Metro: Last Light – Provato

Prossima fermata: l’apocalisse nucleare firmata 4A Games!

Durante lo showcase 2013 organizzato da Deep Silver e Koch Media sul suolo londinese, oltre a provare Dead Island: Riptide e a vedere in azione il nuovo sboccatissimo Saints Row IV, ho giocato per un’oretta buona con Metro: Last Light in versione Xbox 360 e PC. Mentre vagavo per i tunnel della metropolitana di Mosca, ho scambiato due chiacchiere con il simpaticissimo scrittore Dmitry Glukhovsky, autore del romanzo da cui è stato tratto anche il precedente Metro 2033, e con Huw Beynon, responsabile marketing di Last Light. La prova del gioco si è svolta nella suggestiva cornice del locale chiamato Cable, dove le pareti di mattoni usurate dal tempo e un inconfondibile odore di muffa ricreavano l’atmosfera dei cunicoli in cui hanno trovato rifugio dall’apocalisse nucleare i sopravvissuti di Metro.

ATMOSFERA SUPERBA
Metro: Last Light è un titolo difficile da etichettare, ma dalle indubbie potenzialità. Non solo per via della sceneggiatura dal taglio cinematografico, intessuta sapientemente nel gameplay, ma per le meccaniche d’interazione che mi hanno ricordato, pur con i dovuti distinguo quanto all’ambientazione, uno degli sparatutto in prima persona più importanti della storia videoludica, ossia Half-Life 2. La giocabilità di Metro: Last Light si fa apprezzare per un azzeccato mix tra FPS e stealth game, esaltato da un comparto grafico notevole (almeno su PC) e da un’atmosfera che richiama, in più di un’occasione, blasonati survival horror quali Silent Hill e Alan Wake. Dopo l’ottimo exploit con Metro 2033, nutro grandi aspettative sul lavoro di 4A Games: a patto che il team ucraino riesca a limare qualche asperità dell’originale, Metro: Last Light ha le carte per diventare un gioiello!

Ho provato le prime missioni della campagna single player, nei panni del protagonista Artyom. Il multiplayer, come i fan della serie sapranno, è stato accantonato nelle fasi iniziali di sviluppo. I primi minuti di gioco li ho trascorsi in compagnia di una vecchia conoscenza di Metro 2033, il buon Pavel (state tranquilli, non vi spoilero nulla), il quale mi ha aiutato a ricordare alcune regole fondamentali per sopravvivere nel mondo di Last Light, contaminato dalle radiazioni nucleari e popolato, nelle profondità e in superficie, da abominevoli creature mutanti.

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RITORNO ALLE ORIGINI
All’aperto, per non morire, è necessario indossare una maschera antigas (di cui è bene possedere i filtri) e, non meno importante, disporre di un buon arsenale bellico. La Mosca post-atomica, immaginata da Glukhovsky e riprodotta da 4A Games, è spaventosamente realistica, ed è facile restare a bocca aperta osservando la cura con cui sono stati riprodotti gli ambienti esterni o la sotterranea. Mentre la pioggia cade inesorabile e il cielo diventa sempre più scuro, m’imbatto nel relitto di un misterioso aereo. Aggirandomi tra i rottami del velivolo insieme a Pavel, controllato dall’Intelligenza Artificiale, l’intensità della pioggia aumenta (è stato sviluppato un sistema meteo dinamico per la gestione delle condizioni atmosferiche) e cominciamo la ricerca di proiettili e oggetti preziosi. Ma non è così facile: dopo uno scontro ravvicinato con un mutante alato, scarichiamo un’abbondante dose di piombo fumante su un branco di creature abominevoli, trovando la salvezza in una fermata della metropolitana. Un manipolo di soldati arriva, infatti, in nostro soccorso, incenerendo con potenti lanciafiamme i terrificanti mostri. Tutto sembra procedere per il meglio. Tra uno spettacolo di balletto russo, un giro al mercato e un saluto a dolce donzella non mi faccio mancare una ricca cena con il compagno Pavel. Questo mondo, però, è ben poco pacifico e, prima di rendermene conto, mi trovo imprigionato in una specie d’infermeria, pronto a subire un interrogatorio in perfetto stile KGB, con tanto di siringa contenente il siero della verità. Dopo essere riuscito a fuggire attraverso i condotti di aerazione, inizia la mia avventura in Metro: Last Light, in un crescendo di emozioni che mi ha tenuto incollato al monitor per un’oretta buona, fino al termine della prova.

STEALTH MA NON SOLO
Come nel caso di Metro 2033, l’interfaccia di Last Light è essenziale, senza alcuna mini-mappa o un mirino per le armi in dotazione. Sfruttando la croce direzionale di un joypad (l’ho giocato su Xbox 360 e PC in questo modo) si accede a un funzionale menu che permette di sfruttare gli oggetti in possesso di Artyom: un accendino o una torcia per illuminare le stanze buie, un coltello milleusi, alcuni apparecchi elettronici per rilevare la presenza di altri esseri umani e non e così via. Il minimalismo dell’interfaccia di gioco è funzionale al progetto di 4A Games, che intende proporre un’esperienza dal taglio realistico e donare quel pizzico di complessità in più al gameplay. Sparare a una lampada a olio, per esempio, potrebbe scatenare un pericoloso incendio, oltre ad attirare un numero di soldati nemici difficile da fronteggiare con le armi e lo scarso numero di proiettili a disposizione, mentre spegnere ogni fonte di luce sarà fondamentale per aver ragione delle guardie in alcuni punti. Rovesciando piombo fumante senza criterio, ve lo posso assicurare, si fa presto una brutta fine. In questo senso, la componente stealth influenza da subito la condotta del protagonista. Non meno importante è la fase esplorativa. In Metro: Last Light, bisogna cercare costantemente le munizioni, il bene più prezioso nella Mosca radioattiva, oppure le risorse funzionali per la sopravvivenza di Artyom.

Per quanto riguarda l’Intelligenza Artificiale, uno dei punti dolenti del precedente episodio, dei passi in avanti sono stati compiuti, ma, giocando a livello Normale, sono riuscito a “gabbare” le mie vittime nei modi più assurdi. Interrogato in proposito, Huw Beynon mi ha fatto capire che neanche ai massimi livelli di difficoltà le routine comportamentali muteranno più di tanto. Trattandosi di un FPS “guidato”, però, non è una tragedia. In compenso, il sistema d’illuminazione dinamica funziona alla grande, mentre la fase esplorativa regala una tensione emotiva in perfetto stile survival horror. Per quanto concerne l’arsenale bellico, rispetto al passato è stata concessa al giocatore maggiore libertà nella scelta e nella facoltà di potenziare a dovere le proprie armi, riprodotte con cura certosina fin nei dettagli più insignificanti. Metro: Last Light è migliorato anche nelle dinamiche degli scontri a fuoco, pur se in commercio esistono FPS decisamente superiori/sofisticati da questo punto di vista.

REALISMO ESTREMO
Su PC, il motore grafico di Last Light mi ha colpito per qualità e fluidità, anche con tutte le opzioni al massimo (si parla sempre di DirectX 11). Le animazio
ni mi sono sembrate soddisfacenti, anche se i movimenti dei soldati e di qualche creatura mutante non mi hanno pienamente convinto. Dettagli quali le gocce d’acqua che rimbalzano sulla maschera antigas o il tintinnio di un’arma caduta a terra aggiungono quel tocco di realismo in più a un titolo che punta forte sulla sceneggiatura dai temi drammatici e su una direzione artistica di primissimo livello. La versione Xbox 360 di Metro: Last Light è in linea con le produzioni attuali, mentre di quella annunciata per PS3 non c’era traccia, e tutti hanno fatto finta di niente. Quanto a una possibile conversione per le console next-gen, Beynon ha dichiarato che è presto per parlarne.

La porzione di gioco in cui mi sono aggirato era completamente in italiano, con i dialoghi e localizzazione all’altezza. Infine, chi acquisterà Metro: Last Light in edizione limitata potrà giocare subito anche alla modalità Ranger (disponibile per il primo Metro 2033 come DLC), ossia completare il gioco in condizioni davvero apocalittiche, senza alcun tipo d’aiuto e con un numero ancor più risicato di armi e munizioni. Last Light debutterà il prossimo 17 maggio per PC, Xbox 360 e PS3. Fino ad allora, dasvidania!

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