Tutto ciò che credevate di sapere sul gameplay di FIFA è falso

Dead by Daylight

Passano gli anni, le edizioni di FIFA vanno accavallandosi con impeccabile puntualità e così accade per le rispettive recensioni: una valanga di voti tanto elevati quanto meritati, come dimostra la bellissima recensione di Alegalli che potete trovare a questo indirizzo. Molti verdetti, tuttavia, languono in calce ad analisi talvolta stereotipate che tendono generalmente a premiare il titolo targato EA più in virtù della sua mastodontica completezza statistica che per gli effettivi meriti del rispettivo gameplay.  Allestendo l’inevitabile confronto a distanza col sempre valido PES, molti finiscono in tal senso per concedere a quest’ultimo l’onore del campo continuando a ribadire con decisione che, una volta scesi sul rettangolo verde, il lavoro svolto da Konami non abbia rivali.

Ma è davvero così?

Iniziare a giocare a FIFA 18 utilizzando subito giocatori a 5 stelle significa vanificare a priori ogni sforzo profuso dal team di sviluppo per conferire al giocatore maggior controllo sulla difesa e sulla tattica di squadra.

Al netto delle intenzioni stilistiche alla base di due contrapposte interpretazioni del calcio – con PES volto a ritrarre il calcio per come si ritiene che sia e FIFA dedito ad immortalarlo per come dovrebbe essere – attribuire al sistema di gioco elaborato da EA Canada toni da arcade simulator risulta riduttivo, così come appare francamente spropositato affermare che il coefficiente di realismo dei due moduli presenti margini di differenza tanto ampi.

Con una formazione del genere o una qualsiasi compagine di livello medio equivalente, anche un bimbo di 7 anni potrebbe annichilirvi in nel giro di un solo tempo: ma di fatto, non starete giocando a FIFA.

Mettendo immediatamente da parte ogni ridicola ipotesi di complotto formulata da chi ritiene che la stampa specializzata attribuisca al prodotto Konami molte qualità di cui non dispone solo per boicottare il leviatano statunitense, preferisco ridurre il tutto a un semplice equivoco legato al modo in cui FIFA venga generalmente giocato. Nella stragrande maggioranza dei casi, si tende in effetti a vivere la FIFA Experience servendosi quasi unicamente delle compagini a 5 stelle, ignorando bellamente tutta la stratificazione tattica e prestazionale che separa i soliti Real Madrid, Chelsea e Barcellona da squadre di livello sensibilmente inferiore, il che rischia giocoforza per alterare la percezione globale del progetto.

Secondo un sondaggio pubblicato da un nota Fifa Community ufficiale statunitense, oltre l’85% degli utenti – specialmente quelli impegnati nel gioco online – sono soliti selezionare ordinariamente squadre a 5 stelle.

Idealmente veicolato dagli stessi autori del gioco ponendo fin troppa enfasi sui campioni rappresentati, questo particolare approccio finisce per esaltare soltanto l’aspetto più spettacoloso e superficiale del gameplay, da cui l’impressione che ogni partita si riduca ad uno scontro di divinità dal piede infallibile e lo scatto felino. Dietro questo pittoresco show fatto di labirintiche trame di passaggi, ridondanti acrobazie e risultati roboanti si nasconde tuttavia un sottobosco tattico di proporzioni sconfinate che solo i giocatori più pazienti riescono purtroppo ad esplorare… È il campo delle leghe minori quali il campionato cileno o polacco: l’ecosistema in cui vivono e lottano migliaia di calciatori semi-sconosciuti il cui livello di abilità oscilla tra il 60 e il 75. Che ci si creda o meno, è tra questi figli di un dio minore che FIFA riesce a dare il meglio di sé ed è sempre in questo contesto che il talento dei giocatori umani emerge finalmente preponderante.

Ti piace vincere facile? Palla al piede, non c’è praticamente nulla che giocatori di questo livello non riescano a fare… Il tutto indipendentemente dal tuo effettivo acume tattico o dalla tua visione di gioco.

Quando scendi in campo alla guida dell’Elfsborg non puoi d’altronde affidarti a superuomini che risolvano il match da soli, né contare sulla possibilità di infilare chissà quanti passaggi prima di andare in porta. E di certo l’attaccante che controlli non sarà mai il cecchino che la manda dentro anche bendato. Per uscire vincitore dalla selva dei mediocri, occorrerà dunque sfoderare doti che vadano ben oltre i semplici riflessi o la mera forza bruta e affidarsi a quell’acume tattico che permette di difendere coi denti l’1-0 acquisito a fatica o recuperare in extremis una sfida finalmente sporca e imperfetta come un maledetto Monday Night di Serie B.

Jagiellonia contro Legia Varsavia: sfide di questo livello sono in grado di rivoltare il Vangelo di FIFA come un calzino. Nessuno può dire di aver saggiato davvero la profondità del gameplay del titolo EA senza aver disputato match dei campionati polacco, colombiano, cileno e irlandese.

Mi rendo perfettamente conto del fatto che chiedere all’utente medio di approcciare FIFA in questo modo corrisponda più o meno a dargli le chiavi di una Lamborghini salvo poi obbligarlo a non superare gli 80 all’ora, ma questo è davvero l’unico modo per scoprire cosa si nasconde davvero sotto il cofano di questa bestia zeppa di comfort ed optional di lusso. Oltre ad implicare una netta riconsiderazione del proprio stile di gioco, l’accettazione del compromesso non potrà comunque che coinvolgere anche e soprattutto la modifica delle aspirazioni primarie…

[quotesx]Un simulatore profondo[/quotesx]In parole povere, vi si chiede di scendere in campo per giocare e non per vincere, come pure di accettare la prospettiva di riscoprirvi molto meno in gamba di quel che pensavate: inutile negarlo, non si tratta di un percorso facile e va sottolineato che, in single player, quest’ultimo passerà anche per un settaggio del coefficiente di sfida che non comprenda altro step al di fuori del livello Leggenda. Ma, alla fine, potreste sul serio ritrovarvi tra le mani un titolo completamente nuovo: un simulatore profondo, severo e tanto impegnativo da concedere ben poco terreno alla concorrenza anche sotto il profilo dell’esperienza di gioco. Ci fossero più utenti disposti a spingersi oltre le sirene dei Top Team e accantonare l’obbligo morale di spuntarla a tutti i costi, anche l’immane sezione online di Fifa 18 potrebbe beneficiarne e riservare soddisfazioni analoghe.

È vero. Trovare su Rete dei giocatori disposti a sposare la low-profile philosophy è incredibilmente difficile. Per avere comunque un’idea di ciò che rischiate di perdervi trovate un amico fidato con cui condividere l’esperienza in Amichevole. O, magari, invitatelo a casa, a giocare insieme come ai vecchi tempi. Non ve ne pentirete!

Disgraziatamente, all’infuori di piccoli, preziosi gruppi di dissidenti che, scegliendo di isolarsi dall’isterica massa di agguerriti killer di rete, si sono costruiti la propria isola felice a suon di sfide terrene tra compagini normali o persino scadenti, sono ben pochi i ragazzi che arrivano a godersi davvero il bright-side del videogame calcistico più completo del mondo. E questo è un problema che, prima o poi, andrà risolto anche in virtù di un approccio analitico diverso da parte di chi valuta il prodotto.

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