Camaleonte
Mi adatto alle situazioni, ho mille volti e mille maschere, corazzato da strati estranei all'epiderme... è il mio io. Posseggo questa qualità e voglio sfruttarla. Taluni sfruttano la propria bellezza, altri la simpatia, altri ancora sfruttano il prossimo. A ciascuno il suo, io faccio a modo mio. Morale, etica, buonismo? Sono feticci da liquidazione, merce che giace impolverata nel grande magazzino delle cose inutili. Ho un ego grande come Versailles una voglia fremente di saggiare i frutti acerbi della giovinezza, malattia passeggiera e contaggiosa. Ogni volta in modo diverso. E chissà che non trovi una maschera particolamente divertente e convincente. La vita è un fiume di episodi, che si guadano tra di loro, si intrecciano. Ogni strada che imbocchiamo, ogni fiume che traversiamo crea combinazioni infinite. Alcuni arrivano alla meta desiderata percorrendo un casuale tragitto. Altri anelitano, imboccano i percorsi che li sembrano più appropriati per raggiungere la meta ma si perdono nella foresta della vita.
Non sappiamo cosa ci attende dietro l'angolo e proprio per questo dobbiamo vivere secondo le nostre inclinazioni. Che tanto se arriva l'ora di cambiare dobbiamo farlo per forza anche a malincuore.
Coltiviamo molti sogni, nel nostro orto dei desideri. Lo annaffiamo quotidianamente:la sera prima di coricarsi, il giorno davanti al pc, la mattina a colazione o nei momenti più impensabili come alle poste mentre paghiamo una bolletta. E' un curioso alternarsi di follie. E intanto l'orto cresce, si rigenera in una palingenesi infinita. Poi voltiamo lo sguardo sull'orto reale, tangibile. Già, l'orto dei desideri si può solo immaginare, anche a occhi aperti, ma non si può toccare, è astratto. L'orto reale è invece tangibile, ma è più scarno, per alcuni adusto e arido, per altri soddisfacente; ci fa sentire irrealizzati, frustrati a volte mentecatti. Niente a che vedere con lo splendore tropical-immaginario di quell'altro. E quindi torniamo a sognare l'orto dei desideri che continua a crescere, a crescere! E poi ritorniamo all'orto reale, lo possiamo toccare è vero, ma il paragone con l'altro si fa sempre più imbarazzante, misero. Non c'è una ricetta per ovviare a questo problema, a parte Aladino.
Entrambi gli orti sono importanti, ma alla lunga l'orto reale è quello che conta, il nostro biglietto da visita in società. Quindi cerchiamo di seminare con ragionevolezza(ed è un paradosso) l'orto dei desideri e lavoriamo alacramente all'altro per veder crescere i pochi frutti che abbiamo, ma per Dio!!! almeno li possiamo toccare, raccogliere, mangiare e spartire con il gruppo. Ognuno coltiva e semina a modo suo. Io lo posso fare come voglio: borghesuccio, no-global, snob, artista, mediocre o sacerdote. Ho più possibilità di riuscita no?
Potremo chiaccherare a lungo, ma per adesso ho detto abbastanza. Con poche pennellate ho raffigurato il paesaggio, la fotografia si vede già all'orizzonte.