G.I. Joe – La nascita dei Cobra

Non paghi di saccheggiare romanzi, fumetti, videogame, serie tv, gli sceneggiatori d’oltreoceano si sono rivolti ad un genere minore, le action figure, quelle celeberrime di G. I. Joe (Global…

Regia: Stephen Summers
Cast: Channig Tatum, Sienna Miller, Marlon Wayans, Joseph Gordon Levitt
Distribuzione: UIP
Voto: 70

Non paghi di saccheggiare romanzi, fumetti, videogame, serie tv, gli sceneggiatori d’oltreoceano si sono rivolti ad un genere minore, le action figure, quelle celeberrime di G. I. Joe (Global Integrated Joint Operating Entity), i famosi pupazzetti miliardari della Hasbro (quelli dei Transformers) nati nel 1964, divenuti poi fumetti made in Marvel e serie tv, passati da 30 a 7 centimetri, diventando oggetto di spasmodico collezionismo: se le femminucce hanno avuto la Barbie e al massimo Ken, i maschi giocavano con Ripcord, Heavy Duty, Snake Eyes, Scarlett, Breaker, il Generale Hawk e naturalmente l’eroico e invincibile Duke. Per il botto su grande schermo è stato scelto come regista Stephen Summers uno che di botti se ne intende essendo il “papà” della fortunata serie La Mummia. Non per niente in G. I. Joe compare in un cameo uncredited il simpatico Brendan Fraser, attore lanciato proprio da questi film. La trama è un condensato enhanced di mille 007 e vari film catastrofico-spettacolari, con alcune sequenze che ricordano anche Star Wars.

Uno dei soliti industriali doppiogiochisti, discendente di un vendicativo avo scozzese del diciassettesimo secolo condannato dai francesi (sempre la storica inimicizia…) ad un’atroce pena, è a capo di una misteriosa organizzazione chiamata Cobra (ricorda Spectre?), coadiuvato dal solito misterioso scienziato folle che nasconde un segreto. Si inventa una terribile arma di distruzione, le nanotecnologie usate a scopi bellici, che finge di voler vendere al Governo degli Stati Uniti. In realtà cerca di sottrarla per farne poi il suo strumento di vendetta. Ai suoi ordini si muove un gruppetto di letali personaggi, fra i quali spiccano il maniaco omicida Zartan, la bellissima Baronessa e il letale Storm Shadow. A contrastarlo naturalmente i G. I. Joe, agli ordini del coraggioso Generale Hawk. Sono il prode Duke, sempre affiancato dal fido Ripcord (specialista in battutine umoristiche anche nelle situazioni più drammatiche) e da altri eroici ed eroiche combattenti.

Dal chiuso della Casa Bianca, un preoccupato Presidente (Jonathan Price) segue la vicenda. Dopo un susseguirsi frenetico di inseguimenti, assalti, esplosioni, incidenti, combattimenti, sparatorie che più iperboliche e spettacolari non si può, in un tripudio di CG (crolla perfino la Torre Eiffel) e di mazzate (ma anche duelli con katane) fra i vari contendenti, la resa dei conti avverrà nella base sottomarina dei “cattivi” posta sotto la calotta polare (mentre la base dei “buoni”era sotto il deserto), con inseguimenti di fantasiosi mezzi volanti in cielo e sott’acqua. Simpatico “gancio” per un prevedibile sequel (ma dipenderà anche dall’esito ai botteghini). Channing Tatum (Duke) fa il suo salto di qualità, partecipando ad una grande produzione, dopo Step Up e due film indipendenti con il regista Dito Montiel, Guida per riconoscere i tuoi santi e Fighting (inedito da noi), imitando così nella sua carriera (vera) quella (finta) del protagonista della divertente serie tv Entourage. L’amico di sempre è Marlon Wayans. Prima volta in un blockbuster anche per Sienna Miller (The Pusher, Factory Girl, Alfie) in due versioni, bionda e buona e mora e cattiva, con look stile Diana Rigg – The Avengers meet Cat Woman. Il malvagio McCullen è Christopher Ecclestone, mentre sotto un orrida maschera si nasconde Joseph Gordon-Levitt, ex bambino prodigio, giovane attore al momento lanciatissimo, lo vedremo tra breve nell’atteso 500 giorni insieme.

Invece all’interno della nera armatura del “buono” Snake Eyes troviamo uno abituato alle truccature pesanti, infatti si tratta di Ray Park che era Darth Maul in Star Wars Episodio 1. Il suo diretto avversario, il “cattivo” Storm Shadow, anche lui abilissimo nelle arti marziali, è interpretato dalla star coreana Byung Hun Lee . Con simpatia ritroviamo il perfido Arnold-La Mummia-Vosloo nei panni dello spietato Zartan. Esordio in una mega-produzione anche per Said Taghmaoui, bravo attore francese di origine marocchina (è l’esperto di computer Breaker), che ricordiamo ne l’Odio, Three Kings, Il cacciatore di aquiloni. L’affidabile Generale Hawk è Dennis Quaid in versione paterna. 170 milioni di dollari per 107 veloci minuti di un film girato su set giganteschi, con una memorabile e fracassona scena di inseguimento fra auto (112 distrutte) e personaggi chiusi dentro spettacolari tute con acceleratore (una via di mezzo fra Robocop e Iron Man), che demolisce mezza Parigi (in realtà la sequenza è stata girata a Praga), con la supervisione degli effetti speciali di Daniel Sudick, il cui curriculum “esplosivo” comprende i migliori film d’azione degli ultimi anni, musiche adeguate del famoso Alan Silvestri, il tutto da consumare in una sala con impianto adeguato, concedendosi una pausa di fanciullesca distrazione.

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