Castlevania Lords of Shadow: Mirror of Fate – Recensione

Paletto su o paletto giù per la famiglia Belmont? Scopritelo nella nostra recensione del primo Castlevania in formato 3DS.

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Prendete alcuni degli eroi più amati della serie Castlevania, aggiungeteci la magia delle due dimensioni e mezzo targata Nintendo 3DS, un sistema di combattimento ispirato ai classici picchiaduro e shakerate il tutto con un po’ di atmosfera in salsa survival horror. E per finire – come ciliegina sulla torta – condite con un’avventura da una quindicina d’ore e una serie di enigmi davvero ingegnosi. Castlevania Lords of Shadow: Mirror of Fate potrebbe essere riassunto così, ma il nuovo capitolo della serie videoludica vampiresca per eccellenza di Konami (sviluppato da Mercury Steam) offre molto di più.

LA FAMIGLIA BELMONT AL GRAN COMPLETO
C’era molta attesa per il nuovo Mirror of Fate, titolo che possiamo considerare come il sequel illegittimo dell’ottimo Castlevania Lords of Shadow, uscito nel lontano 2010 per Xbox 360 e PS3, sempre per merito di Mercury Steam. In attesa di capire cosa ne sarà del “vero” Lords of Shadow 2, Il nuovo episodio narra le vicende di tre Belmont molto amati nella saga di Konami (sto parlando di Trevor, Simon e Alucard) ed è collocabile cronologicamente 25 anni dopo gli eventi di Castlevania Lords of Shadow. La trama è stata sapientemente arricchita da un canovaccio narrativo a dir poco corposo (tanto che non mancano clamorosi colpi di scena) e, soprattutto, dalla possibilità di giocare con il trio di personaggi sopracitati (più una parte introduttiva con protagonista Gabriel Belmont, prima della sua “trasformazione” in Dracula). Proprio per fermare la sete di vendetta di Gabriel/Dracula e del suo esercito demoniaco, Mercury Steam ha calato il tridente pesante: infatti, giocheremo parte dell’avventura con Trevor, con Simon e con Alucard. Ogni ammazzavampiri, come da tradizione, dispone di abilità uniche, oggetti speciali, armi principali e secondarie, trasformazioni e spiriti.

DUE E TRE DIMENSIONI
Il gameplay di Mirror of Fate si fa apprezzare sin dai primi minuti di gioco per un’interessante commistione tra il mondo delle due e quello delle tre dimensioni e, sopratutto, per una perfetta alternanza tra le fasi di semplice esplorazione (la mappa del castello sul touch screen funziona alla grande!) e quelle di puro randellamento vampiresco. Ovviamente, nel calderone non mancano enigmi originali da risolvere. Le meccaniche di gioco non si limitano a proporre solo parate e schivate, ma anche salti normali e doppi, come da tradizione della serie Castlevania (con possibilità di usare la frusta per dondolarsi tra un parapetto e un altro, in perfetto stile Uomo Ragno), frenetiche combo e attacchi via via sempre più elaborati. Parimenti, le creature demoniache, anche le più scarse, si dimostrano straordinariamente abili a incassare colpi su colpi, rendendo la vita del giocatore un vero e proprio inferno. Il bestiario, rispetto ai vecchi episodi della serie, si mostra un po’ più parco, anche se tra Cavalieri Vampiro, Razziatori, Negromanti e persino la perfida Signora della Cripta, gli avversari tosti non mancano.

UN’ANIMA DA PICCHIADURO
Il sistema di combattimento di Mirror of Fate permette al giocatore di variare molto di più gli attacchi e di sfruttare le prese ravvicinate per qualche spettacolare esecuzione, un po’ come in un picchiaduro o in un action game à la DmC, tanto per restare in tema di demoni. Salendo di livello, poi, si possono assimilare e padroneggiare nuove tecniche di combattimento sempre più devastanti che permettono al giocatore di demolire i nemici in una manciata di secondi. Negli scontri con alcuni boss, invece, diventa fondamentale schivare i colpi con i salti, piuttosto che dimostrare la propria abilità nell’uso delle armi bianche. Portare a termine l’ntera avventura richiede al giocatore un impegno quantificabile tra le 13/15 ore di gioco, ma chi conosce la serie sa perfettamente come al conteggio vadano aggiunte un’ulteriore decina d’ore per sbloccare tutto il ben di dio preparato da Mercury Steam.

UNA QUESTIONE DI PALETTI
Mirror of Fate è stato impreziosito da un’atmosfera da vero survival horror, con inquadrature studiate ad hoc per far salire la tensione e una colonna sonora azzeccatissima, con tracce in perfetto stile gotico da… paura. Purtroppo, il lavoro di Mercury Steam non è perfetto al 100%: il motore grafico 2D/3D, per esempio, arranca nelle fasi di gioco più congestionate, mentre il ritmo appare troppo spesso spezzettato da un abuso di cut-scene e di Quick Time Event, senza considerare i continui caricamenti, che di certo non contribuiscono a mantenere elevato il tasso d’atmosfera. Infine, Per quanto riguarda la direzione artistica, lo stile scelto da Mercury Steam ben si sposa con l’atmosfera da survival horror proposta da “castello degli orrori”, anche se i fan della serie lamenteranno una certa mancanza di colore nelle ambientazioni.

A prescindere da questi problemi, tuttavia, Mirror of Fate è comunque un degno esponente della serie alla quale appartiene. Magari non rimarrà nella storia come l’indimenticabile Symphony of the Night, ma si lascia giocare bene e chiama in causa molto dei suoi predecessori, almeno a livello di presenza scenica e plot narrativo.