Ogni settimana parliamo di un film tratto da un videogame. Raccontiamo passioni, sfide e curiosità su un genere che, fra alti e bassi, ha segnato l’inizio del nuovo millennio.
Il tempo è denaro. Nel corso dei secoli questa frase è stata declinata in tutte le salse, fino ad arrivare a un film come In Time (2011), in cui il tempo diventava moneta a tutti gli effetti. Ciò non ha intaccato il significato più profondo di questa affermazione. Se dovessi tenerne conto in questo momento, l’articolo si sarebbe ridotto a una parola, o meglio, a una domanda: perché?
Chiunque abbia visto Street Fighter – Sfida Finale e abbia giocato almeno mezza volta in vita sua a Street Fighter II, può capire. Siccome però oggi ci sentiamo particolarmente “ricchi”, proviamo a fare luce su una delle vicende più dimenticabili di tutti i tempi.
Nel 1987 arriva nelle sale giochi Street Fighter, videogame targato Capcom che avrebbe cambiato per sempre il mondo dei videogiochi. Sebbene sia con Street Fighter II nel 1991 che Capcom sfornerà il miglior picchiaduro di sempre, già dal primo capitolo abbiamo chiara una cosa di fondamentale importanza per l’analisi del nostro film: Ryu e Ken sono i protagonisti principali della saga, essendo appunto gli unici due giocabili nel 1987. Perché questo fatto sia così importante lo vedremo tra poco.
Street Fighter II ottenne un successo clamoroso e il numero dei cabinati venduti, attraverso le varie edizioni, supera le 200mila unità. Ancora più imponente fu il boom delle versioni casalinghe per console. Basta pensare che la versione per Super Nintendo, con 6,3 milioni di copie vendute, è ancora oggi il gioco della Capcom più venduto per una singola piattaforma.
Con numeri del genere, sebbene all’epoca fosse una pratica ancora non del tutto sdoganata, non ci volle molto perché qualche studio cinematografico fiutasse l’odore dei verdoni. Nasce così l’accoppiata Capcom e Universal, che porterà al parto ingrato di Street Fighter – Sfida Finale.
Siamo nel 1994 e se parliamo di film d’azione Dio ha il volto, ma soprattutto i calci, di Jean-Claude Van Damme. Capcom lo sa e fa quindi pressione sulla Universal affinché l’attore belga venga selezionato per la parte di Guile. Ogni aspetto del film deve essere approvato da Capcom, dal momento che i soldoni li stanno mettendo anche loro. Questo è importante per non arrivare alla fine del film e dare tutta la colpa di un tale scempio solo alla Universal o al regista e sceneggiatore Steven E. De Souza.
Alcuni si domanderanno: chi è questo De Souza e chi gli ha permesso di fare questa porcata? Per chi non lo sapesse, Steven E. De Souza è lo sceneggiatore di Trappola Di Cristallo, uno dei migliori film d’azione della storia. Come è possibile che sia riuscito a fare una cosa come Street Fighter – Sfida Finale rimane un mistero.
Perché, però, il film è così terribile? Sostanzialmente perché prende l’universo di Street Fighter e non si limita a gettarlo nella toilette, prima ci fa anche i bisognini sopra.
Il generale Bison, dittatore di Shadaloo (che è una città e non un’organizzazione come nel videogame), tiene in ostaggio alcuni membri delle Nazioni Alleate. Il colonnello William Guile cercherà di liberare gli ostaggi con l’aiuto del suo esercito, in particolare del Sergente Cammy, di due truffatori, Ryu e Ken e di tre reporter, Chun Li, Honda e Balrog. Questa in breve è la trama, ammesso che ce ne sia davvero una, e già si capisce che tutto è sbagliato.
Ryu e Ken nel videogame sono i due protagonisti, mentre qui vengono ridotti a furfantelli che vengono sfruttati come infiltrati dal colonnello Guile, che invece nella versione videoludica era un personaggio tutto sommato secondario. Inoltre il buon Ryu viene americanizzato, come tutto del resto, e viene storpiato in RAIU,
Il ruolo di Bison viene affidato a Raul Julia, il famoso Gomez Addams dei film della Famiglia Addams. C’è solo un problema, il povero Julia è malato di cancro allo stomaco ed è decisamente troppo magro per interpretare la parte di Bison, per questo i suoi abiti (che sono comunque fedeli) vengono imbottiti, generando un effetto abbastanza ridicolo. Quello che comunque dispiace di più è che l’attore portoricano, vincitore di ben tre Tony Award, sia morto poco dopo il termine delle riprese e che quindi il film sia stato dedicato a lui. Come dire, muori e il film che ti dedicano è Street Fighter – Sfida Finale. Era meglio l’inferno.
Il problema principale del film comunque è quello di voler forzare quanti più personaggi possibili dell’universo di Street Fighter in un solo film. La lezione Marvel era ancora troppo lontana. Così abbiamo una Cammy interpretata da Kylie Minogue, un Balrog che viene fatto passare per reporter e soprattutto come uno dei buoni, un Honda che è diventato polinesiano anziché giapponese, ma soprattutto lo scempio fatto con Blanka e Dhalsim. Nel film, infatti, Carlos Blanka è un soldato delle Nazioni Alleate, amico fraterno di Guile, che viene catturato da Bison e trasformato in una sorta di versione aggiornata dell’Hulk di Lou Ferrigno dallo scienziato Dhalsim. Esatto, Dhalsim è uno scienziato, che tra l’altro non ricorda minimamente il personaggio videoludico, ma soprattutto cercherà di preservare la nozione di “bene” in Blanka facendogli vedere video di matrimoni, bambini e probabilmente anche gattini.
Gli unici personaggi che mantengono un minimo di fedeltà sono Zangief, Sagat e Vega. Quantomeno per somiglianza i primi due e per credibilità il terzo.
Se vogliamo uscire però dal criterio di valutazione della fedeltà, Street Fighter – Sfida Finale è la più classica delle americanate, in cui tutto viene ricondotto agli USA e alla loro storia. Shadaloo in questo caso altro non è che il Vietnam e non solo perché ne viene inquadrata una mappa, ma perché, con una delle citazioni più offensive della storia per il film originale, ad un certo punto si sente uno speaker radiofonico che grida “Good Morning Shadaloo”. Non aggiungiamo altro, riposi in pace Robin Williams.
Eppure, stroncato dalla critica, odiato dai videogiocatori, questo film ha incassato 100 milioni di dollari, a fronte di 35 milioni di budget (spesi quasi interamente per i cachet di Van Damme e Julia e ce ne siamo anche accorti). Quindi i veri colpevoli forse siamo noi.
Potremmo stare qui per ore a trovare difetti e orrori di questa trasposizione cinematografica, ma abbiamo già speso abbastanza tempo. Perciò proviamo a chiudere con un plot twist e ve lo consigliamo, ma solo in un’occasione: con tanta pizza, tanti amici e tanta voglia di blastarlo dall’inizio alla fine.