Fassino: "C'è un burattinaio dietro Telekom-Serbia"
E' scontro aperto. Durissimo il leader dei Ds sull'affaire di tangenti miliardarie. Bossi: "Hanno comprato male e venduto peggio". Centrodestra sugli scudi: "Al segretario Ds sono saltati i nervi".
ROMA - Scontro rovente. Dopo le parole durissime di Piero Fassino, leader dei Ds che ieri ha affondato: "Su Telekom-Serbia, il burattinaio è a palazzo Chigi ", altrettanto dura è la replica del portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, che ha rimandato le accuse al mittente: "Le parole di Fassino sono fuori dal mondo non meritano alcun commento". E, prima ancora, c'era stato l'affondo del ministro della Giustizia, Roberto Castelli, che aveva accusato il governo di allora: "Ha delle responsabilità molto pesanti".
E anche Umberto Bossi non rinuncia allo scontro: "Come affaristi sono degli strani affaristi: hanno comprato male e venduto peggio. Il fatto è che esiste un buco, mancano 600 miliardi. Se poi siano state prese tangenti o meno non dico sia la norma ma è l'abitudine. Però per dire che questo è davvero avvenuto bisogna avere delle prove". Insomma, è battaglia e non si risparmia nessun colpo. "Non mi sorprende che anche per Telekom Serbia sia stato identificato il responsabile di ogni misfatto, vale a dire l'attuale presidente del Consiglio, all'epoca guarda caso all'opposizione. Passando alle cose serie aspetto ancora di conoscere perché il governo Prodi portò a termine quella sciagurata operazione". Alza il tono il senatore Giuseppe Consolo, capogruppo di An in Commissione di Telekom Serbia.
E Renato Schifani, presidente dei senatori di Forza Italia, giudica "gravissime ed inaccettabili le insinuazioni" del segretario Ds, pronunciate in "evidente stato di angoscia": "Se l'onorevole Fassino avesse rispetto per la verità, dovrebbe chiedere scusa al presidente del Consiglio". Le insinuazioni "non serviranno a nascondere lo scandalo politico dell'operazione Telekom-Serbia firmata dal governo Prodi, che ha aiutato direttamente o indirettamente l'azione criminale di Milosevic passata alla storia per le sue campagne di pulizia etnica". "Fassino - prosegue l'esponente di Forza Italia - anziché perdere il controllo, farebbe bene a spiegare agli italiani perché, quando era sottosegretario agli Esteri, non ha ascoltato il nostro ambasciatore ignorando le sue ripetute segnalazioni che evidenziavano pesanti coni d'ombra su tutta l'operazione. Risponda a questo il segretario dei Ds - è la conclusione di Schifani - e la smetta di lanciare accuse ingiuste ed incredibili. Questa torbida vicenda è una completa esclusiva dell'Ulivo".
"E' evidente che all'onorevole Fassino sono saltati i nervi in seguito alla vicenda Telekom Serbia se arriva a dire che a palazzo Chigi c'é il burattinaio di Marini" . Colpisce duro Fabrizio Cicchitto, vicepresidente dei deputati di Forza Italia. "In effetti Fassino cerca disperatamente un diversivo perché non vuole rispondere a questi interrogativi: perché Prodi, Micheli, Dini, Fassino hanno dato via libera ad una operazione destituita di ogni fondamento come quella dell'acquisto di Telekom Serbia e si è tradotta per l'Italia nella perdita di almeno 600 miliardi e nell'aiuto dato a un dittatore sanguinario? Perché - continua - sono rimasti inascoltati i dispacci dell'ambasciatore Bascone indirizzati anche al sottosegretario agli Esteri Fassino? Chi è stato il burattinaio di una operazione che ha visto saltare le normali procedure messe in atto tradizionalmente dalle imprese pubbliche mentre, per di più, sono stati fatti pagamenti in moneta sonante e sono state versate provvigioni altissime?".
Ma il centrosinistra non molla. Anna Finocchiaro, responsabile Giustizia dei Ds, accusa: "La maggioranza di centrodestra utilizza le commissioni di inchiesta parlamentare per intimidire l'opposizione e tutti quei poteri dello Stato che non soggiacciono alla volontà della maggioranza come la magistratura". E sullo stesso concetto interviene anche Guido Calvi (Ds), vicepresidente della Commissione Telekom Serbia, che dice: "E' inutile che esponenti della maggioranza gridino allo scandalo. Se la Commissione non fosse, come in effetti è, uno strumento utilizzato dalla maggioranza solo per colpire l'opposizione e fosse invece una istituzione tesa ad accertare verità sarebbe assolutamente necessario indagare non più e non solo sulle dichiarazioni di una banda di calunniatori e malfattori, noti a diverse autorità inquirenti del nostro paese, ma occorrerebbe anche impegnarsi a fondo per trovare mandanti e burattinai che hanno usato Marini e soci per una vergognosa campagna politica che ormai mostra tutti i suoi limiti e le sue incongruenze".