Yakuza Apocalypse – Recensione

Il 25 Maggio è uscito il DVD di Yakuza Apocalypse, film diretto da Takashi Miike (Ichi the Killer, 13 Assassins) e presentato al Festival di Cannes. Mi sembra un buon motivo per rivedere questo film allucinato, violentissimo, avvincente e grottesco.

Già la copertina varrebbe da sola il prezzo dell’acquisto. La dicitura «dalla mente perversa di Takashi Miike», posta vicino al titolo, e l’immagine principale, cazzuta e apocalittica, fanno presagire ciò che il film ha da offrire. Il retro di copertina riproduce invece cinque fotogrammi del film stesso, che incuriosiscono ma al tempo stesso eliminano ogni certezza.

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Per chi non conosce Miike e non sa che aspettarsi, il film può provocare, già dalle prime scene, una forte incredulità; sensazione che non può che crescere esponenzialmente durante la visione, toccando picchi di vero e proprio assurdo (pensate che il destino del mondo è legato ad un cerotto posto sull’ombelico di un uomo-rana). Eppure il film funziona: il patto che il regista stipula con lo spettatore non è mai rotto; Yakuza Apocalypse si gode tutto d’un fiato, senza possibilità di staccare gli occhi dallo schermo. Ovviamente la storia è (quasi) irrilevante, un pretesto per la messa in scena di immagini travolgenti, combattimenti durissimi e invenzioni stilistiche del regista giapponese.

È una storia di vendetta. Il Boss locale della mafia giapponese, amatissimo e magnanimo, viene ucciso da due loschi tipi, uno che ricorda Van Helsing e che gira con una bara sulle spalle, l’altro un combattente fortissimo (interpretato dal mitico Yayan Ruhian) che prima picchia a sangue il Boss e il suo prediletto Kageyama (il protagonista della storia) e poi stacca con la sola forza delle mani la testa del Boss stesso, in una scena crudissima che dura circa 30 secondi! Kageyama, mezzo morto, si ritrova con la testa del suo capo tra le mani. La tesa gli parla, gli dice di vendicarlo, lo morde sul collo e lo trasforma in un vampiro Yakuza.

Kageyama si ritrova con nuovi poteri e assetatissimo di sangue umano. Per saziare la sua sete morde una coppia, trasformando entrambi in vampiri Yakuza. Questi, a loro volta, trasformano in vampiri altre vittime innocenti. L’epidemia dilaga, tanto che dopo pochi giorni risulta difficile per i neo vampiri trovare vittime umane con cui nutrirsi. È l’anarchia.

Ciò che rimane della banda Yakuza umana si allea con gli avversari del Boss, un’organizzazione che ha per capi degli ibridi uomo-animale. Questi sono presentati allo spettatore senza alcuna spiegazione né avvertimento: uno è un Kappa, mostro tradizionale giapponese, l’altro è il già citato uomo-rana, definito «il mostro dell’epoca moderna, il terrorista più cazzuto della Terra!».

Aspettate di vederlo in azione.

Allo sfoggio di combattenti sempre più forti e di mosse di arti marziali che sfidano la legge di gravità e resistenza del corpo umano, si aggiungono scelte stilistiche originali e particolarissime insieme ad atmosfere, luci e ambientazioni in stile “apocalisse word in progress”. Il regista non ha timore di indugiare troppo su ciò che gli sembra importante, come la scena “dei pugni in faccia” (non c’è altro modo di definirla). Divertente, esagerato e  assolutamente fuori da ogni schema, Yakuza Apocalypse è uno dei migliori esempi di cinema che non ama prendersi troppo sul serio. Vedere per credere.