Ecco qui uno dei testi a cui sono più legato emotivamente lol
Non è ne una recensione ne un'anteprima ma, se avete presente Videogiochi, un articolo a stile libero.
Buona lettura
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Game Over
Di Lugli “exel88” Andrea
La nostra intera esistenza è incentrata sul protagonista. L’anima è nella televisione, il cuore nel controller, la ragione nella console. Il gioco ci fa vivere esperienze magnifiche, ma può succedere che queste si interrompano nei momenti più critici dello stesso.
Le software house puntano sempre di più sull’interattività di gioco, cercano di afferrare il giocatore e di trascinarlo via nei mondi di Monkey Island, nello spazio profondo di Startopia, nelle colonie di Aumaan, la surrealtà di Oblivion, il magico mondo di Spira, impersonando Guybrush Trepwood, Dingo Egret, Tidus e altri fantastici eroi che hanno segnato la storia del videogioco. Il gioco ci trascina nella sua spirale di divertimento, mistero, magia e terrore…. Ma ad un certo punto l’anima si svuota, le nostre capacità cognitive sono assenti e un attimo dopo la rabbia di non avercela fatta, la voglia di riprovare, la stanchezza di mille missioni… questo è il GAME OVER.
La cosa che differenzia il videogioco con i film, i libri, i fumetti è proprio la possibilità di fare game over: l’interattività.
In un film o libro la storia viene raccontata attimo per attimo, facendoci immedesimare benissimo nella vicenda e riuscendo a farci provare le stesse sensazioni del protagonista senza possibilità però di poter interagire con la narrazione, fermarsi e ragionare sul dove andare, cosa fare e come farlo. Ma nel videogioco queste sensazioni sono molto più forti. Nel videogioco non siamo noi che ci immedesimiamo con il protagonista, ma il protagonista in noi, siamo noi che decidiamo la storia, siamo noi che prendiamo le decisioni, siamo noi che decidiamo dove andare, siamo noi quelli in pericolo.
Mi è capitato di leggere dei libri che hanno fatto riflettere e provare un senso di tristezza per alcuni giorni quando sapevo che il protagonista era in difficoltà e che poteva morire o venire catturato da un momento all’altro, speravo che trovasse la forza per compiere certe azioni, anche dolorose per lui e per gli altri… speravo infatti. In un videogioco la speranza si riduce solo nel desiderio di procedere nell’avventura senza intoppi, ma l’emozione che mi ha lasciato nel cuore Final Fantasy X non posso paragonarla ad un libro, benché il libro mi abbia trasportato in mille avventure meravigliose, nel gioco io sono andato in quei mondi, io ho aiutato i miei compagni di avventura, io ho deciso di andare in quei luoghi. Un videogioco è incentrato sulla tensione e sulla paura di fallire la propria missione, di fallire il proprio scopo.
L’avventura può procedere veloce e facilmente, oppure difficile e inesorabilmente lenta ma mantenendo sempre la tensione e la preoccupazione di non aver salvato la partita quando dovevamo farlo, di poter morire e reiniziare tutto da capo. Un’emozione diversa rispetto ad altri media, con questo non critico i libri e film, ma voglio sottolineare che una persona riesce a legarsi maggiormente ad un videogioco di quanto farebbe con un film.
La possibilità di perdere è dietro l’angolo, una mossa sbagliata, una scelta influenzata da dei sentimenti sbagliati e inesorabilmente potremmo finire al limbo delle IA, la fine del videogioco, la morte dell’eroe, il game over.
Quando riusciamo a completare e raggiungere il nostro scopo in un videogioco ci sentiamo soddisfatti, vorremmo gridarlo al mondo intero, condividere le nostre esperienze con varie persone, sentimento ben diverso da quello di aver finito un libro dove si potrebbe provare della tristezza per la fine dell’avventura e qualche altra emozione, ma niente che ci lasci veramente il segno. In un libro abbiamo semplicemente letto e immaginato la storia, portato avanti le scelte dello scrittore, mentre in un gioco le scelte che ci hanno portato alla fine erano nostre, sono nostre e rimarranno nostre, abbiamo rischiato continuamente di non farcela, di finire nel game over, ma quando l’avventura finisce allora possiamo davvero dire grazie a noi stessi e non alla software house, che ha realizzato il gioco, ma a noi che abbiamo compiuto le scelte giuste e che siamo stati in grado di completare quella magnifica creatura che noi chiamiamo videogioco.
Eppure durante l’azione una schermata nera ci appare davanti, non sappiamo cosa fare, e capiamo di essere giunti alla fine, non a quella che speravamo ma alla fine della vita del nostro eroe e allora dobbiamo ricaricare la partita e rifare tutto per arrivare allo stesso punto, ma con scelte diverse che forse ci porteranno alla vittoria, senza sapere cosa ci aspetterà dopo e senza poter mai abbassare la guardia in nessun momento dell’azione.
Non è importante le azioni, quello che pensiamo, la nostra bravura, i pregiudizi, la trama, ma è importante la scelta che noi facciamo.
GAME OVER