La scure della censura ha fatto a pezzi Manhunt 2
E visto che Manhunt, di fatto, era uno sparatutto stealth in terza persona, buona parte dell’attenzione veniva posta sulle uccisioni “furtive”: uno soffocamento con un sacchetto di plastica, uno sgozzamento con un collo di bottiglia rotto, uno strangolamento con la corda di una chitarra… cose di questo genere, insomma, mostrate in ogni loro dettaglio attraverso una serie di filmati di intermezzo. Manhunt 2 si basa su premesse molto simili: il protagonista non è James Earl Cash (e neppure un condannato a morte, ma piuttosto un individuo su cui sono stati fatti degli esperimenti con le droghe) ma l’atmosfera è molto simile a quella di Carcer City, la malsana e decadente città del primo Manhunt, e la meccanica di gioco è pressoché la stessa. Con una “piccola” differenza, però: le scene di violenza sono state censurate. Il gioco, infatti, è stato rimandato a lungo prima di arrivare negozi proprio perché ritenuto troppo violento dagli organi competenti, e alla fine Rockstar si è vista costretta a intervenire in maniera drastica sulla maniera in cui vengono rappresentate le uccisioni, tagliando, offuscando e coprendo i passaggi più cruenti e raccapriccianti. Il risultato è un gioco che non ha più alcun senso, e che appare come la fotocopia sbiadita di quello che avrebbe dovuto essere. Un peccato, perché l’idea di utilizzare telecomando Wii e Nunchuk per mimare gli attacchi del protagonista non era affatto malvagia.