Il nostro inviato Claudio Todeschini fa un salto agli uffici tedeschi di Crytek per farsi mostrare in anteprima le prelbatezze di Crysis 3.
Non mi va di spoilerare nulla di Crysis 2. Anche perché ho incontrato il famigerato “show-stopping” bug a metà campagna, e non sono più riuscito ad andare avanti, e non so neppure io come va a finire. Ergo, non rovino la festa a nessuno ricordando che all’inizio del gioco il super-soldato Prophet decide di sacrificare la propria vita affinché il protagonista, Alcatraz, possa prendere possesso della sua nanotuta (vabbé… questo lo sapevano anche i sassi, ndAlias). La cosa curiosa di Crysis 3, ambientato più di vent’anni dopo la conclusione degli eventi narrati nel secondo episodio (qualsiasi essi siano), vede protagonista nuovamente Prophet. Buffo, vero? La cosa è talmente buffa che anche io ho chiesto lumi a Rasmus Hojengaard, direttore creativo del gioco, quando l’ha presentato qualche settimana fa in quel di Francoforte, negli uffici di Crytek. Rasmus, seraficamente, si è limitato a dire che la voce è senza dubbio quella di Prophet, ma capire chi – o meglio ancora – cosa si trova effettivamente dentro la nanotuta sarà uno degli elementi portanti della trama.
La storia, scritta dal giovane autore britannico Stephen Hall (The Raw Shark Texts), giocherà un ruolo piuttosto importante anche in questo terzo capitolo. Il mondo è cambiato parecchio in questo lasso di tempo: l’organizzazione paramilitare terroristica cattiva cattiva CELL ha costruito su tutto il pianeta un sacco di enormi cupole, una delle quali ricopre anche New York, al cui interno si trova ciò che rimane dei Ceph, gli alieni contro cui combattiamo dai tempi del primo Crysis. Questa soluzione, che ha ovviamente secondi fini malvagi di cui verremo a conoscenza solo nel corso della campagna, permette ai terrestri di rimanere – blandamente – al riparo dalla minaccia aliena e a CELL di studiarla in un ambiente – blandamente – controllato. I suoi scienziati, in particolare, sono assai curiosi di approfondire i legami che la nanotuta di Prophet/Alcatraz è riuscita a stringere con la tecnologia aliena: l’inizio del gioco vede proprio il protagonista a un passo dall’essere giustiziato per poterlo spogliare del suo costoso costumino, e la sua rocambolesca fuga, guarda caso proprio nel “dome” che ricopre New York. Inseguito dai soldati della CELL e con gli alieni Ceph che lo aspettano festanti all’interno della cupola, un’ulteriore sorpresa accoglie Prophet: la scoperta che, all’interno di queste enormi serre, la vegetazione sembra crescere a velocità folle. Nonostante siano passati solo pochi anni dalla costruzione di queste gigantesche strutture, infatti, la vegetazione ha preso rapidamente il sopravvento, sventrando palazzi e squarciando strade, modificando radicalmente l’architettura della Grande Mela e dando un significato del tutto nuovo all’espressione “giungla urbana”.
L’ambientazione, devo dirlo, mi ha lasciato inizialmente perplesso, perché non fa nulla per nascondere il fatto che si tratta di un mix tra le foreste tropicali del primo Crysis e la città tutta grattacieli e cemento del secondo. A un’occhiata più approfondita, però, dopo aver visto in azione il protagonista per un paio di mappe, ho dovuto riconoscerne l’enorme potenziale, sia in termini di impatto scenografico, sia di gameplay. Ed è proprio quest’ultimo ad aver beneficiato della maggior attenzione da parte di Crytek, specialmente per quel che riguarda la componente stealth. Se Crysis 2 tendeva a premiare un po’ troppo l’approccio caciarone, con armatura potenziata e mitragliatrici pesanti sradicate dagli Hummer, questo terzo capitolo offre molti elementi che restituiscono la giusta importanza all’approccio silenzioso. La nanotuta può ancora diventare invisibile, ma oltre a questo sarà in grado di interagire da remoto con diversi dispositivi, siano essi di origine terrestre o aliena: nella demo ho visto Prophet disattivare da lontano una torretta difensiva dei Ceph, per esempio. Ancora, sarà possibile effettuare uccisioni silenziose alle spalle dei nemici, senza che questo allerti quelli piazzati nelle vicinanze.
Più di tutto, però, sarà il debutto dell’arco a dare una vera scossa al gameplay: armato di frecce standard, infatti, è in grado di eliminare in maniera silenziosa nemici anche parecchio lontani, e quando viene utilizzato non disattiva l’invisibilità della tuta, come invece accade con le altre armi. Al momento si sa dell’esistenza di dardi elettrificati ed esplosivi, anche se non è escluso che in futuro se ne aggiungeranno altri. Il livello che ho visto giocato “in diretta” dagli sviluppatori in quel di Francoforte era ambientato di notte, in una New York sotto la pioggia: una scelta più che azzeccata, oserei dire perfetta, per mostrare le potenzialità della nuova arma in dotazione al giocatore: silenziosa, letale, dall’indiscutibile efficacia e carisma.
Altre novità importanti riguardano la possibilità di poter utilizzare le armi aliene raccogliendole da terra, come è sempre stato per quelle costruite dall’uomo (a onor del vero, va detto che c’era una sola arma aliena utilizzabile in Crysis, l’acceleratore molecolare, ma solo in multiplayer). Particolare curioso, una volta impugnato un fucile alieno, l’HUD segnala che si tratta di “Hardware non supportato”. Sul fronte dei nemici, per quel poco che mi è stato permesso di vedere, ritroveremo un po’ di volti – si fa per dire – noti, tra grunt e tank alieni, e qualche new entry, a cominciare dagli odiosi seeker, piccoli robot in grado di rilevare la nostra presenza anche con l’invisibilità attivata, enormi “scaraffoni” che sparano potenti onde d’urto e altri mostri che scagliano lunghissime lingue di fuoco verso l’obiettivo.
L’arco è sicuramente la novità più eclatante di Crysis 3, anche se non l’unica.
Nel corso della campagna incontreremo sette ambientazioni o, come vengono definite affettuosamente dai loro designer, le “sette meraviglie”. Questo non vuol dire che ci saranno solo sette cupole da visitare o sette livelli di gioco, sia chiaro, ma che nel corso dell’avventura avremo modo di spaziare in sette ambienti completamente diversi tra loro; oltre a quello della foresta tropicale, infatti, ci attenderanno mappe all’aperto, desertiche, pianeggianti, ricche di vegetazione, aride, con grandi canyon (naturali e artificiali), tutte accomunate dalla peculiarità di costringere il giocatore ad approcci e stili di gioco sempre diversi, in funzione dell’ambiente in cui si muove.
Cos’altro posso dire, al momento? Mancano ancora molti mesi all’uscita del gioco, previsto per il 2013, e di conseguenza Electronic Arts sta – giustamente – centellinando le informazioni a riguardo. Posso sicuramente confermarvi che NON ci sarà nessuna campagna cooperativa, nonostante il ritorno di Psycho, uno dei soldati del primo Crysis; ancora, dopo la parentesi silenziosa di Crysis 2, il personaggio da noi interpretato ricomincerà a parlare. Per tutto il resto (armi nuove e il loro potenziamento, altri “upgrade” alla nanotuta oltre all’hacking remoto, multiplayer ecc.) toccherà attendere i prossimi eventi stampa. A cominciare dall’E3 di Los Angeles dove – forse senza volerlo – un’impiegata di Crytek mi ha confessato che Crysis 3 sarà presente in
forma giocabile.