggior esperienza politica totalmente clandestini) e forze irregolari (militanti di tutte le istanze che fanno parte a tutti gli effetti dell'organizzazione senza essere totalmente clandestini), viene precisata la definizione dei livelli di militanza.
Intanto si consolidano accordi organizzativi con collettivi del lodigiano e dell'Emilia-Romagna.
Tra il 1972 ed il 1974 le due colonne di Milano e Torino cercano di verificare il seguente assunto: o le colonne riescono ad affermarsi nei rispettivi poli e le brigate nelle rispettive fabbriche, o la loro esistenza non ha ragione di essere.
Nell'autunno 1973, in un incontro tra esponenti della colonna di Milano e di Torino viene deciso di articolare il lavoro delle colonne in tre settori:
- settore delle grandi fabbriche;
- settore della lotta alla controrivoluzione;
- settore logistico.
A Milano la brigata di fabbrica della Sit-Siemens incoraggia la formazione dei Nuclei Operai di Resistenza Armata (NORA) con una propria autonomia operativa.
I NORA, la cui prima azione è del 2 maggio 1973 e l'ultima del 28 gennaio 1974, compiono alcuni attentati incendiari contro beni di fascisti della fabbrica (in genere automobili) e contro alcune sedi della polizia.
A Torino, in breve tempo, le BR trovano adesioni in tutti gli stabilimenti della Fiat ed in molte altre grandi fabbriche (Pininfarina, Bertone, Singer).
Con il contratto aziendale integrativo dell'autunno-inverno matura il sequestro del capo del personale della Fiat Ettore Amerio (10 - 18 dicembre 1973).
Nel febbraio-marzo 1974 avviene il primo salto di qualità: una riflessione congiunta delle due colonne sull'esito delle lotte operaie alla Fiat, porta alla decisione di dare respiro strategico all’organizzazione, proiettando la sua forza contro le istituzioni politiche e contro lo stato. La fase della propaganda armata è finita. Comincia l’attacco al cuore dello Stato.
Dalla necessità di coordinare a livello nazionale i Settori nascono due Fronti: il Fronte delle grandi fabbriche ed il Fronte della lotta alla controrivoluzione.
Il 18 aprile 1974, a Genova, viene sequestrato il magistrato Mario Sossi, già inquisitore del gruppo XXII Ottobre. Questa azione è la prima operazione nazionale progettata dal Fronte della lotta alla controrivoluzione. Nel corso del sequestro le BR chiedono la liberazione di alcuni detenuti della formazione armata genovese, ma libereranno l’ostaggio senza contropartite.
Oltre ai volantini, durante il sequestro, viene diffuso l'opuscolo: “Contro il neo-gollismo portare l’attacco al cuore dello Stato”.
Tra il 1973 ed il 1974, le BR allargano i loro rapporti organizzativi in varie regioni:
- consolidando i contatti con operai dei Cantieri Navali Breda e del Petrolchimico viene inaugurata la tera za colonna, la colonna veneta;
- in Liguria, con alcuni operai dell'Italsider, dopo la Campagna Sossi, viene creata la prima istanza della nuova colonna genovese;
- nelle Marche si stringono relazioni con esponenti dei Proletari Armati in Lotta, alcuni dei quali daranno vita al comitato marchigiano delle BR.
Il 17 giugno 1974, a Padova, nel corso di un'incursione nella sede rnissina di via Zabarella, restano uccise due persone, Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola. Per le Br si tratta della prima azione mortale, anche se – con ogni probabilità – non programmata.
Il nucleo veneto gestisce l'evento, rivendicandolo all'interno della pratica dell'antifascismo militante. Le Brigate Rosse, a livello nazionale, pur assumendone la responsabilità, ribadiscono che la questione centrale dell'intervento armato è l'attacco allo Stato e non l'antifascismo militante.
Nell'estate 1974 l'espansione delle BR, seguita alla campagna Sossi, porta alla decisione di creare un terzo Fronte - il Fronte logistico - al fine di affrontare, in modo più adeguato, oltre al coordinamento dei settori logistici di ciascuna colonna, anche i problemi della scuola quadri e del finanziamento.
Nel documento dell’estate 1974 (“Alcune questioni per la discussione sull'organizzazione" tra l'altro si legge: “All'origine della nostra storia c'è un nucleo di compagni che, operando scelte rivoluzionarie, si è conquistato nel combattimento un ruolo indiscutibile di avanguardia... Oggi con la crescita dell'organizzazione e della sua influenza... questo nucleo storico è di fatto insufficiente. Si impone cioè una ridefinizione e un ampliamento del quadro dirigente complessivo dell'organizzazione. Si propone pertanto alla discussione dei compagni la formazione di un consiglio rivoluzionario che raccolga e rappresenti tutte le tensioni e le energie rivoluzionarie maturate nei fronti, nelle colonne e nelle forze irregolari. Questo consiglio dovrà essere la massima autorità nelle Br”.
L’8 settmbre 1974 primo duro colpo per le BR: grazie da un infiltrato, il falso Frate Mitra, Silvano Giorotto, i carabinieri del gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa arrestano due capi dell’organizzazione, Renato Cucio ed Alberto Franceschini.
Il 13 ottobre 1974, alla cascina Spiotta di Arzello, Aqui (AL), si riunisce la prima Direzione strategica delle BR. L'ordine del giorno riguarda la ridefinizione delle strutture e dell'intervento alla luce degli arresti dei due dirigenti dell’organizzazione.
Nell'inverno 1974 si riunisce, nel veneto, la seconda Direzione strategica. All'ordine del giorno è la liberazione dei prigionieri. Viene deciso l'assalto al carcere di Casale Monferrato, che viene effettuato il 18 febbraio 1975 e porta alla liberazione di Renato Curcio.
Nel marzo 1975 vengono riallacciati i contatti presi negli anni precedenti con alcuni militanti di Roma, provenienti da varie aree ed esperienze politiche (Potere Operaio, marxisti-leninisti), e viene dato avvio alla costruzione della colonna romana.
Nell'aprile 1975 viene diffusa la prima Risoluzione della Direzione strategica.
Il 15 maggio 1975, nel quadro della campagna contro il neo-gollismo, viene “gambizzato” il consigliere comunale della DC milanese, Massimo De Carolis.
Il 4 giugno 1975, primo sequestro per autofinanziamento: l'industriale Vallarino Gancia. Nel corso di questa operazione, il 5 giugno, in un conflitto a fuoco viene ferito mortalmente l'appuntato dei carabinieri Giovanni d'Alfonso, mentre resta uccisa Margherita Cagol Curcio "Mara". La colonna di Torino assumerà il suo nome.
Sempre nel corso del 1975, il confronto politico con i Nuclei Armati Proletari (NAP) porta ad una campagna congiunta che si concretizza in due momenti offensivi:
- contro le strutture dell'Arma dei carabinieri con azioni in varie città italiane (1 marzo 1976);
- con l'incursione nella sede dell'ispettorato distrettuale degli Istituti di Prevenzione e Pena di Milano (22 aprile 1976).
Nei volantini di rivendicazione le due organizzazioni rendono noto che “BR e NAP, nel rispetto della propria autonomia politica ed organizzativa, possono praticare comuni scadenze di lotta e d'azione in un unico fronte di combattimento”.
Tra il 1974 ed il 1976, in conflitti a fuoco tra militanti e forze dell'ordine perdono la vita tre militari:
- il maresciallo dei Carabinieri Felice Maritano, a Robbiano di Mediglia (MI) il 15-10-74;
- l'appuntato di Polizia Antonio Niedda, a Ponte di Brenta (PD) il 4-9-75;
- il vice questore Francesco Cusano, a Biella (VC) il 11-9-76.
L'8 giugno, a Genova, le BR colpiscono mortalmente il procuratore generale Francesco Coco e i due militari della sua scorta (Antioco Dejana e Giovanni Saponara). Nei giorni del sequestro Sossi, Coco si era rifiutato di firmare la liberazione dei detenuti che le BR chiedevano in cambio della liberazione dell’ostaggio.
Le BR definiscono questa azione come una “disarticolazione politica e militare delle strutture dello stato”. Questo evento conclude la campagna iniziata con il rapimento del giudice Mario Sossi e commemora, ad un anno dalla sua uccisione, Margherita Cagol Curcio "Mara".
[continua]