Con il solito ritardo che separa l’uscita dei giochi di ruolo di matrice giapponese in terra occidentale, anche l’ultima opera per Nintendo 3DS dei prolifici Level 5 riesce a fare il suo debutto sulle nostre console portatili. Il progetto di Akihiro Hino, curato in parte anche dagli arcinoti Nobuo Uematsu e Yoshitaka Amano, ha come obiettivo quello di calare i giocatori nelle graziose sembianze (si fa per dire, l’editor personaggio è molto vario!) di un abitante del regno di Reveria.
Se la promessa di un’avventura dai toni fantasy e dal registro narrativo scanzonato non fa per voi, beh, potete passare oltre fin da subito e non dilungarvi nella lettura di questa recensione. Fantasy Life è infatti un action RPG che poco a che fare con la narrativa “adolescenziale” sulla quale gran parte dei prodotti giapponesi insistono, preferendo alle epiche avventure in compagnia di pettorute e sempre più fragili eroine di viaggio, una storia dai toni più rilassati.
Certo, qua si parla di “storia”, ma in realtà si potrebbe benissimo riferirsi alla sceneggiatura come a una semplice e linearissima trafila di pretesti per caratterizzare al meglio l’esplorazione del vasto mondo di gioco, dove si passa da vette innevate a grotte misteriose e sterminati deserti tutti da esplorare. Il cuore della produzione non è infatti rappresentato dagli sproloqui dei protagonisti o dal carisma degli avversari, ma dall’atmosfera che nel prodotto Level 5 è possibile respirare fin dai primi minuti.
Dovendo scegliere quale “vita” scegliere di interpretare fra diverse possibilità di impiego (quattro votate al combattimento, cinque al reperimento di materie prime e tre ancora alla loro lavorazione) l’avventura inizia dando occasione al giocatore di tornare sui propri passi in ogni momento, in caso di insoddisfazione. Fondamentalmente il titolo stesso chiede di ibridare le classi cercando di portare avanti eroi a tutto tondo, cosa fra l’altro facilmente realizzabile nel caso si decidesse di portare a livello 1 tutte le classi legate alla raccolta e alla lavorazione di materie prime.
Volete essere un paladino fissato nella lavorazione dei metalli, ma non volete comunque rinunciare a passare dei placidi pomeriggi in compagnia del silenzio e di una canna da pesca? Detto fatto, basterà recarsi alla gilda dei mestieri, portare le tre classi almeno al primo livello e queste potranno convivere beneficiando dell’esperienza raccolta durante l’avventura. Forse la scelta di aprire completamente il sistema di gioco, rendendo le scelte ludiche sempre reversibili, potrebbe far storcere il naso ai puristi del ruolismo occidentale, da sempre attenti alla caratterizzazione delle classi personaggi e delle abilità uniche legate ad esse, ma di fatto funziona e rende il sistema di gioco molto semplice e assimilabile in poco tempo.
Proprio per questo il sistema di crescita del personaggio vede diversi fattori di cui tenere conto. Se l’esperienza maturata porterà le statistiche dell’eroe ad aumentare col tempo, la crescita delle classi e il prosieguo della storia vengono collegati a compiti secondari, tutti intelligentemente riassunti nella schermata “missioni”, accessibile in qualsiasi momento dallo schermo inferiore. Questa decisione decreta tuttavia un’incongruenza: non sarà infatti possibile specializzarsi in uno dei mestieri semplicemente esercitandoli, ma si dovrà per forza di cose sottostare a determinati obiettivi. In parole povere, non basta pescare nello stesso punto del regno per poter affermare di essere il Sampei di Reveria, ma occorrerà viaggiare in lungo e in largo portando con sé canne da pesca via via sempre migliori. Comprarle o crearle partendo da materie prime sarà sempre e comunque a discrezione del giocatore.
Per quanto riguarda la lavorazione delle materie prime il gioco fa ampio uso di mini-giochi che premiano il tempismo e la pazienza, a differenza di altri J-RPG basati sul crafting come la serie Atelier, dove il tutto è basato su menù testuali, statistiche e via dicendo. A seconda della performance nei panni di fabbri, sarti, cuochi e via dicendo, ci si troverà di fronte a un prodotto finito con diversi gradi di qualità: un sistema di implementazione del crafting che lo rende semplice e comprensibile anche a un’utenza giovanissima. Proseguendo sulla stessa filosofia, anche il sistema di scontri in tempo reale non regala particolari emozioni, basandosi soprattutto sull’abilità del giocatore nel scegliere il giusto tempismo fra parata e attacco. La meccanica hack ‘n’ slash viene man mano aggiornata quando la classe combattente prescelta (paladino, mercenario, cacciatore o mago) evolve di livello in livello, ma di base l’offerta ludica di Fantasy Life rimane sempre quella di un action RPG dai toni blandi e dalla curva di difficoltà che fatica a crescere.
È possibile giocare con amici sia in multiplayer locale che approfittando delle funzionalità online. Questa modalità torna sicuramente utile in un secondo momento, quando ci si vuole occupare di tutte quelle missioni secondarie lasciate in sospeso per dare priorità all’avventura principale. Mostri unici e ambientazioni da esplorare in compagnia di amici sono solo la punta dell’iceberg della mole di contenuti ficcati nella minuscola cartuccia di gioco e garantiranno avventure su avventure per oltre cinquanta ore di gioco.
Il fascino quasi illibato della creatura Level 5 rimane tuttavia evidente soprattutto quando si guarda alle immense ambientazioni esplorabili o alle centinaia di personaggi super deformed che vi si muovono. Tornando alla narrazione, non si fatica a credere che gli sviluppatori di Fantasy Life siano gli stessi del pluricelebrato Ni No Kuni. Esattamente come il J-RPG per PS3, anche questa avventura confezionata a colpi di CGI ineffabile ed estetica volutamente naif riesce nell’intento di portare in vita un universo colorato e ingenuo.
La sensazione è quella di trovarsi di fronte a un mondo credibile e sterminato, eppur racchiuso nelle piccole dimensioni dello schermo di Nintendo 3DS. Le strade dei centri abitati colme di personaggi non giocanti pronti a chiedervi di portare a termine compiti per loro conto o l’abbondante numero di mostri che brulicano nelle notti oscure rischiarate dalla misteriosa pietra Lunares, sono solo un esempio di quegli elementi che rendono credibile l’ambientazione di gioco in tutta la sua zuccherosa caratterizzazione. Certo, la sovrabbondanza di giochi di parole nei dialoghi e la scelta di un registro linguistico semplice, adatto a un’utenza di giovanissimi, potrebbero senz’ombra di dubbio allontanare i giocatori più cresciutelli, ma d’altronde fin dalla copertina e dal video introduttivo, Fantasy Life scopre le carte su una direzione artistica che dovrebbe far intendere fin da subito quale sia il target d’utenza designato dagli artisti dietro il suo sviluppo.