Se c’è un settore videoludico che non sembra conoscere crisi è quello dei puzzle game. Tale branca, che esiste fin dagli arbori dell’umanità (va beh, più o meno), ha saputo rinnovarsi con il tempo e adattarsi a ogni piattaforma. E poi diciamocelo, a qualsiasi giocatore sarà capitato, almeno una volta nella vita, di finire “sotto” a un titolo tanto semplice all’apparenza, quanto cervellotico all’atto pratico. Del resto questa è una di quelle categoria che coprono migliaia di sfumature, nelle quali possono rientrare tanto Cut the Rope quanto The Incredible Machine. E ho citato l’immortale e geniale videogioco prodotto dalla indimenticata Dynamix, proprio perché ai tempi la serie venne pubblicata da Sierra Entertainment, un publisher che fra gli anni ’80 e ’90 ha fatto letteralmente la storia, per poi venire inghiottita nel 2008 dall’onnivora Activision. Solo alla Gamescom dello scorso anno il celebre logo di Sierra è riemerso dopo anni di silenzio, mentre in tempi recenti abbiamo assistito alla pubblicazione del terzo capitolo di Geometry Wars, cui presto si affiancherà il ritorno della saga di King’s Quest.
PALLONI (S)GONFIATI
Anche questo Shiftlings si fregia del blasone raffigurante l’Half Dome (un’enorme roccia granitica presente nel parco nazionale di Yosemite), sebbene gli sviluppatori del gioco siano di nazionalità norvegese, parecchio lontani dalla California, anche in termini climatici. I Rock Pocket Games non sono comunque degli sprovveduti, e nemmeno gli ultimi arrivati: si tratta di un team indipendente attivo da diversi anni, che ha dato i natali a un gran numero di produzioni per dispositivi mobili, spesso rivolte a un pubblico piuttosto giovane. Shiftlings ne rappresenta l’esordio nel mondo console, ma non è difficile intravedere le radici dei loro lavori passati, specialmente in termini di atmosfera e storia. La trama infatti è a dir poco demenziale e vede due operai alieni, Purple Plop e Green Goop, finire immediatamente nei guai subito dopo aver bevuto la bibita più gassata dell’universo, la Black Hola Cola. Il risultato è un inevitabile “rilascio di gas”, con conseguente rigonfiamento della tuta di uno dei nostri amici, che peraltro si trovano collegati attraverso un tubo. Ed è qui che scatta la meccanica alla base del gioco: in pratica i due sono inseparabili e possono solo passarsi l’inopportuno mix gassoso l’uno con l’altro.
[quotedx]La formula è piuttosto semplice, ma niente affatto banale[/quotedx]
Il difficile è che non possiamo gonfiarli entrambi, ma solo uno alla volta, sebbene in maniera molto immediata; inoltre, il condotto che li lega indissolubilmente ha una lunghezza predefinita e quindi ne limita i movimenti in maniera sostanziale. Con queste premesse è facile immaginare le complicazioni possibili in un titolo che di base è un platform e come tale implica una certa predisposizioni ai salti. Purtroppo l’operaio “gonfio” non è assolutamente in grado di effettuare alcun balzo, ma la sua superficie elastica può essere utilizzata dal compare come trampolino; la massa maggiore inoltre torna utile laddove si renda necessario premere determinati pulsanti a pressione. La formula è piuttosto semplice, ma niente affatto banale, non solo per i limiti sopra descritti, ma anche per i numerosi ostacoli presenti nei vari livelli, che con il proseguire del gioco diventeranno sempre più intricati e pericolosi. Se all’inizio bisognerà solo sforzarsi di raggiungere l’uscita, dal secondo mondo in avanti le cose si faranno più complicate, presentando feroci robot assassini, trappole elettrificate e infami piattaforme che si ribalteranno a ogni nostro salto o cambio di forma (roba da uscire di testa, garantito).
MO(R)TO PERPETUO
In tutto sono presenti cinque mondi, per un totale di cinquanta livelli accessibili, suddivisi in gruppi di dieci. Da notare che in ognuno di questi sono presenti tre bottiglie di Black Hola Cola, generalmente piuttosto difficili da recuperare. Se raccolte tutte, daranno accesso a un ulteriore livello bonus, uno per ogni pianeta. Completano il quadro le immancabili classifiche a tempo e la possibilità di dividere l’onere del gameplay con un altro giocatore, anche online. Purtroppo quel che manca davvero a Shiftlings sono obiettivi un po’ più vari: è vero che gli sviluppatori si sono sforzati di diversificare le ambientazioni, ma alla fine gli obiettivi rimangono praticamente identici per tutti gli stage. In pratica lo scopo è sempre e solo arrivare all’apposito terminale/macchinario, e da lì raggiungere la via d’uscita. Poche ore di gioco ed è facile iniziare a percepire un po’ di stanca, anche per via di un livello di difficoltà che s’impenna fin troppo, e non sempre per i motivi giusti. Peccato, perché il prezzo è ottimo e la realizzazione generale si mantiene di buon livello per tutto il tempo.