Castlevania, la serie animata – Recensione

L’annuncio di un serial dedicato all’immortale saga di Castlevania da parte di Netflix, punto di riferimento per tutti gli amanti dell’home video di qualità, ha destato molto scalpore.  Castlevania, la serie animata è subito partita con milioni di occhi addosso. Da un lato un qualunque prodotto audiovisivo derivato dalla eccezionale serie vampiresca era atteso da parte di milioni di videogiocatori appassionati come la proverbiale manna dal cielo, dall’altro il terrore, puro, di una dissacrazione di un mito era forte. Con Castlevania non si può scherzare. Decisamente. Siamo di fronte ad una vera istituzione del mondo videoludico, un nome che, dal lontano 1986, accompagna le nostre nottate a caccia di vampiri e lascia dentro di noi ricordi indelebili. Tutto passa, le mode, le tendenze, le generazioni di console, le amicizie, gli amori. Tutto. Ma Castlevania resta, immortale e decadente come i vampiri stessi, da essa così ben rappresentati, con una mitologia iconografica tale da far concorrenza a Bram Stoker stesso, di fatto ideatore dei romantici e maledetti protagonisti del mito vampiresco, nel suo romanzo dedicato a Dracula del 1897. A cui si sono ispirate tutte le successive opere audiovisive cinematografiche successive, peraltro. A partire da Nosferatu di Friedrich Wilhelm Murnau del 1922, film realizzato senza alcuna licenza ufficiale, eppure divenuto nel tempo una vera icona del cinema dell’orrore nel filone dell’impressionismo. Una figura muta, tetra e decadente, tra le migliori interpretazioni del personaggio del Conte Dracula, qui chiamato Conte Orlok per non violare il copyright originale del romanzo. La casa di produzione fallisce, il regista muore pochi anni dopo. La maledizione sulla terra di Dracula è dunque iniziata. Proprio ai successivi film prodotti negli anni trenta del secolo scorso dalla major statunitense Universal Studios si ispira, storicamente, la serie videoludica Castlevania, oggi oggetto di una trasposizione filmica, seppur sotto forma di anime. Il cerchio si chiude, dunque.

Il malvagio e perverso Conte Dracula, interpretato magistralmente dall’attore Bela Lugosi nel film Dracula del 1931 di Tod Browning, prodotto da Universal Studios, prima casa ad avere i diritti sull’immortale opera letteraria di Bram Stoker.

L’ISPIRAZIONE VIDEOLUDICA, CASTLEVANIA DRACULA’S CURSE

Castlevania, la serie animata arriva in esclusiva sul canale specializzato in streaming home video in piena estate, il sette di Luglio, destando un interesse senza precedenti. Netflix distribuisce una prima stagione breve, intensa e composta da soli quattro episodi di meno di trenta minuti ciascuno. Troppo poco, per una serie così longeva e complessa, dicono in molti. Eppure, dopo un solo giorno dal debutto, la stessa casa produttrice annuncia una seconda stagione, segno che questo primo assaggio della serie altro non è che un primo passo verso un’opera più complessa ed articolata, che potrebbe andare a raccontare importanti momenti della trama di Castlevania. Diventata, come sappiamo, incredibilmente lunga ed intricata, in oltre trenta lunghi anni di esistenza, dal 1986 ad oggi. Da dove iniziare, si sarà chiesto dubbioso e pieno di spunti narrativi lo sceneggiatore Warren Ellis, un nome fin troppo noto a chi segue il mondo dei fumetti, autore di opere per editori quali Marvel, D.C. Comics e Avatar Press. Ricordiamo la saga di Excalibur del 1994, Bacio Morboso e la serie Planetary, entrambe del 1999, oltre che il recente romanzo La macchina dei corpi del 2013. Warren Ellis decide di tornare decisamente alle origini, piuttosto che ispirarsi ai videogiochi più blasonati della serie. Primo tra tutti Castlevania Simphony of the Night per Sony PlayStation del 1997, uscito a cento anni esatti dal romanzo di Bram Stoker e arrivato anche su Sega Saturn nel 1998, o anche  Akumajō Dracula X Chi no Rondo per NEC PC-engine Turbo Duo del 1993. Lo sceneggiatore fa invece un passo indietro ancora, tornando al 1989. E ricordandosi forse di un celebre concorso in cui si vinceva un viaggio in Transilvania, organizzato da Nintendo of America, rimasto nell’immaginario collettivo di tutti. Si parte proprio dal terzo episodio visto su Nintendo Entertainment System, quel Castlevania III Dracula’s Curse ambientato nel 1476 che chiude la serie su NES presentando alcuni tra i personaggi più amati della saga, primo su tutti Alucard, il celebre figlio di Dracula. Non mancano poi Trevor Belmont, ultimo discendente della nobile dinastia dei cacciatori di mostri a comparire storicamente nella saga e primo a combattere contro Dracula, Sypha BelnadesGrant Danasty e soprattutto Lisa, l’unico grande amore perduto di Vlad Tepes III l’impalatore, noto come in seguito come il Conte Dracula, condannata a morte dalla chiesa con l’accusa di stregoneria, spezzando il cuore del conte, che diventerà, proprio per quel motivo, il più malvagio personaggio di sempre. Senza cuore, dedito solo alla vendetta, per vendicare la morte di colei che amava.

Tra le ispirazioni iconografiche della serie è impossibile non fare il parallelo con le illustrazioni originali tratte dal leggendario manualetto di istruzioni del gioco Castlevania Dracula’s Curse per NES, che ritraggono i personaggi entrati poi nell’immaginario collettivo di una generazione, Warren Ellis compreso.

LE ORIGINI DEL MALE NELL’OSCURA VALACCHIA DEL 1400

La serie, inaspettatamente non si basa su combattimenti all’ultima frustata tra vampire hunter e vampiro. Anzi, la tradizionale frusta lunga, la sinuosa ed iconica bullwhip usata nella saga videoludica, è quasi bandita dalle scene per dare spazio all’introspezione psicologica dei personaggi. Mettiamo subito le mani avanti, Castlevania, la serie animata, per quello che abbiamo visto finora, che sicuramente è solo un assaggio, è una delle migliori produzioni che potesse arrivare, superiore a qualunque aspettativa. Dotata di un’ottima narrazione, di dialoghi interessanti, lunghi e complessi, che approfondisce i personaggi e li rende più umani e meno eroici di quello che li ricordavamo dal videogioco. Trevor Belmont è dipinto in tutte le sue insicurezze umane, Alucard compare dopo parecchio tempo, eppure resta nel cuore, esattamente come quando pronuncia l’iconica frase “Sono venuto per mettere fine a tutto questo” sfidando il suo stesso padre Dracula per difendere il genere umano, dal conte ritenuto qualcosa di miserabile e degno di disprezzo. La scena, ricorderete, era una di quelle chiave del comparto narrativo del primo titolo per PlayStation del 1997. Questa serie animata riscopre le origini della saga, per vedere come Dracula è diventato malvagio, in seguito all’uccisione della moglie, accusata di stregoneria dalla chiesta, nell’oscura Valacchia del 1476. In pratica Dracula si scopre essere malvagio per colpa degli umani, un colpo di scena eccezionale! Lo sceneggiatore Warren Ellis preferisce indagare sulle ragioni introspettive che hanno portato Dracula a diventare il capo di una enorme armata di mostri ultraterreni che desiderano distruggere l’intero genere umano. La chiesa cattolica ha voluto eliminare il suo unico amore, con accuse di stregoneria, per stupida e becera superstizione religiosa e quindi la sua vendetta sarà terribile. Non eliminerà solamente i colpevoli, ma l’intero genere umano. La vendetta definitiva, e, ne converrete, necessaria. Perchè un amore che finisce, soprattutto per colpa di altri, merita di essere vendicato nel sangue. E di sangue, come lecito aspettarsi, in Castlevania, la serie animata, ne scorre parecchio. Nessuno viene risparmiato, in scene di una truculenza unica, degne del miglior splatter in stile Lucio Fulci, nell’orrore più cupo, gotico e senza salvezza della filmografia europea degli anni ottanta. Vengono in mente le opere del maestro spagnolo Armando de Ossorio Rodríguez che con l’opera La Noche del Terror Ciego del 1971, e i suoi tre seguiti, oggi noti come Ciclo dei Resuscitati Ciechi, ha cambiato per sempre il linguaggio visivo dell’orrore europeo. Tutti sono colpevoli nella mente di Dracula, e devono pagare per aver fatto morire l’unica donna che egli abbia mai amato. 

Le scene dedicate alla vendetta del conte Dracula sono di una crudezza unica, del resto il suo cuore ferito e spezzato lo hanno trasformato in un vero mostro.

UN VOLO DI PIPISTRELLO PREANNUNCIA SCIAGURA SU TUTTO IL VILLAGGIO, ORMAI MALEDETTO DAL CONTE DRACULA…

Dracula ha un solo desiderio, distruggere l’intero genere umano, che a causa della sua ignoranza ha messo al bando l’unico amore della sua vita. La sua trasformazione in vampiro, ci vuole far capire lo sceneggiatore, non è il motivo di tanta cattiveria, ma è proprio il suo cuore spezzato a portare a quella che sarà l’origine del male. Paradossalmente è il personaggio dell’eroe fin troppo noto, Trevor Belmont, ad apparire in maniera del tutto negativa, dipinto come un disperato senza nulla da perdere che vaga ubriacandosi da una bettola malfamata all’altra, con una contrapposizione iconografica enorme, a tratti quasi blasfema, rispetto alla figura tracciata in Konami del suo personaggio videoludico. Ma del resto la sua famiglia è stata maledetta, con l’accusa di tramare essa stessa con le forze del male, da quella stessa chiesa che ha ucciso per ignoranza la dolce moglie del Conte Dracula, al secolo Vlad Tepes III Conte di Valacchia. La serie si basa su dialoghi intensi, a tratti pesanti e fin troppo approfonditi, tra i personaggi che tendono a spiegare la situazione in cui ci si trova. Alla realizzazione tecnica della serie hanno lavorato in modo intensivo ben cinque diversi studi di animazione, coordinati da Ellis. I fan più esperti della serie avranno decisamente pane per i loro denti, con una produzione eccezionale, dall’ottima sceneggiatura e realizzazione tecnica, ma lo spettatore casuale, che magari si aspettava una serie tutta azione, frustate e spicchi d’aglio contro i vampiri, resterà forse deluso. La morale della serie è una sola. Il male vince sempre. Ed il male trasforma le persone, per sempre. mutandole in mostri senza cuore, in vampiri, letteralmente, assetati di sangue.

Di seguito il trailer ufficiale della serie diffuso da Netflix prima del debutto della saga, con tanto di nostalgico soffio sulla cartuccia:

 

 

Super Fabio Bros, al secolo Fabio D'Anna (ma non diteglielo: ancora soffre perché Facebook lo ha costretto a usare il suo vero nome), è un collezionista leggendario di videogiochi nonché super esperto di retrogaming. Ha organizzato due edizioni della mostra ARCHEOLUDICA ed è Responsabile della Collezione al museo VIGAMUS, ha collaborato con i portali specializzati Games Collection e Retrogaming History. Adora Super Mario, Pac-Man e le sue adorabili cagnoline. L'obiettivo finale della sua vita è possedere tutti e 2047 i modelli di PONG esistenti. Attualmente è a quota 69.... quindi augurategli lunga vita e prosperità.