Ma chi ti dice che non ci va l'articolo? Ogni dialetto lombardo e penso anche veneto pone l'articolo davanti al nome, come puoi tu contestare una regola grammaticale di una (anzi, più) lingue?
Io quando parlo in dialetto lo metto sempre, ci va al 100%.
Stessa cosa coi nomignoli, c'è una tradizione bellissima di questi "scotom", che non sono soltanto "il Bepi", ma veri e propri nomi. Il motivo è che molti paesi del nord, soprattutto quelli prealpini, erano "isolati", quindi c'erano pochi nuclei familiari che hanno figliato. Ogni famiglia quindi si chiamava con un nome diverso pur avendo uno stesso cognome. Io sono mezzo Uhcì e mezzo Panadì.
La pazzia dilagherà... un giorno...
Sui nomi femminili lo metto molto spesso, su quelli maschili solo su certe abbreviazioni tipo "lo Ste".
Il discorso sulle abbreviazioni comunque non ha senso, non è assolutamente una cosa che viene fatta solo al nord, anzi (Totò, Tino, Peppe, Lino, Salvo...ecc...).
Tutto nasce da un topic che è stato aperto un topic per il fatto che in quasi tutto il meridione si usa scatolo per indicare una scatola.
Ed è stato fatto notare che non è italiano, e molti hanno addirittura detto che dava proprio fastidio, e allora ha aperto questo thread, visto che l'articolo davanti ai nomi propri di persona non va messo nella grammatica italiana, e ad uno che non lo usa suona molto strano.
Ultima modifica di CruzerX; 8-02-2012 alle 23:58:10
blinkettaro, te apri topic per incazzarti per ogni stronzata
anche dalle mie parti , quando si sta in Dialetto Mode, si mette l'articolo davanti, ma non muore nessuno
e nu me magno manco la polenta
GIOCANDO A: QUAKE 4 / Guittah Heroh Servoh delloh Statoh !!11!
ma fottesegatene, no? gia' in un regione sola ti trovi tantissimi toni dialettali ( quindi che concepiscono anche l'uso dell'articolo prima dei nomi ), faglielo notare, cosi' lo scatolo non rabbrividira' piu'
e io de che stavo a parla' nel post precedente? de pugnette?
edit: a tempi regolari trovo il Blinkettaro mestruato, spero che questo mio edit non lo mestrui ancora di piu'
GIOCANDO A: QUAKE 4 / Guittah Heroh Servoh delloh Statoh !!11!
Sono stato due anni a Perugia...mettevano l'articolo soltanto davanti ai nomi femminili...tant'è che presi l'abitudine anche io
Per fortuna ho disimparato, non si poteva sentire.
Qui è spiegato molto bene il tutto.
Si tratta di una questione che ritorna frequentemente, sentita in particolare dai parlanti di quelle regioni italiane in cui è normale anteporre l’articolo al nome proprio, e difficile da circoscrivere all’interno di una norma sicura e univoca. Per coloro che desiderano un punto di riferimento fisso possiamo affermare che, secondo la norma dell’italiano standard, l’articolo prima del prenome non va usato. La sicurezza di una regola apparentemente tanto semplice e lineare, viene immediatamente scalfita dagli effettivi usi dell’italiano parlato contemporaneo, nonché da illustri esempi della nostra letteratura passata e presente. Soprattutto per i femminili abbiamo esempi illustri di provenienza toscana (Dante “ricorditi di me, che son la Pia”, Pg. V, 133; Lorenzo il Magnifico “La Nencia a far covelle non ha pari”, Nencia da Barberino, st. 9, v.1 nell’edizione di Tutte le Opere di Lorenzo de’ Medici curata da Paolo Orvieto, Salerno Editrice, 1992; fino a Cicognani che lo inserisce anche nel titolo di un suo romanzo La Velia del 1925), ma confermata anche da scrittori non toscani, come ad esempio da Verga: “lascia star la Nena, che non ha dote” (Pane nero, 8).
Per quel che riguarda invece l’articolo prima dei primi nomi maschili, l’uso nell’italiano antico è estremamente raro e limitato ad alcuni laudari di provenienza sia toscana che settentrionale, in cui il nome maschile che ricorre più spesso preceduto da articolo è Gabriele. Negli scrittori contemporanei sono pochi gli esempi di questo tipo e tutti riconducibili alla volontà di riprodurre il parlato di tipo settentrionale, in cui è appunto presente l’uso dell’articolo anche con i nomi propri maschili: così in Ginzburg “assomiglia al Silvio” e nella canzone “la ballata del Cerutti” di Simonetta-Gaber in cui si trova “s’è beccato un bel tre mesi il Gino” (i due esempi sono ripresi da Serianni, Grammatica italiana, 1989, p. 169).
Oltre alla presenza dell’articolo prima di un prenome femminile nella tradizione letteraria e nel parlato toscani, e prima dei nomi anche maschili nel parlato regionale settentrionale, ci sono altri due contesti, uniche eccezioni riconosciute alla regola, in cui troviamo l’articolo: quando il nome proprio sia preceduto da una specificazione (es. “il piccolo Marco”, “la cara Lucia”) o quando costituisca una metonimia (es. “L’Aida rappresentata all’Arena di Verona”, cioè l’opera che ha questo titolo).
C’è un tratto comune a tutti i casi fin qui considerati: l’articolo determinativo implica sempre una certa notorietà del nome proprio cui si accompagna, dovuta a legame amicale-affettivo nell’uso familiare e confidenziale (la sfumatura familiare è comunque variamente avvertita), giustificato invece da un precedente riferimento all’interno di un testo in contesti di registro più alto. L’uso dell’articolo determinativo con un nome proprio produce quindi, almeno in parte, una perdita del tratto della proprietà, avvicinando il nome proprio a un nome comune: in questo senso è quindi sconsigliato con i nomi di persona in quanto toglie in parte il senso dell’unicità e dell’inconfondibilità dell’individuo.
Qualche cenno anche sull’uso dell’articolo con il cognome: l’articolo, in questo caso, sembra conferire un certo distacco, per cui la persona citata per cognome, appunto, viene così collocata lontano da chi parla o scrive (sia nel tempo che come lontananza psicologica, quindi in situazioni fortemente formali come ad esempio in tribunale: “si senta ora la testimonianza del Galluzzi”). Si può mantenere l’articolo con cognomi di persone illustri lontane nel tempo (il Manzoni, il Galilei), ma invece è sconsigliato accanto al cognome di personaggi appartenenti alla nostra memoria storica (meglio Garibaldi, Mazzini, Gramsci che non il Garibaldi, il Mazzini, il Gramsci) e, solitamente non si usa nemmeno con i cognomi di personaggi illustri stranieri così come sta scomparendo l’uso di far precedere dall’articolo i cognomi di donne famose o con funzioni pubbliche: “la Deledda”, “la Moratti” tendono a essere sostituite dalle forme complete del nome proprio “Grazia Deledda”, “Letizia Moratti” che permettono di individuare il genere della persona di cui si sta parlando senza bisogno dell’articolo che, in questi casi, poteva apparire come discriminante in quanto non presente con i cognomi di uomini famosi o pubblici (Calvino, Andreotti, ecc).
Con i cognomi di persone contemporanee non illustri l’italiano parlato è restio a usare abitualmente l’articolo, tranne che in Toscana e negli usi formali (tribunale) o, viceversa, in contesti molto confidenziali e scherzosi, mentre resta l’articolo plurale per indicare i membri di una famiglia (i Medici, i Colonna, ecc.) e due o più donne della stessa famiglia (le Materassi).
da fastidio anche a me.
ora aspetto l'autore che definisca il proprio thread inutile.