Di Aurora vi abbiamo parlato qualche tempo fa, quando vi abbiamo raccontato di come avesse salvato il Regno di Lemuria. Non sapete di che stiamo parlando? Le soluzioni sono due: o leggete la nostra precedente recensione, che trovate qui, oppure sfruttate il veloce ripasso che abbiamo in serbo per gli smemorati.
Facciamo un passo indietro…
Aurora è la protagonista di Child of Light, videogioco di Ubisoft che ha mostrato al mondo le capacità dell’UbiArt Framework, lo stesso motore che muove anche Rayman e il recentissimo – e, a tratti, commovente – Valiant Hearts (che trovate sempre qui, a portata di click). Il nostro scopo, in Child of Light, sarà quello di guidare la piccola Aurora nel suo processo di crescita, portandola a diventare una vera e propria regina in un viaggio spesso molto emozionante e quasi mai noioso, a patto di evitare lunghe sessioni di gioco.
Contro di noi ci sarà la Regina Nera, una megera tutto pepe che ha rubato al regno di Lemuria Sole, Luna e Stelle (voleva Sole, Cuore e Amore, ma due su tre le avevano già prese).
Il viaggio raccontato da Ubisoft ci terrà impegnati una dozzina di ore, nelle quali dovremo confrontarci con creature malvagie, risolvere semplici enigmi, esplorare il mondo di gioco e completare alcune quest, a dire il vero non sempre chiarissime, che ci verranno assegnate nel nostro diventare grandi. Child of Light viene venduto come “gioco di ruolo”, ma, se escludiamo le fasi in cui si attribuiscono i punti abilità, di “ruolo” qui c’è ben poco.
In compagnia della Luce
Aurora sarà affiancata, nel suo viaggio, da alcuni personaggi. Ognuno di essi ha qualcosa da offrire al gruppo e qualcosa da chiedere al destino: c’è chi cerca il fratello scomparso, chi vuole provare il suo valore agli avi, chi ha perso gli affetti e vuole dare una bella lezione al fato. Ogni personaggio incarna un archetipo di quelli che abbiamo imparato a conoscere nei vari party fantasy: c’è la curatrice, c’è il tank e ci sono i damage dealer, che spaziano dal danno fisico a quello magico. Tutte le creature che incontreremo sono tratteggiate da una serie di valori numerici e da un albero talenti dove sbloccare nuove abilità o miglioramenti delle caratteristiche base. Succederà a ogni passaggio di livello, che potrà avvenire solamente menando le mani: in Child of Light, infatti, non esistono altri modi per racimolare esperienza.

Pronti alla battaglia
Gli scontri si svolgono su una schermata statica che può essere idealmente divisa in tre zone: a sinistra i buoni (al massimo due personaggi), a destra gli avversari (al massimo tre) e, nella parte bassa, la barra che regola l’iniziativa e lo svolgersi delle azioni. Questa barra ospita i segnaposto dei nemici e del vostro party ed è a sua volta divisa in due: la zona trasparente ha il compito di indicare il tempo di attesa tra un’azione e la successiva, mentre quella rossa rappresenta il momento in cui le cose succedono per davvero. Colpire o essere colpiti all’interno di quest’ultima parte fa perdere un turno di azione, rispedendo il bersaglio indietro nella zona trasparente della barra. La velocità di spostamento dei segnaposto è determinata dalle caratteristiche di ogni personaggio, da elisir e magie che si possono utilizzare per rallentare il nemico o accelerare il proprio incedere e, in ultimo, dal tempo di lancio dell’attacco selezionato.
Questo meccanismo prende il nome di Active Time Battle ed è un sistema a turni atipico: l’azione, infatti, si blocca solamente quando dovrete scegliere la vostra mossa dal menu radiale e comunque, anche in quel frangente, sarete in grado di usare Igniculus, la piccola lucciola che conoscerete all’inizio del vostro viaggio e che è capace di accecare, rallentandoli, gli avversari (cosa vitale con alcuni boss e contro le creature più rapide), o di curare di una manciata di punti ferita gli alleati. Come su PlayStation 4, su PS Vita Igniculus può essere controllato via “touch”(screen) e attivato per accecare gli avversari con la pressione del tasto dorsale sinistro.
Un piccolo problema
Come scrivevo poco sopra, il vero problema di Child of Light si palesa durante le sessioni più lunghe: più si gioca senza staccare la spina, più diventa semplice accorgersi che la struttura è incredibilmente ripetitiva. Giri per il mondo, affronti un incontro casuale, combatti, riparti con l’esplorazione e via così, ad libitum. Non superate mai l’ora di gioco e la vostra esperienza sarà salva. Succedeva sulle console ammiraglie e succede anche qui, su PlayStation Vita.

Su PS Vita
Questa incarnazione portatile di Child of Light non è esente da pecche. Quella che salta immediatamente all’occhio riguarda i tempi di caricamento, a tratti davvero snervanti, specie quelli che precedono gli scontri, decisamente frequenti. Caruccio il modo in cui viene sfruttato il touch screen (che emula, di fatto, la parte touch del pad di PlayStation 4), mentre non sono riuscito in nessun modo a usare il touchpad posteriore, che veniva citato nelle fasi di tutorial.
Va segnalata una fastidiosa sensazione di scattosità che, benché non sia in grado di rovinare l’esperienza nel suo complesso, sicuramente non la esalta, rovinando i momenti in cui Aurora corre o vola libera per lo scenario. Per il resto, il gioco era uno spettacolo da vedere sulle console maggiori ed è la stessa cosa anche qui, anche se i dialoghi non sono sempre semplicissimi da leggere, viste le dimensioni dei font. A ogni modo, se non lo avete già giocato sulle console “maggiori” o su PC perché non siete in possesso di nessuno strumento di gioco alternativo, non c’è ragione per non provare a liberare Lemuria dalla Regina Nera su PlayStation Vita. Se avete un’alternativa, però, ve la godrete di più.
La versione digitale del gioco sarà disponibile da domani, 2 luglio, così come la versione pacchettizzata, che risponde al nome di Child of Light: Complete Edition e contiene 7 DLC (Golem Quest, Pacchetto dell’Oscurità, Pacchetto della Luce e quattro pacchetti di Oculi e Polvere di Stelle).