E’ l’argomento del momento: parliamo di No Man’s Sky, la chiacchieratissima creatura di Sean Murray & Co. Il gioco non ha bisogno di presentazioni e, tra perplessità, acclamazioni e detrazioni, la fatica galattica di Hello Games è decisamente al centro di discussioni e polemiche sparse per il web. Che No Man’s Sky sia un prodotto concettualmente affascinante e fattivamente enorme è un dato di fatto. Il titolo targato Hello Games è letteralmente immenso sia in termini di vastità (intesa nel senso spaziale del termine) che di ambizioni. La possibilità di esplorare a piacimento un intera galassia, gravati dalla necessità di reperire quanto di utile (e deperibile) per proseguire nel nostro viaggio, è sicuramente l’anima di un prodotto che si configura più come immensa esperienza interattiva che come videogame (a tal proposito, se non l’avete ancora fatto, vi invito a leggere la certosina review del nostro Valerio Pastore). L’ipotetico punto di forza di No Man’s Sky, sbandierato ai quattro venti dagli stessi sviluppatori sin dall’annuncio del gioco, è l’inconcepibile numero di pianeti esplorabili definito in 18 trilioni di unità. Un numero stucchevole, non c’è che dire, ma che assume le sue reali proporzioni nel momento in cui ci si accorge che la definizione di trilioni non è intesa secondo la concezione anglosassone del termine (e già sarebbe stato qualcosa di allucinante) ma secondo il sistema di misurazione internazionale. Per rendersene conto basti prendere in considerazione un secondo numero che ci dice esattamente la stessa cosa, cioè la potenza di 2 utilizzata per determinare il numero finale di pianeti esplorabili: 2 elevato a 64, cioè moltiplicato per se stesso 64 volte. Senza entrare nel merito di noiosi calcoli matematici e fornendo un risultato per difetto per questioni di comodità legate alla cifra tonda, si parla di 18 miliardi di miliardi di pianeti. Cioè 18 Trilioni secondo il sistema di misurazione internazionale. Per esteso, si scrive così: 18.000.000.000.000.000.000 o, se preferite. 18 seguito da 18 zeri.
“E allora?”, mi chiederete. “Dopotutto, è questo il punto di forza del gioco!”. Il problema nasce nella scarsa dimestichezza e nella scarsa comprensione che normalmente si hanno nei confronti di numeri utilizzati, per l’appunto, in ambito astronomico e cosmologico. 18 miliardi di miliardi è un numero impressionante. Per cercare di farvi capire la vastità di questo numero, vi basti pensare che equivale ai 7 miliardi di abitanti del nostro pianeta moltiplicati per oltre 2 miliardi e mezzo. L’inverosimilità di questo numero è dettata da una serie di considerazioni, tra l’altro piuttosto banali da un punto di vista astronomico, legate alla nostra galassia. La Via Lattea è costituita da un numero di stelle stimato tra 200 e 400 miliardi. Si stima inoltre che il numero complessivo dei pianeti sia di circa 400 miliardi. Di questi, la stragrande maggioranza sono giganti gassosi (al parti dei nostri Giove, Saturno, Urano e Nettuno), lasciandoci meno di dieci miliardi di pianeti rocciosi (e quindi sui cui è virtualmente possibile atterrare con una ipotetica astronave) capaci di ospitare eventuali forme di vita, che siano esseri unicellulari o forme di vita pluricellulare senzienti se non, addirittura, intelligenti. Certo, se considerassimo i possibili satelliti rocciosi dei giganti gassosi teoricamente in grado di ospitare la vita (si pensa che nell’immenso bacino oceanico sotto lo strato ghiacciato di Europa, satellite di Giove, vi siano forme di vita acquatiche) il numero salirebbe considerevolmente, ma saremmo sempre lontanissimi, in via inimmaginabile, dai 18 trilioni di pianeti generati proceduralmente dal codice di No Man’s Sky.
Già solo attenendosi ai numeri relativi alla nostra galassia, avremmo avuto per le mani un prodotto analogamente affascinante, portatore di miliardi di possibilità diverse e capace comunque di mantenere ben saldo il paradigma dell’immensità dello spazio e l’impossibilità di esplorare la stragrande maggioranza dei pianeti presenti. Anzi, ciò sarebbe stato reso possibile anche solo basandosi sui numeri ben inferiori della sorella minore della Via Lattea, la galassia di Andromeda. Ma allora, mi chiedo, perché mai Murray ha optato per un esagerazione di questo tipo? Perché, per quanto siano generati proceduralmente, non si è optato per un numero di pianeti realistico e tale da poter lasciare più tempo e risorse per concentrarsi sullo sviluppo di un gameplay più rifinito o di una storia principale maggiormente diversificata e, al netto delle ore di gioco per completarla, più lunga? La sensazione è che Murray abbia voluto darci in pasti una vera e propria prova di forza, per dimostrare la capacità di confrontarsi con qualcosa che, per quanto finito, seppur inesplorabile nell’arco di 10 vite (figuriamoci in una), sia talmente vasto da risultare lontano da ogni possibile concezione razionale ed intuitiva. Insomma, una sorta di personalissima dimostrazione fallica delle proprie dimensioni. Ma, ahimè, senza tener conto che le dimensioni sono inutili se carenti sul piano della performance. E senza considerare che, in qualunque ambito possibile, fosse anche quello velatamente fallico poc’anzi espresso, il troppo stroppia. Sempre! Lungi da me l’idea di voler affossare un prodotto che genera sul sottoscritto un fin troppo evidente fascino, proprio perché da sempre innamorato dell’astronomia ed inesorabilmente perduto sin dalla tenera età nel senso di impotenza davanti all’immensità del cosmo, ritengo che No Man’s Sky sia un prodotto eccessivamente basato sui numeri con il difetto finale che, alla lunga, potrebbe rivelarsi privo di una certa passionalità. Insomma, un esempio autoreferenziale di magnificenza matematica che, però, potrebbe rischiare di trovare nel suo conclamato punto di forza proprio il suo tallone d’Achille, laddove si sarebbe potuto pensare numeri più contenuti e realistici (e sarebbe stato ugualmente immenso), ma dotando il prodotto di una più definita identità mediante una più rifinita struttura di gioco. Sarà solo il tempo a dirci come stiano davvero le cose e, data la vastità dell’esperienza, stavolta di tempo ce ne vorrà davvero tanto.