Lo scorso 22 febbraio siamo volati nella perennemente nuvolosa Londra, ospiti di Milestone, per assistere all’evento di presentazione di MXGP 3. Annunciato soltanto poche settimane fa, per l’esattezza il 26 gennaio, il titolo vanta per la terza volta e in via ufficiale la licenza dello scorso campionato mondiale di motocross, quello del 2016 per intenderci, e verrà ricordato come il primo videogioco realizzato dal team italiano utilizzando l’Unreal Engine 4. Un cambiamento importantissimo, sia per Milestone, che ha dato inizio ad un vero e proprio nuovo corso, innalzando i suoi valori di produzione interni, sia, di riflesso, per l’intera game industry nel nostro paese, visto il ruolo di primo piano assunto dallo studio meneghino come sviluppatore di videogiochi in Italia durante gli ultimi quindici anni. Come Milestone stessa ha tenuto a sottolineare, l’evoluzione dell’impianto ludico della serie doveva necessariamente passare attraverso un notevole rinnovamento tecnico, e il cambio di engine è stato il primo passo per far sì che la visione del team potesse concretizzarsi appieno. Con queste premesse, ci siamo seduti con curiosità a provare il gioco, e quel che abbiamo scoperto è stato piuttosto intrigante.
LA RIVOLUZIONE INIZIA DA QUI
Pad alla mano, ci siamo concessi qualche momento per esplorare i menu di gioco, che come da tradizione si sono rivelati piuttosto chiari, concisi e dotati di una grafica piacevole e definita, in pieno stile Milestone. La volontà di cambiare tutto rispetto al passato insomma, è sembrata evidente già dal modo in cui il titolo si presenta ancor prima di accendere i motori. Malgrado la gran parte delle opzioni fossero bloccate, non lo era la scelta del pilota, selezionabile fra quelli ufficiali della classe MXGP, sebbene nel gioco finale saranno presenti anche i piloti della classe MX2, insieme alle loro fidate compagne da gara. Inutile dire che la nostra scelta è immediatamente ricaduta sul “nostro” Antonio Cairoli, in sella alla sua rombante KTM, mentre nel caso del circuito l’unica opzione selezionabile fra i tracciati ufficiali del mondiale si è rivelata essere quella di Pietramurata, pista off-road in provincia di Trento: una combo tutta italiana. Entrati finalmente in gara, in modalità corsa veloce – denominata Grand Prix nel gioco – abbiamo subito percepito l’importanza che il cambio di motore grafico ha avuto (e avrà) nell’economia di gioco: il team, infatti, ha cercato di rinnovare ogni singolo elemento rispetto al passato, passando, banalmente, dalle uniformi dei piloti spiegazzate al vento, alla maggior qualità delle texture ambientali, alla fisica che gestisce le deformazioni del terreno sotto le nostre ruote, al rombo di ogni singola moto, ora riprodotto con una tecnica a sintesi granulare, che, pescando da un campionario di suoni elevatissimo, permette una precisione sonora notevole. Il risultato è un’esperienza che si propone di essere molto più ambiziosa, e che, al netto di qualche doverosa limatina, già adesso appare più soddisfacente che in passato. I problemi che siamo riusciti a trovare risiedono principalmente in questioni di natura tecnica, ed è comunque plausibile che la gran parte di essi vengano risolti prima del lancio, ma è giusto riportarli, anche soltanto per dovere di cronaca. Allo stato attuale i piloti tendono a cadere un po’ troppo spesso, anche se urtati in maniera lieve e pur cercando di gestire in maniera intelligente l’acceleratore in uscita dalle curve. Le collisioni, inoltre, presentano ancora qualche sbavatura, soprattutto con alcuni elementi di contorno dello scenario, che a volte hanno finito per farci cadere in maniere spesso davvero buffe e perdere un discreto numero di posizioni. Nulla di particolarmente problematico in realtà, ma si tratta comunque di qualcosa con cui abbiamo dovuto fare i conti nelle prime gare di prova, prima di riuscire ad aggirare parzialmente il problema. D’altronde, via il dente, via il dolore, perché tutto il resto ci è sembrato già da ora funzionare piuttosto bene.
QUESTIONE DI VARIABILI
Chi non considera la componente grafica fondamentale in un videogioco, probabilmente resterebbe incredulo nel sentirsi dire che un “semplice” rinnovamento tecnico possa arrivare a stravolgere così tanto un’esperienza rispetto al passato, eppure nel caso di MXGP 3 sembra essere proprio così. Il rinnovamento operato da Milestone va ben oltre il semplice lato estetico: del resto, siamo di fronte ad un titolo che poggia le sue stesse fondamenta su aspetti estremamente tecnici e legati alla corretta gestione di un numero notevole di variabili. Proprio per questo motivo, all’evento erano presenti diversi membri del team incaricati di spiegare, tool e software alla mano, il complesso procedimento che ha condotto e sta a tutt’oggi conducendo alla realizzazione del gioco finale. Lo studio alle spalle di ogni singolo aspetto è stato notevole: la corretta gestione delle traiettorie durante la gara, ad esempio, può aiutarvi a non deformare il terreno in maniera eccessiva, in modo da evitare scivoloni imprevisti durante curve apparentemente semplici. La possibilità di cambiare a piacimento le condizioni meteo, ad esempio attivando la pioggia, influisce in maniera importante sullo stato del tracciato e può modificarlo durante la gara in maniera imprevista e spesso davvero problematica, in particolare quando si devono affrontare parecchi giri prima di arrivare al traguardo. Spendiamo infine qualche parola sui piloti: anch’essi, al di là delle ovvie differenziazioni a cui andranno incontro le loro moto, sembrano possedere diverse peculiarità nella postura e nello stile di guida. Provando prima Cairoli e poi il campione francese Romain Febvre, abbiamo notato diverse differenze fra i due: il primo ci è parso un po’ più scomposto e meno efficace in curva, ma nel complesso forse più incisivo nelle traiettorie. Al di là di questi piccoli dettagli, che andranno verificati con il tempo e nel periodo di avvicinamento al lancio, previsto per questa estate, la volontà di dare in pasto ai giocatori un titolo che non trascuri nessuno dei tecnicismi che nel tempo hanno reso Milestone celebre agli occhi del suo pubblico si sente davvero tutta, e la strada, per il momento, sembra essere quella buona.