Not a Hero – Recensione

Dagli sviluppatori del miglior gioco di skate degli ultimi anni (OlliOlli, tanto per intenderci) ci si poteva aspettare di tutto, solo rimaneva da quantificare realmente quel “tutto”. Fedeli alla linea del bidimensionale, alla quale hanno aggiunto un quarto di non si sa bene cosa, i Roll7 si sono nuovamente gettati nell’arena indie con un gioco che è un vero e proprio mix di personalità borderline. Not a Hero infatti non è il solito titolo che vuole cavalcare l’onda lunga della pixel art (che per carità, personalmente adoro in maniera smisurata), ma piuttosto punta a reinterpretare il concetto di sparatutto a coperture in maniera piuttosto unica. Non è certo usuale trovarsi al cospetto di un gioco di siffatta natura, un ibrido che da un lato vorrebbe spingere a un approccio più ragionato e meditativo di un Hotline Miami qualsiasi, ma dall’altro costringe a gettarsi nella mischia, prendendo decisioni al fulmicotone, alla ricerca di una perfetta esecuzione. In tutti i sensi.
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KILL ‘EM ALL

Sarcasmo e cinismo trasudano da ogni pixel di Not a Hero. La storia, tanto per cominciare, ci vede nei panni di un sicario al soldo del Bunnylord, un grosso coniglio antropomorfo seriamente intenzionato a diventare il nuovo sindaco. Per farlo non vuole fermarsi davanti a nulla, a costo di estirpare il germe della criminalità a suon di pallottole ed esplosivi. Noi quindi saremo il suo braccio armato, pronti a eseguire le sue sanguinarie volontà nell’arco dei 21 giorni che lo separano dalla probabile elezione a Primo Cittadino. Va da sé che altrettante saranno le missioni che dovremo affrontare, quasi tutte caratterizzate da un unico obiettivo: infiltrarci in un palazzo pieno zeppo di feccia della peggior specie e sterminare chiunque ci si pari davanti, utilizzando la nostra arma di ordinanza. All’inizio l’unico killer selezionabile sarà Steve, che di base rappresenta il classico personaggio equilibrato, senza particolari pregi/difetti; proseguendo nella storia, però, verranno sbloccati tutta una serie di ulteriori svitati dal grilletto facile, ognuno dei quali corredato da caratteristiche uniche. Per esempio Cletus ha in dotazione un micidiale fucile a pompa, potente ma soggetto a una lenta ricarica, mentre Jesus (che si pronuncia iesus, perché è messicano…) è velocissimo e spara come un dannato, ma con una precisione al limite del ridicolo. Non mancano nemmeno dei soggetti che preferiscono un confronto più “intimo”, come Kimmy, che ama affettare i suoi nemici con la sua affilatissima katana o Ronald, che invece preferisce la brutalità di una martellata sulla faccia.

[quotedx]Le meccaniche di gioco non sono comunque assolutamente banali[/quotedx]
Tutto questo bagno di sgranatissimi pixel rosso sangue è ulteriormente rafforzato da alcuni power up momentanei, solitamente sotto forma di proiettili speciali, ivi comprese munizioni perforanti, esplosive e persino raggi laser. Non mancano nemmeno piccole quantità di armi secondarie, come granate, molotov e persino dolcissimi gattini dall’istinto omicida, in grado di far detonare l’intero piano di un palazzo. Le meccaniche di gioco non sono comunque assolutamente banali. Roll7 ha infatti infilato nella sua ultima produzione una serie di trovate davvero niente male, a partire da un sistema di copertura piuttosto efficace, che permette di sfruttare alcuni elementi del fondale per nascondersi dal fuoco nemico. Il tutto con la pressione di un singolo tasto, che funge anche da scivolata, utile per effettuare un breve sprint o per stordire i nemici, avendo così il tempo di eliminarli con una mossa finale di rara crudeltà. Inoltre bisogna sempre tenere conto dei proiettili sparati, che sono sì infiniti (tranne quelli speciali), ma che devono pur sempre essere infilati nella nostra arma. In pratica tocca ricaricare a ogni piè sospinto, consci del fatto che non è possibile farlo in movimento, a meno che il personaggio scelto non disponga di tale facoltà.
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C’è poi tutta la questione degli obiettivi secondari, tre per ogni missione e sostanzialmente differenti di volta in volta: dal completare un livello entro un certo quantitativo di tempo (in genere piuttosto risicato) al non venire mai colpiti fisicamente, passando per altre attività ben più complesse, che spesso riguardano il trovare determinati oggetti nascosti da qualche parte nella mappa. Insomma, se già riuscire a portare a termine tutti e ventuno gli stage è un compito tutt’altro che facile (specie verso la fine), ottenere il 100% lo sarà ancora meno. In tal senso Roll7 non si è affatto smentita, continuando sulla tradizione di OlliOlli e proponendo un gioco tanto facile da approcciare, quanto difficile da domare. Di certo Not a Hero rappresenta un’autentica sfida, che metterà a durissima prova i giocatori ammalati di “completismo”, che si ritroveranno a maledire ogni singolo passo falso. Non è affatto un titolo alla portata di tutti, ma può regalare davvero grandi soddisfazioni.