Pensatela come volete, ma InFamous: Second Son rimane uno dei titoli più “next-gen” fra quelli visti al lancio delle nuove console. Del resto fino a oggi di giochi pensati e costruiti intorno alle specifiche di PS4 e Xbox One ne sono usciti davvero pochini, con quella maledetta definizione, “cross-gen”, sempre lì pronta a ricordarci che GPU ultraveloci e tonnellate di memoria devono comunque sottostare al minimo comun denominatore, rappresentato dalle vetuste architetture di PS3 e Xbox 360.
Per fortuna a questo mondo esistono i titoli first party, sempre perennemente invidiati da chi sta dall’altra parte della barricata (se avete un PC poi…) e ultimo baluardo del termine “esclusiva”, fin troppo abusato da un po’ da tutti i protagonisti dell’industry. Giochi come Killzone: Shadow Fall o il più volte rinviato Driveclub ne sono dei fulgidi esempi, capaci di mettere in mostra le capacità di PS4, con soluzioni tecniche di prim’ordine, in grado di segnare davvero il passo.
E qui torniamo a InFamous: Second Son, che in termini prettamente visivi ha alzato di un bel po’ l’asticella della qualità del genere open-world. Se pensiamo ai compromessi ai quali è dovuta scendere Ubisoft per il suo Watch_Dogs, con risoluzioni limate verso il basso, frame rate traballante e, più in generale, una resa delle ambientazioni diurne tutt’altro che memorabile, il confronto con l’opera di Sucker Punch appare ancor più mortificante. Second Son è ai vertici di categoria quando si parla di sistemi d’illuminazione globale in tempo reale, con una gestione fisica della luce che ha permesso di dare vita a scorci di rara bellezza, da immortalare immediatamente con la pressione del tasto Share. Un tale successo, che i Sucker Punch hanno pensato di inserire immediatamente un’inedita modalità foto, con la quale manipolare i propri scatti attraverso tutta una serie di strumenti stile Instagram. Il risultato è stato a dir poco clamoroso, con il web letteralmente invaso di splendide composizioni fotografiche, non di rado degne di finire incorniciate. Non a caso in The Last of Us Remastered è stata inserita di serie la medesima opzione, facendoci desiderare che questa modalità diventi uno standard de facto.

Ma al di là dello sforzo tecnologico, InFamous: Second Son si è rivelato un prodotto validissimo, dal gameplay ben strutturato e con un alto valore di rigiocabilità grazie al sistema Karma. La possibilità di determinare l’inclinazione morale del protagonista attraverso una serie di scelte e comportamenti, ha da sempre caratterizzato questa serie, fin dai suoi esordi su PS3. Per alcuni questo doppio binario rimane un po’ troppo limitante ed effettivamente manca un po’ di “zona grigia” fra il bene e il male, tanto che alla fine della fiera si è praticamente obbligati a diventare eroi o… infami, appunto. Ciò detto, seppur con tutti i paletti del caso, avere missioni e obiettivi differenti, immersi in un’area di gioco piuttosto vasta e ricca di varianti, sopperisce piuttosto efficacemente a queste imposizioni.
In ogni caso, le meccaniche sono così ben oliate che è facilissimo rimanerci invischiati, un po’ come in Diablo III. Anche dopo averlo completato, la voglia di riprovarci con un differente approccio/livello di difficoltà è praticamente irresistibile. A differenza però dell’hack’n’slash di Blizzard, una volta percorse entrambe le varianti morali, è difficile insistere ulteriormente, tranne per esigenze di trofei. Fatto sta che la voglia di tornare a far macelli fra le umide strade di Seattle c’era tutta, quindi era difficile non accogliere con un discreto entusiasmo l’annuncio di un nuovo DLC single player. In particolare, era arduo non affezionarsi all’idea di un prequel ambientato due anni prima gli eventi raccontati in Second Son, con protagonista la vendicativa conduit Abigail “Fetch” Walker.

La trama quindi ripercorrerà passo dopo passo le vicende di Fetch, in una serie di flashback che la vedranno dapprima incarcerata a Curdun Cay dalla crudele Brooke Augustin, salvo poi fuggire e… va beh, non vogliamo rovinarmi la sorpresa. Nel contempo i ricordi rimbalzeranno in quel di Seattle, dove le cose prenderanno immediatamente una pessima piega a causa di un’organizzazione criminale russa, alla quale il nostro caro fratellino sembra aver fatto un torto di troppo. Questo rimbalzo temporale non è comunque nulla di particolarmente complicato e l’intreccio narrativo scivola via in maniera piuttosto efficace, senza troppi mal di testa. Più che tutto la storia è davvero funzionale alle nuove modalità ideate dai Sucker Punch per rendere il tutto ben più interessante di un semplice reskin. Il rischio che venissero reiterate le medesime meccaniche c’era tutto, ma per fortuna gli sviluppatori hanno voluto conferire al DLC una personalità ben precisa, plasmata sulle abilità di Fetch. I poteri derivati dall’assorbimento dei neon sono più raffinati rispetto a quelli di Delsin, focalizzati sulla personalità della protagonista, che di base ha un’attitudine in puro stile Batman. Questo si traduce in una serie di abilità focalizzate sul bloccare e stordire, piuttosto che sull’uccidere (comunque possibile).
Ovviamente, non potendo assorbire nuovi poteri come Delsin, troveremo un albero della crescita più limitato, ma c’è da dire che le varianti sul genere non mancano, con ben sette categorie potenziabili a suon di punti SP. Questi possono essere raccolti compiendo missioni secondarie, che comprendono sequenze estremamente veloci, dove correre attraverso delle particolari nubi di gas in modo da accelerare e quindi afferrare al volo un misterioso oggetto luminoso detto Lumen. Ve ne sono altri sparsi per Seattle, in posizioni più o meno complicate da raggiungere e non mancano neppure location ove poter dar sfogo all’estro artistico di Fetch, che tirerà fuori graffiti al neon davvero spettacolari.

In generale il gameplay non è cambiato moltissimo, quindi chi ha familiarità con Second Son non farà affatto fatica ad riabituarsi al sistema di controllo, comunque piuttosto intuitivo. La storia principale si risolve nel giro di 4/5 ore, qualcosina in più nel caso si decida di “ripulire” per bene la città, completando tutti gli obiettivi secondari e raccogliendo ogni singolo punticino utile a rafforzare i propri attacchi. In ogni caso a rafforzare la longevità ci pensa tutta una serie di sfide ambientate nelle cosiddette Arene di Battaglia, mappe (in realtà estremamente simili come aspetto) dove Fetch dovrà confrontarsi contro un’infinità di ondate composte da criminali, DUP e persino demoni. La difficoltà di questi scontri sta nel numero crescente di nemici che via via ci attaccheranno, da far fuori nel più breve tempo possibile, con lo scopo di tenere sempre alto il moltiplicatore del punteggio. Solo in questo modo è possibile ottenere i record più alti e sperare di infastidire qualcuno nella classifica mondiale. Da notare che, se avete giocato a Second Son, potrete utilizzare anche il buon Delsin, con tutti i poteri sbloccati. Non fatevi illusioni però: il livello di difficoltà si adeguerà di conseguenza, e sopravvivere agli attacchi sarà ancora più impegnativo. A tal proposito, sospettiamo vi sia stata una svista o un’imprecisione nella traduzione, dato che Augustine continuerà a rivolgersi a noi usando il femminile. Piccolezze: sinceramente, abbiamo visto ben di peggio in questi anni.
Buono, infine, l’aspetto tecnico, che riconferma la bontà del motore grafico di Sucker Punch, ulteriormente raffinato e perfezionato, come è possibile ammirare nella breve sequenza sotto la neve… e qua ci fermiamo, che il rischio spoiler è davvero dietro l’angolo e vi abbiamo snocciolato fin troppi dettagli.