The Visit – Recensione

Ripensare a Il Sesto Senso dopo aver visto The Visit, è come immaginare che l’ormai celebre film con protagonista Bruce Willis debba ancora uscire nelle sale. Questo perché, anche a fronte del budget esiguo speso per la lavorazione (si parla di soli 5 milioni di dollari), l’ultimo film di M. Night Shyamalan appare quasi come un film amatoriale, con attori sconosciuti ma con un’idea che appare tanto semplice quanto funzionale al contesto. Un film a basso budget, che però dimostra (anche se non senza un po’ di fatica) che il regista di capolavori come Signs e The Village è ancora capace di intrattenere e inquietare. La trama è presto detta: dopo 15 anni, due anziani genitori hanno rintracciato la figlia (andata violentemente via di casa per ragioni sconosciute) e hanno espresso il desiderio di vedere i due nipoti, Rebecca e più giovane Tyler. I ragazzi sono entusiasti dall’idea di abbracciare per la prima volta i nonni e la mamma ne approfitterà per andare a divertirsi col nuovo compagno in una breve crociera. Questo è ‘inizio di un documentario amatoriale che Rebecca intende girare (con l’aiuto di suo fratello minore) sulla visita ai nonni. Ben presto, però, l’accoglienza che i due anziani signori riservano ai loro nipoti nasconde qualcosa di realmente oscuro e inquietante.

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Un montaggio di riprese “dal vivo”, che alterna toni leggeri e scanzonati ad altri decisamente disturbanti. Le corde toccate sono quelle dell’inquietudine perenne e costante: di notte, infatti, avvengono tutte le stranezze della casa e dei suoi inquilini, mentre di giorno invece i risvolti alle situazioni prendono una piega più sul grottesco andante che sul terrore in senso stretto (fondamentale, la sequenza del gioco a nascondino sotto la casa, capace di instillare una sensazione di inquietudine sconcertante). Shyamalan gioca coi cliché tipici del genere, ma lo fa sapientemente, senza però purtroppo mai approfondire le tematiche di fondo, i personaggi (soprattutto i ragazzi) e le motivazioni. Tranne ovviamente il consueto ed immancabile “Shyamalan Twist” (ossia il colpo di scena immancabile nei film thriller del regista), anche qui presente e che da un senso all’intera vicenda.

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A questo, aggiungiamo che tutto il cast è composto interamente da attori sconosciuti, nonostante l’attenzione dello spettatore sia rivolta sempre e solo alla villa e a ciò che nasconde, un contesto assolutamente verosimile e reale scandito anche dalla quasi totale assenza di una colonna sonora (il film, dopotutto, è un found footage a tutti gli effetti). Il regista di Unbreakable prende quindi Shining, una punta di Texas Chainsaw Massacre e compone una sua opera autoriale al cento per cento, ma lo fa senza l’ispirazione e la genialità delle sue pellicole di un tempo, da cui sembra aver tolto tutto l’estro creativo.

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