Shadow Warrior 2 – Anteprima

Lo sparatutto di Flying Wild Hog è un po’ il campione di oltraggiosa sicumera della gamescom. Dopo averci piacevolmente sorpreso a Los Angeles, il ritorno di Lo Wang si conferma uno dei titoli più attesi del 2016. Il Bruce Willis con gli occhi a mandorla continua nella sua epica impresa fra il mondo dei demoni e quello degli esseri umani, con la sua katana che torna protagonista di mirabolanti episodi di affettamenti acrobatici.

UN NUOVO BELLISSIMO MONDO DI AFFETTATI

Il nuovo capitolo del gioco si presenta come un more of the same overclockato a mille, con mappe più grandi, un numero superiori di armi e nuove abilità che permettono a Lo Wang di arrampicarsi in giro come un gatto o avvicinarsi ai nemici in stealth. Incredibile, poi, il lavoro estetico svolto dallo studio polacco, dato che l’engine proprietario è davvero un bel vedere grazie ai suoi gradevolissimi effetti luce, texture convincenti e una fluidità invidiabile anche durante gli scontri più serrati. Se il primo capitolo aveva colmato con stile qualche mancanza di potenza bruta in termini grafici, il lavoro svolto per il seguito non lascia spazio a dubbi riguardo la crescita del team e la sua capacità di offrire un colpo d’occhio di sicuro impatto.

Il look di Shadow Warrior 2 guadagna molto in termini di realismo senza perdere un gusto sofisticato per l’uso di una palette vibrante e luci sgargianti. Le novità del primo capitolo, però, non si fermano al comparto estetico, visto che a disposizione dei giocatori arrivano ben 17 armi da utilizzare (e potenziare) per divertirsi ad affettare e bucherellare i nemici, ora molto più reattivi nell’incassare i colpi, dato che sono stati implementati effetti e animazioni diversi in base all’entità del danno subito, la parte del corpo colpita e la tipologia dell’arma utilizzata. Shadow Warrior 2 non è solo il festival del gore e dell’uso creativo della katana, ma rompe gli argini dei corridoi del primo capitolo e ci regala enormi aree di gioco estremamente dettagliate, che cambiano anche l’approccio al gioco, che pur restando frenetico e improntato all’azione ignorante, beneficia dell’estensione dei livelli per garantire una maggiore varietà ai combattimenti e una libertà abbastanza nuova per la saga.
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FARSI IN QUATTRO

Il titolo del paragrafo non è semplicemente l’ennesima ode al supremo potere che la katana ha nel gioco, ma racconta una delle novità del secondo capitolo di Shadow Warrior, ovvero una modalità co-op per quattro giocatori che si preannuncia frenetica e spettacolare, e che ben si sposa con la grandezza dei livelli, visto che i diversi giocatori possono muoversi liberamente per lo stage senza nessuna limitazione di sorta. Carina anche la (non) giustificazione della presenza dei quattro personaggi nei livelli di gioco: tutti sono Lo Wang, perché sì. D’altronde, la breccia tra il mondo dei demoni e il nostro crea tutta una serie di scompensi dimensionali che, oltre a portare simpatici demoni da maciullare nelle varie aree di gioco, provoca anche sconvolgimenti ambientali mica da ridere, che influenzeranno non poco i livelli di gioco. In questo senso, Flying Wild Hog ha ben pensato di realizzare un sistema semi-randomico di generazione di alternative di livelli.

Può sembrare complicato detta in questo modo, ma in sintesi per ogni area di gioco sono state progettate diverse varianti che prevedono condizioni di luce, atmosferiche o architettoniche diverse, punti di spawn dei nemici differenti o anche posizioni di power up alternative. Tutte queste varianti di level design vengono poi mescolate dal sistema e ogni qual volta decidiamo di tornare in un’area di gioco, questa si mostra leggermente (o completamente) differente. Questo sistema, oltre a favorire la rigiocabilità delle missioni, asseconda la struttura di gioco basata su tre livelli di profondità di gameplay: il primo è costituito dalla campagna classica, il secondo dalle sub quest che troviamo in giro e il terzo da missioni casuali che sono ambientate proprio nella breccia tra i due mondi. Per provare tutto questo ben di Dio, però, c’è da aspettare il 2016 inoltrato, per cui per ora non possiamo far altro che rinfoderare le katane e attendere buonini il ritorno di Lo Wang e del suo fracassonissimo FPS.

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