In un tempo passato passato (o futuro futuro), l’umanità si ritrova divisa in quattro tribù, ciascuna dominatrice di uno degli elementi: Aria, Acqua, Terra e Fuoco. A predominare è stata la Nazione…
Cast: Noah Ringer, Dev Patel, Nicola Peltz, Jackson Rathbone
Distribuzione: Fox
Voto: 50
In un tempo passato passato (o futuro futuro), l’umanità si ritrova divisa in quattro tribù, ciascuna dominatrice di uno degli elementi: Aria, Acqua, Terra e Fuoco. A predominare è stata la Nazione del Fuoco, mentre gli altri o sono stati sottomessi o si sono rifugiati in regioni lontanissime e impervie. Tutti attendono la venuta di un Salvatore (mai smettere di sperare…), nel loro caso un Avatar, niente a che vedere però col film di Cameron, perché si tratterà di un Predestinato in grado di liberare tutti dal giogo dei malvagi dominatori. E l’Avatar arriverà, nelle minuscole vesti del bambino Aang, trovato da Katara e Sokka, fratello e sorella della tribù dell’Acqua, in compagnia di un colossale bue yak volante, ibernati all’interno di una sfera di ghiaccio. Ma il ragazzino è un Avatar renitente, fuggito dal suo monastero perché non convinto del suo destino, come una specie di Ultimo Imperatore (scelto però come un Piccolo Buddha). Per questo motivo non riesce a dominare tutti gli elementi, come dovrebbe fare per sconfiggere i cattivi, e così parte per un pellegrinaggio insieme ai suoi nuovi amici, per addestrarsi all’uopo.
Ma è dal suo cuore che dovrà arrivare la risposta. Intanto lo incalza il giovane erede al trono del Fuoco, Zuko, ferito dalla disistima paterna e per questo ancora più incarognito, disperatamente impegnato a riguadagnare il favore del suo crudele padre. Tratto da “Avatar: La leggenda di Aang” di Michael Dante DiMartino e Bryan Konietzko, serie tv si dice di enorme successo, The Last Airbender si risolve in un fantasy verboso, con pochissimi veri combattimenti in cui i protagonisti possano dispiegare le loro capacità di combattenti nelle varie specialità dichiarate (Taekwondo coreano, Wushu cinese, Tai chi e varie altre). La maggior parte degli scontri si riduce infatti a “colpi d’aria” violenti, fiammate, turbini e serpentoni d’acqua e muri di terra (a seconda del gruppo “etnico”), con l’ausilio di cavi per gli attori e di computer grafica per lo spettatore, opera della ILM responsabile anche di un paio di “creature” irrilevanti: oltre al bue peloso e volante, che si esprime con bramiti stili Chewbecca, dei giganteschi varani da combattimento, un pipistrello-lemure e un saggio drago.
Fiabetta abusata e noiosa, il film potrebbe rappresentare la pietra tombale sulla controversa carriera di Shyamalan, regista che dopo il successo dell’esordio ha lasciato più volte perplessi i suoi ammiratori, realizzando una serie di film diseguali. Oltretutto è condito da un inesistente 3D aggiunto in post-produzione, francamente offensivo per le tasche degli spettatori (non dimentichiamo che con questo pretesto tecnologico il biglietto sale a 10 euro). Gli spot che mendacemente magnificano gli effetti spettacolari del film andrebbero ritirati per tentata truffa o per lo meno sanzionati come pubblicità ingannevole. Il film giunge sui nostri schermi preceduto da un coro di critiche negative dal mercato americano, una volta tanto del tutto giustificate. La produzione invece spara cifre gratificanti al botteghino, minacciando sequel, previsti nel finale aperto. Cast dimenticabile, anche a causa dello spessore dei personaggi che è nullo. Sono coinvolti il piccolo Noah Ringer, giovanissimo campione texano di arti marziali (10 anni) nel ruolo di Aang, Dev Patel (il cattivo) che era il protagonista di The Millionaire, Jackson Rathbone (Twilight) è il fratello Sokka, Shaun Toub è lo zio buono e Cliff Curtis il papà cattivo. Intorno altri esordienti o quasi, fra cui la bellissima Seychelle Gabriel.