vi presento adesso il secondo capitolo della mia storia, ho cercato di rivederla, allungando i periodi ed inserendo maggiori parti descrittive, eccolo qua:
Capitolo II
Orn si svegliò dopo un lungo riposo, era quasi sera ormai. Si rizzò a sedere e svegliò Hies e suo padre: “Svegliatevi, dobbiamo tornare al villaggio: è quasi sera” e così dicendo indicò il sole che stava calando dietro le enormi montagne innevate che caratterizzavano la sua terra: “Eccoci” rispose il padre di Hies, alzandosi. Misero tutto nei sacchi e si incamminarono verso il villaggio, ancora assonnati. “MMmm…che fetore” esclamò Hies, respirando l’odore della morte senza rendersene conto: “non farci caso, i campi sono così” disse il padre, anch’egli ignaro. Passando nella piantagione di granturco si accorsero del disordine, due file erano distrutte, chicchi di mais erano sparsi a terra dappertutto e la puzza era sempre più forte.
“GUARDATE!” fece il padre di Hies, un espressione di orrore gli si dipinse in volto e, tremante, indicò per terra un contadino morto, con il petto lacerato: “Cos’è successo!!?? Questa non è una morte naturale! Chi sarà stato?” i tre erano talmente spaventati dall’orribile visione che balbettavano quasi, e si erano fatti bianchi in volto. Il padre di Hies comincio a girare guardandosi attorno, per notare qualche dettaglio utile, i due giovani invece continuavano ad osservare il povero contadino morto: “Adesso capisco da dove proveniva la puzza..” disse Hies amareggiato.
“VENITE!, PRESTO!” il padre di Hies agitatissimo, fece dei cenni nervosi con la mano ai due, gridandogli di raggiungerlo. Per terra, stesi vicino a lui in ordine sparso, c’erano altri contadini straziati, tutti morti: “Che tragedia! Corriamo al villaggio ad avvertirli!” i tre cominciarono a correre verso al villaggio, incrociando per strada altri morti ma senza fermarsi e, anzi, correndo sempre più veloce. Arrivati al villaggio videro il portone sfondato, ricoperto quasi interamente di sangue: Il padre di Hies si fece pallidissimo e cominciò a tremare, i ragazzi invece esaminavano il portone distrutto, anch’essi terrorizzati. Entrarono e, in un istante, videro qualcosa che li avrebbe segnati in eterno: case bruciate e distrutte, corpi mutilati a terra, sangue dappertutto e un fumo nero che si innalzava alto verso il cielo: “adesso capisco”, disse Orn: “Quel fumo! Maledizione! Non era il cuoco! Era la morte!”. I tre cominciarono a chiamare, invano, i nomi degli abitanti del villaggio “SVISAR, HELGA!” “ORDKUN, JELA!” ma si accorsero che le loro grida erano vane.
“Cerchiamo qualche superstite” disse Hies, correndo dentro una casa distrutta, gli altri fecero lo stesso e cominciarono a cercare. “Madre!” grido Hies “dove siete!? Madre!”. Cercarono per ore fra le macerie ed i morti, trovando i corpi straziati di amici e parenti.
“Quest’oggi” disse il padre di Hies: “La Morte in persona ci ha fatto visita” e così dicendo il volto gli si rigò di lacrime “Ma noi siamo vivi, è forse un segno degli Dei?” strinse a sé il figlio e gli baciò la fronte: “Forse qualcuno è riuscito a salvarsi, fo..forse sono scappati! Si, scappati! Non disperate” Orn cercava di tirare su di morale gli altri: “In fondo non avete trovato il cadavere di Halina” “Forse l’hanno rapita” Orn continuò, con una luce di speranza nei neri occhi lacrimosi “Già, forse è così, molte donne e bambini mancano, magari anche Elswen, la ragazza a cui vai dietro da sempre è viva, eh Hies?” Hies sorrise e diede una pacca affettuosa sulla schiena dell’amico, che sembrò rincuorato di aver visto sorridere Hies. I tre si alzarono, si sgrullarono la polvere, e guardarono il cielo rosso, come il sangue versato…