leggete se vi va :D
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Discussione: leggete se vi va :D

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  1. #1
    io
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    leggete se vi va :D

    da quando ho letto il signore degli anelli. (***** ci ho messo solo tre settimane, mi ha coinvolto così tanto che quando lo finito mi sono messo a piangere).

    ebbene, da quando lo letto ho risvegliato la voglia di scrivere in me, che mi mancava da tanto tempo

    (il cazzeggio e lo scrivere canzoni anche quelle sono cose stupende a mio avviso)

    cmq sia, sto scrivendo un libro (o almeno cercare di scriverlo).

    sto all'introduzione, e mi sono fermato quì. leggetelo e datemi le vostre impressioni: (non è molto sto all'inizio)

    CIAO DA ANDRY UN SALUTO A TUTTI

    Cantava lo Stregone Bianco. Cantava ed era felice di farlo. Finalmente dopo anni di studi e sacrifici, riuscito era il suo sogno. Ora sapeva far qualcosa. E per qualcosa, ovviamente, il pazzo mago intendeva saper fare magie, sentenziare sacrilegi e tramutare uomini in buffi ma pericolosi orchetti o in teneri orsacchiotti verdi come l’erba e candidi come il vino appena imbottigliato.

    Pensando a queste cose, Arnandan si accorse che, nonostante fosse divenuto stregone, nn sapeva come usar la propria arte. Non gli andava di far magie, nn gli andava di far niente che lo potesse far ricordar nel tempo, voleva solo continuar a favellare inutili ma libere parole e incantare i molti incantatori con storie dimenticate in un tempo anch’esso da dimenticare.

    Forse non perché privo di speranza o di candore, ma sicuramente perché in quei lunghi anni oziosi nessuno voleva far qualcosa che non fosse starsene a casa, o all’occorenza starsene con l’erba pipa in pace a fumar e a ragionar su una vita mortale ma immortale nel cuore.

    La guerra era ormai solo un macabro ricordo, dimenticata nel corso di anni ove l’intelligenza contava ma ancor di più contava la pace, e di più ancor contava l’ozio.

    E sulla prima, la pace, nessuno aveva da obiettare. Ma anche sull’ozio.

    Nessuno faceva niente e tutti vivevan sui sacrifici di pochi potenti intelligenti che si scannavano a vicenda per far vivere una solare vita al resto della gente.

    Pochi si interrogavan sulla vita in quei tristi ma felici giorni, e pochissimi ancora facevano qualcosa per cambiarla. L’ozio regnava sovrano, e ancor di più sovrana regnava una vita bella in apparenza ma combattuta fin nell’ultima viscera nell’anima.

    E così, interrogandosi sulla propria felice ma effimera esistenza, Arandan, il neo Stregone Bianco, sapeva di appartenere all’ultima categoria della gente che lui stesso aveva elencato in una classifica immaginaria ma concreta fin nel cuore.

    Viveva in una rosea e azzurra campagna in cui la gente dell’ozio, come lui stesso aveva soprannominato, non faceva mai niente di diverso dal coltivar la terra, ed era felice per questo.

    Quando ancora nn era uno stregone, si divertiva ad incantar con le sue storie gli oziosi, e tutti, più vecchi che bambini, lo credevano pazzo ma lo ammiravano, anche se nessuno aveva avuto mai il coraggio di dirlo apertamente.

    E così Arandan aveva percorso la sua tortuosa strada fino alla veneranda età di 50 anni, e nonostante tutto, si sentiva ancora giovane.

    Il fatto era che ora, divenuto stregone e, raggiunta l’immortalità, oltre che la saggezza, nn poteva più permettersi di passare interi giorni a fantasticar sul prossimo e a prender in giro gli innocenti.

    Proprio su questo andava interrogandosi seduto sul terrazzo di casa Collins, a pochi isolati dal centro della città, un villaggio angusto ma ricco di sorpese al centro di una campagna contornata da imperiose montagne. Sapeva che la vita si era fermata da qualche centinaio di anni in quella Contea, nessun industria sorgeva all’orizzonte, nessun fumo nero, solo erba, alberi, uccelli dal canto dolce e candido e uomini effeminati da un senso di goduria eterno. In fondo, a chi interessava veramente di cambiar vita, quando la pace e la tranquillità regnava sovrana in quella fetta di mondo. E così, fra montagne sempre azzurre, laghi sempre bianchi e felici di accogliere una moltitudine di pesci, la gente si divertiva a vivere pascolando in prossimità delle montagne, pescando al lago e fumando nella candide caverne situate al centro della città. Si vivea di fantasia, o meglio, la realtà era fantasia, e tutto somigliava ad un sogno ad occhi aperti, in quella contea in mezzo alle montagne.

    Tuttavia, Arandan sapeva che poco ancora sarebbe durato quel regno di pace e ozio duraturo, e sapeva che qualcuno avrebbe dovuto far qualcosa per far svegliare le persone dalla fiaba, o dall’incantesimo che dir si voglia. Oddio, nn che lo stregone voleva che sorgessero industrie, ma almeno si aspettava che i confini venissero difesi dalla gente, perché anche se sembrava, sogno nn era davvero, e al di la di montagne, di laghi e di colline, anime perverse e ottuse ma contente di esserlo si facevan guerra per occupare spazi, e poco ancora sarebbe durato il regno di tranquillità nella contea; già da qualche mese Arandan, nei suoi continui pellegrinaggi in compagnia del suo cavallo e della sua pipa aveva intravisto figure scrutare il paesaggio e scappar ancora nelle montagne. E sapeva che a poco a poco tristi persone si stavano stanziando nei confini delle montagne, e credeva, ahime, che da li a qualche anno sarebbe piovuta sulla città un aura di malvagità e di ottusità, se nessuno avrebbe fatto niente per contrastare quei gendarmi del nord.

    Ma purtroppo, nessuno, contadino o arciere che fosse, sembrava completamente sveglio. Tutti erano troppo immersi nel sogno.

    E comunque, ora che era divenuto stregone, il nostro amico aveva messo da parte le sue questioni problematiche ed era al colmo della felicità per il suo successo personale, e ancor di più per l’immoratlità raggiunta.

    Seduto su quel caro davanzale dove molti anni prima era nato, sapeva in fondo al cuore ma nn ancora nella mente che avrebbe dovuto far qualcosa nel corso dei suoi immortali anni, qualcosa che lo avrebbe fatto ricordare per sempre dalla gente, ancora quando sarebbe dovuto partire per le terre immortali, alla fine della sua era.

    Ma comunque, a nessuno svelava i suoi pensieri, e dopo aver più volte sospirato, si stese nel suo cantuccio sul balcone in quella calda sera d’estate, si accese la sua pipa, notando l’ottimo tabacco, e fumò, e dormì, e dormì, e dormì.

    Passò così intere settimane, sempre uguali, la mattina si svegliava, andava in caverna, riceveva applausi mai troppo dichiarati per il successo ottenuto, andava a casa, ragionava, fumava, e così via.

    Il fatto era che la gente nn risuciva a comprendere il perché da parte di Arandan di aver scelto quella carriera e quella arte, e lo credeva perfino inferiore, perché nn sapeva coltivar la terra, al resto della massa. Ma comunque sia, per non so quale forza, la gente applaudiva. Forse, credeva lo stregone, la pipa aveva ottenebrato i cervelli di tutti. Ma comunque era contento e amava la sua gente, e cercava ogni momento di proteggerlo, sia con le parole, e sperava lui, anche con i fatti, se mai ce ne fosse stato bisogno.

    Comunque sia, al termine della sua settimana da pensatore, realizzò finalmente le sue idee, e capì nel cuore che era un saggio, uno stregone. Si disse mille volte che non era più confuso, ma sapeva di esserlo, infondo, aveva davanti a se praterie nell’anima, e non poteva far finta di niente. Ma comunque sia, il primo passo verso la saggezza assoluta degli stregoni era compiuta, ed ora solo esperienza e vita sul campo lo potevano far maturare interamente. In fondo si sentiva abbastanza grande, 50 anni per gli uomini nn sono pochi, e non riuscì mai a capir del tutto che ancora aveva, molto, forse troppo, da maturare, perché 50 anni, in quella realtà, in quella terra di coltivatori, erano molto, ma al di fuori di quelle montagne, non erano molto.

    Un giorno, circa un mese dopo la sua raggiunta professione, mentre leggeva racconti di draghi e morti viventi nella biblioteca in città, si accorse che non aveva ancor mai fatto un incantesimo, e cosa ancora più grave, per lui, non aveva ancora oltrepassato i confini della sua contea e non aveva mai esplorato il malevolo (per la sua gente) mondo, chiuso in quelle quattro montagne nella città a viver nella pace. Così, percorso il sentiero, al trotto sul suo cavallo bianco donato a tutti gli stregoni, di cui lui era il più giovane, ma non per questo meno intelligente, trovo riposo nel suo solito cantuccio, e prese sonno, cantando a malincuor questa poesia:

    Nella contea fra quattro montagne noi viviam.
    Nel mondo, fra confini immaginari gli altri esistono.
    Ma noi che viviamo, sappiamo che leggende e avventure mai ci interesseranno
    E viviamo sull’ozio e sulla pace duratura.

    Mentre dormiva, le ultime due frasi gli vennero alla mente, e nel sogno cambiarono molte cose.

    Si sveglio cambiato. E scrisse lui stesso una canzona sull’ordine della precedente, su ritmo uguale ma sillabe diverse.
    Da quel momento in poi, quella canzone divenì il ritmo della sua esistenza e la fiamma di speranza da lodare e da cantare nei motivi bui della sua troppo lunga vita.

    Nella contea fra quattro mura io mi limitavo ad esistere.
    Nel mondo, fra confini immaginari gli altri vivono.
    Ma ora che sto cominciando a vivere
    Ora che è come se esco dall’infantilità e dal sogno
    Ora che voglio esplorare i sentieri tortuosi
    Ora che apro gli occhi
    So che leggende e avventure mi interessano.
    E so che le leggende e le avventure diverranno la realtà, in questo grande mondo.
    E so che ora che sono uscito dall’infantilità, questa contea diventerà un solo grande sogno, una leggenda e un avventura
    E tutto il resto
    E tutto il resto
    Diverrà Realtà.

    E cosi, il pomeriggio, 100 paesani videro Arandan, Lo stregone pazzo, uscire dal viottolo della città e inoltrarsi nelle montagne.

    E così, dal pomeriggio di quel 22 settembre, Arandan, Lo stregone Novizio, si prese il soprannome di squilibrato e di inferiore, perché mai nella Contea era successo che uomo, donna, bambino o vecchio che fosse, aveva percorso i confini e si era inoltrato nel mistero e nel caos.

    E così, da quel pomeriggio di quel 22 settembre, molte storie vennero scritte su Arandan lo Stregone Squilibrato, che venivano cantate ai più piccini nei cantucci per farli addormentare serenamente su dolci note comiche di una vita ancor più comica (secondo loro), la vita di Arandan lo Stregone Bianco.

    E così, menestrelli diventati al colpo saggi, scrissero canzoni su Arandan lo Stregone Bianco, in quel paese del sogno in cui un uomo che attraversava il confine su un cavallo bianco bastava ad aqquietare la voglia di storie di bambini, vecchi e uomini sognanti per molti e molti anni.

    Solo molti anni dopo Arandan si accorse di cosa fosse il suo paese. Molti e molti decenni dopo.
    Quando il mondo cambiò, e anche la contea meravigliosa si risvegliò dall’infantilità.
    Se io potessi vivere nuovamente la mia vita, nella prossima cercherei di commettere più errori.
    Non tenterei di essere tanto perfetto, mi rilasserei di più, sarei più stolto di quello che sono stato, in verità prenderei poche cose sul serio.
    Correrei più rischi, viaggerei di più, scalerei più montagne, contemplerei più tramonti e attraverserei più fiumi, andrei in posti dove mai sono stato, avrei più problemi reali e meno problemi immaginari.
    Io sono stato una di quelle persone che vivono sensatamente, producendo ogni minuto della vita.
    E' chiaro che ho avuto momenti di allegria.
    Ma, se potessi tornare a vivere, cercherei di avere solamente dei momenti buoni.
    Perché di questo è fatta la vita, solo da momenti da non perdere.
    Io ero una di quelle persone che mai andava da qualche parte senza un termometro, una borsa d'acqua calda, un ombrello e un paracadute: se tornassi a vivere, viaggerei più leggero.
    Se io potessi tornare a vivere, comincerei ad andare scalzo all'inizio della primavera e continuerei così fino alla fine dell'autunno.
    Girerei più volte nella mia strada, contemplerei più aurore e giocherei di più con i bambini.
    Se avessi un'altra volta la vita davanti ......... ma, vedete, ho ottantacinque anni e non ho un'altra possibilità.
    (Jorge Luis Borges)

  2. #2
    Ray Charles L'avatar di FelS
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    Credo che lo leggero, prima o poi.
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  3. #3
    Utente L'avatar di Valiant
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    Credo che lo leggero, prima o poi.
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  4. #4
    Io SO! Tu impara, quindi L'avatar di iamalfaandomega
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    Ripassati l'italiano, il tuo scritto é quasi illeggibile. Utilizzi tutta una serie di aggettivi assolutamente scoordinati e privi di senso nel contesto in cui li inserisci, rendendo la lettura un'impresa quasi impossibile, e la comprensione totalmente. Meglio sarebbe continuare a leggere ancora molto altro materiale, oltre a comprarti un dizionario, in modo da rendere il tuo lessico più corretto e scorrevole.
    I am Alpha and Omega, the Beginning and the End, the First and the Last

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  5. #5
    Inno alla gioia L'avatar di IL CONTE
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    Ripassati l'italiano, il tuo scritto é quasi illeggibile. Utilizzi tutta una serie di aggettivi assolutamente scoordinati e privi di senso nel contesto in cui li inserisci, rendendo la lettura un'impresa quasi impossibile, e la comprensione totalmente. Meglio sarebbe continuare a leggere ancora molto altro materiale, oltre a comprarti un dizionario, in modo da rendere il tuo lessico più corretto e scorrevole.
    Iama il Critico.

    Anche io a volte ho dato consigli(anche critiche) sui racconti postati dai volenterosi scrittori in erba, ma Iama mi ricorda quei critici alla D'agostino, alla Severgnini, ai recensori dei libri e dei film che blandiscono la penna sui vari giornali, per sfogare la loro frustrazione di scrittori irrealizzati, divertendosi a distruggere criticamente il lavoro altrui.

  6. #6
    Troppo Juventino L'avatar di Squall87[ThErEaL]
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    Già meglio evitare metafore se non si è sicuro di quello che si scrive, cerca di essere chiaro e basta anche con termini stupidi, magari ti compri un dizionario dei sinonimi e ci passi tempo.

  7. #7
    Peno, quindi sono L'avatar di Thom Yorke
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    Nn ho letto ciò ke hai scritto,x cui nn posso giudicarlo,ma scrivere è comunque una cosa meravigliosa,e vai lodato x questo,a prescindere dalla correttezza formale e grammaticale,scrivi tutto quello ke t passa x la mente e fatti una sorta di Zibaldone,cioè un quaderno di appunti ke t porti sempre con te x annotarti le cose ke t colpiscono durante il giorno,così nn le dimentiki e le puoi sviluppare + tardi,io faccio così e x le canzoni mi aiuta moltissimo

  8. #8
    Utente L'avatar di Valiant
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    Nn ho letto ciò ke hai scritto,x cui nn posso giudicarlo,ma scrivere è comunque una cosa meravigliosa,e vai lodato x questo,a prescindere dalla correttezza formale e grammaticale,scrivi tutto quello ke t passa x la mente e fatti una sorta di Zibaldone,cioè un quaderno di appunti ke t porti sempre con te x annotarti le cose ke t colpiscono durante il giorno,così nn le dimentiki e le puoi sviluppare + tardi,io faccio così e x le canzoni mi aiuta moltissimo
    mi hai dato una grande idea, grazie!

  9. #9
    Troppo Juventino L'avatar di Squall87[ThErEaL]
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    Nn ho letto ciò ke hai scritto,x cui nn posso giudicarlo,ma scrivere è comunque una cosa meravigliosa,e vai lodato x questo,a prescindere dalla correttezza formale e grammaticale,scrivi tutto quello ke t passa x la mente e fatti una sorta di Zibaldone,cioè un quaderno di appunti ke t porti sempre con te x annotarti le cose ke t colpiscono durante il giorno,così nn le dimentiki e le puoi sviluppare + tardi,io faccio così e x le canzoni mi aiuta moltissimo
    Anch'io tento di fare rap, vedo in giro coi foglietti appena tiro giù na rima (drop bombs ^^ ), me la annoto e se è buona per l'inglese la traduco pure. Cmq hai ragione scrivere è bellissimo, io stesso scrivo ma poi lascio perdere,se te li leggi solo tu i tuoi componimenti dopo un pò ti stuffa.

  10. #10
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    Il bello è ke se hai un quadernetto a portata d mano,hai veramente tantissime possibilità in + di trovare spunti anke da cose normalissime,nn sono rare le volte ke verso le 2 d notte nn dormo ancora,accendo la luce e mi appunto qualcosa ke transita in quel momento nella mia mente

  11. #11
    Io SO! Tu impara, quindi L'avatar di iamalfaandomega
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    Anche io a volte ho dato consigli(anche critiche) sui racconti postati dai volenterosi scrittori in erba, ma Iama mi ricorda quei critici alla D'agostino, alla Severgnini, ai recensori dei libri e dei film che blandiscono la penna sui vari giornali, per sfogare la loro frustrazione di scrittori irrealizzati, divertendosi a distruggere criticamente il lavoro altrui.
    Ma hai letto quel che ha scritto almeno?
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