Sunset Overdrive – Recensione

Sunset Overdrive – Recensione – Dopo aver finito di lavorare al terzo Resistance, probabilmente il migliore della serie, Drew Murray e Marcus Smith avevano proprio voglia di dedicarsi a qualcosa di nuovo. Per la precisione, avevano in testa un titolo davvero fuori di zucca, uno sparatutto sui generis venato d’horror e molto tamarro dentro. Di primo acchito, Ted Price – il presidente di Insomniac – non ne fu esattamente entusiasta, ma vide del potenziale in quel progetto e spronò i suoi a fare di meglio. Qualche mese dopo Murray e Smith si presentarono con il prototipo di Sunset Overdrive e fu subito chiaro che quella sarebbe stata la nuova IP su cui puntare. Iniziò così la ricerca di un publisher, che per motivi di proprietà intellettuale non poteva essere Sony. Il gigante giapponese, infatti, voleva che il marchio rimanesse di sua proprietà, mentre Price e soci avevano in mente di tenerselo in casa, in modo da poter essere liberi di sfruttarlo a proprio piacimento. La scelta è quindi ricaduta su Microsoft, che evidentemente non ha posto tali limiti, conscia anche di “scippare” uno sviluppatore da sempre legato alle console PlayStation. Del resto, questa si chiama concorrenza e ogni altra considerazione lascia il tempo che trova.
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IL TAMARRO DENTRO DI NOI

E veniamo a noi e a Sunset Overdrive, dato che di cose da dire ce ne sono parecchie, per un gioco che solo in apparenza può sembrare l’ennesimo esponente del genere TPS. L’approccio degli sviluppatori è stato quello di prendere una categoria solitamente fin troppo seriosa e rivoltarla come un calzino, fino a ottenere una bibita energetica molto gassata: non ho usato questa immagine a caso, poiché in Sunset Overdrive è proprio una bevanda del genere, chiamata Overcharge Delirium XT, ad aver scatenato la terribile mutazione che ha portato migliaia di essere umani a trasformarsi in orrende creature, gli OD. Il protagonista, un ragazzetto (o una ragazzetta, a voi la scelta!) apparentemente senza arte né parte, sarà uno dei pochi in tutta Sunset City a non aver ingurgitato la micidiale brodaglia. E questo lo costringerà a vestire i panni dell’eroe, per sopravvivere all’orda infernale.

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IL MISCUGLIO GASSATO DI SUNSET OVERDRIVE

[quotedx]tutti gli NPC con cui avremo a che fare saranno mediamente dei totali dissociati[/quotedx]
Non fraintendete, l’atmosfera è tutta tranne che da film dell’orrore e, anche se alcune scene sono invero piuttosto splatter, il tema portante è talmente dissacrante e demenziale da far sghignazzare a ogni piè sospinto. Non a caso l’evento catastrofico di cui sopra viene immediatamente ribattezzato come l’epicalisse, giusto per eliminare anche gli ultimi scampoli di serietà (se mai ve ne fossero stati). Non è un caso che tutti gli NPC con cui avremo a che fare saranno mediamente dei totali dissociati: fra nerd e geek di tutte le fogge, giocatori di ruolo dal vivo, “survivalisti” e cheerleader fuori di testa, Sunset City è popolata esclusivamente da cliché viventi, e del resto non potrebbe che essere così, come il buon Dead Rising insegna. In fondo, Sunset Overdrive è davvero un grande frullato di generi, che trae ispirazione da molteplici produzioni (di Insomniac ma non solo), come vedremo nel corso della recensione.
Un esempio pratico viene dalla “ruota della armi”, che ha un aspetto familiare per tutti quelli che hanno giocato in precedenza ai numerosi capitoli della saga di Ratchet & Clank o a uno dei tre Resistance. In pratica, in qualsiasi momento lo si desideri, premendo un tasto è possibile richiamare a video un carosello diviso in otto spicchi, dal quale pescare una delle armi assegnate alla scelte rapida. Se ne possono ottenere e comprare di più, ma starà a noi capire quali si adattano maggiormente al nostro stile e quindi piazzarle in questa sorta di menu della distruzione. Un altro aspetto in comune con i titoli citati poc’anzi è la crescita delle armi: a mano a mano che le si utilizza, queste guadagnano esperienza e salgono di livello, diventando più potenti e ospitando più proiettili. Purtroppo le armi non cambiano di aspetto e non guadagnano feature particolari, ma è pur sempre possibile migliorarle collegandoci dei Potenziatori, capaci di generare tutta una serie di effetti secondari come esplosioni, scosse elettriche, danni da fuoco e via discorrendo. In Sunset Overdrive i Potenziatori si possono ottenere “cucinandoli” presso alcune basi gestite da un logorroico tizio di colore, tale Floyd: il processo dà inizio a una sequenza notturna in stile tower defense, dove occorre piazzare delle trappole nei punti chiave e quindi prepararsi a difendere le postazioni da numerose orde di OD con tutto lo stile di cui si è capaci.
[quotedx]il fatto che Sunset Overdrive sia fuori di testa non significa che non dobbiate usare la vostra, di zucca.[/quotedx]E visto che ne stiamo parlando, anche l’arsenale ci ricorda quanto è fuori di testa Sunset Overdrive. Già, perché alcune delle “sputafuoco” su cui potremo mettere le mani sono davvero spettacolari in quanto a danni ed effetti collaterali: abbiamo robette come il TnTeddy, che lancia orsetti esplosivi, o l’Alta Fedeltà, che trasforma normali 33 giri in micidiali lame rotanti, per non parlare del Compensatore Termico, dall’aspetto vagamente fallico (appena appena, eh…). Non mancano anche droni volanti, bombe congelanti e fucili a impulsi elettrici, capaci di soddisfare ogni palato ma, soprattutto, più o meno adatta alle varie tipologie di nemici che affronterete, perché il fatto che Sunset Overdrive sia fuori di testa non significa che non dobbiate usare la vostra, di zucca.
Per acquistare le armi dovrete spendere le lattine di Overcharge, una delle due valute del gioco (l’altra è rappresentata dai più classici dollari, riservati al vestiario), che potrete recuperare dai camion, eliminando nemici, seguendo la quest line principale e portando a termine le missioni secondarie. E qui Sunset Overdrive non si trattiene di certo, offrendo un gran numero di attività, suddivise in incarichi e sfide, alcune delle quali davvero impegnative. Nulla di obbligatorio, sia chiaro, ma come si dice in questi casi “tutto fa brodo”.
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FUSIONE NUCLEARE DI GENERI

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IL MULTIPLAYER

Sunset Overdrive mette a disposizione di chi vorrà salvare Sunset City anche una parte multiplayer cooperativa che, tuttavia, preferiamo valutare separatamente, giocando sugli stessi server live che troverete anche voi dal day one in avanti.[/box_articoli]
Oltre agli OD base, presenti spesso in numero davvero spropositato, in Sunset Overdrive non mancano le varianti più grosse e cattive, che richiedono un approccio più articolato (conviene prima bruciarle e poi colpirle con un’arma standard). Tra i nemici più presenti, poi, vanno annoverati gli SCAB, sciacalli dell’ultima ora che hanno deciso di prendere il controllo della città, e i robot della FizzCo, la società che ha prodotto la bibita responsabile dell’Epicalisse. Trovarsi nel bel mezzo di uno scontro con un paio di queste fazioni significa dover cambiare prassi di volta in volta, selezionando l’arma giusta (il tempo rallenta in questi casi, ma non si ferma) e, soprattutto, utilizzando l’ambiente a nostro vantaggio. Qua entrano in gioco le somiglianze con Jet Set Radio e InFamous, con il protagonista che “può”, e anzi “deve” grindare su ogni struttura che glielo consente, poco importa che si tratti di una ringhiera o di un cavo della corrente elettrica. Alcune macchine e le ventole dei condizionatori tornano poi utili a darci un’ulteriore spinta verso l’alto, il tutto nel nome delle Combo Stile, evidenziate da un’apposita barra a forma di fulmine. Divisa in quattro zone, la gauge si riempie a furia di combinazioni, salti e morti acrobatiche, sbloccando dei perk detti Overdrive, capaci di dotarci momentaneamente di poteri assortiti come maggiore resistenza, danni incrementati e via discorrendo.

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In fondo, il bello di Sunset Overdrive è proprio questa fusione di generi, un vero e proprio cocktail che magari non introduce nulla di particolarmente innovativo, ma almeno soddisfa e diverte. Un risultato che onestamente era difficile da prevedere, anche perché la probabilità che uscisse un gioco confusionario e senza una precisa direzione era tutt’altro che remota. Devo però avvertirvi che l’azione, per quanto lodevole sotto il punto di vista puramente ludico, sfocia di tanto in tanto in momenti fin troppo caotici e di difficile interpretazione, tanto che in certi frangenti si ha quasi l’impressione di farcela solo perché la dea bendata è intervenuta per darci una mano. Un po’ di colpa è probabilmente imputabile al sistema di controllo, che richiede di memorizzare un gran numero di funzioni con una certa solerzia, dato che è davvero facile ritrovarsi con l’energia ridotta a un lumicino. Per fortuna non mancano una pletora di checkpoint e, nelle sequenze più smaccatamente platform, il gioco ci grazia quasi sempre se precipitiamo da una posizione elevata, evitandoci di ripartire dal basso.
[quotedx]Abbiamo apprezzato anche le ampie possibilità di personalizzazione dell’eroe principale[/quotedx]
Sunset Overdrive non è certo un titolo difficile, tanto che per arrivare alla schermata finale (con tanto di riferimento alla celebre community di NeoGAF) vi occorreranno poco più di una decina d’ore. È altrettanto vero che gettandosi a capofitto nelle varie missioni secondarie si può tranquillamente raddoppiare quella cifra. La natura open world di Sunset Overdrive garantisce una certa varietà e Sunset City stessa è stata disegnata per non dare l’impressione di trovarsi in una scatoletta chiusa. Ho apprezzato anche le possibilità di personalizzazione dell’eroe principale, le cui fattezze, sesso compreso, possono essere cambiate anche nel corso del gioco. Non esistono neppure limiti in quanto a abiti indossabili: se vi va, potrete vestire una donzella come fosse uno scaricatore di porto oppure mettere gonna e boa di struzzo a un nerboruto omaccione. Nel caso non preoccupatevi, almeno noi di GamesVillage.it non lo diremo a nessuno.

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Facezie a parte, bisogna dare atto ai ragazzi di Insomniac di essersi impegnati non poco in termini di realizzazione tecnica, anche se alcuni blocchi di sistema si sono fatti vedere di tanto in tanto. C’è da dire che a livello visivo Sunset Overdrive si fa apprezzare, pur rimanendo piuttosto distante – in termini qualitativi – da InFamous: Second Son. L’illuminazione appare piuttosto semplice e assolutamente fissa (non è previsto il cambio giorno/notte dinamico, per dire), ma quel che più disturba è la bassa qualità di alcune texture, quasi da old-gen. Sulla questione dei 900p si potrebbe anche sorvolare, vista la quantità di cose che muove il motore grafico, se non fosse che l’antialias risulta poco efficace, tanto che non di rado si mangia via i dettagli più fini e intricati. A ogni modo, il frame rate si mantiene quasi sempre sui 30 fps: considerando il caos e le tonnellate di effetti fisici legati a esplosioni di varia natura (specie in termini di fluidi), non c’è molto di cui lamentarsi. Apprezzabile anche la colonna sonora, un vero tributo al genere punk/rock moderno, molto West Coast e perfettamente in linea con il taglio tamarro che distingue tutta l’avventura.