Death Note – Recensione

Si capiva fin dal trailer che il live-action di Death Note non avrebbe reso giustizia al celebre manga giapponese a cui รจ ispirato. E tutti i dubbi e le incertezze si sono sciolte dopo la visione del film, diffuso su Netflix il 25 agosto. Diretto da Adam Wingard, conosciuto ai piรน per il recente The Witch, e con Nat Wolff nel ruolo di Light Turner e Willem Dafoe in quello dello shinigami Ryuk, Death Note รจ unโ€™altra occasione mancata per il colosso dello streaming americano. Sembra nient’altro che un’operazione commerciale, nata con lโ€™intenzione di far breccia in una fascia demografica giovane e piรน attiva nei social network. Anche se il film cerca di regalare al racconto la sua giusta rilettura in merito al potere del โ€˜quaderno della morteโ€™ โ€“ ricordiamo che Death Note nasce e prospera in una cultura diversa โ€“ il risultato finale รจ ben al di sotto delle aspettative, un lavoro che oscilla fra un teen horror ed un racconto di formazione, impreziosito da una colonna anni โ€™80 graffiante ed incisiva.

In questo contesto perรฒ non vogliamo mettere in relazione il live-action con il grande carisma del manga giapponese, ma piรน che altro si vogliono evidenziare (quei pochi) punti forti e punti deboli della nuova produzione di Netflix.

Death Note: di cosa parla il live-action

Ambientato in una Seattle tetra e caotica, la vicenda si focalizza sulla vita disgraziata e da vero outsider di Light Turner, il quale in circostanze poco chiare riceve in dono il quaderno della morte. Il taccuino, scoprirร  presto il ragazzo, ha il potere di controllare la vita – o meglio la morte – delle persone. รˆ proprio Ryuk, divinitร  dell’oltretomba, a consegnare nelle mani di Light il Death Note, e da qual momento la vita del giovane non sarร  piรน la stessa. Ergendosi come giustiziere dei tempi moderni, il ragazzo non immagina che giocare con le forze dellโ€™occulto lo farร  cadere in una spirale di perdizione e di commiserazione. In particolare quando il Death Note lo farร  avvicinare alla ragazza piรน ambita del liceo.

Un film senza un attore che buca lo schermo

Da un prodotto che, inconsapevolmente, finisce per fotografare la gioventรน di oggi, si sperava che lo stesso attore protagonista avesse piรน fascino da vendere. Invece il giovane Nat Wolff, attore semi-sconosciuto, non incarna certo il sinonimo di bellezza ed affabilitร  a cui siamo abituati. Ora che i tempi sono cambiati e soprattutto ad essere cambiati sono i gusti estetici del pubblico, anche lโ€™outsider piรน sfigato ha sempre una marcia in piรน, quella qualitร  che lo distingue dagli altri. Invece il Light di Death Note, oltre ad essere interpretato da un attore del tutto anonimo, non ha la fisicitร  giusta e lโ€™appeal adeguato per pennellare un personaggio cosรฌ pieno di sfumature. Ma il problema non รจ solo Wolff, non รจ la mancanza diย physique du rรดle. Ad esempio, non viene approfondito il suo disagio familiare, non viene dato spazio al dilemma morale (se usare o meno il potere del quaderno) e anche il suo rapporto con la dolce e calcolatrice Mia non trova respiro. E poi, obiettivamente: ma quanto รจ old style il look del protagonista?

Una trama frettolosa in costante bilico fra โ€˜dolore e noiaโ€™

Il manga di Death Note si concede a molte divagazioni sulla natura dellโ€™uomo. Nessuno si aspettava altrettanto dalla versione statunitense, ma quanto meno si sperava che il regista volesse regalare alla vicenda un punto di vista inedito, una visione adatta non solo alla fascia demografica di riferimento; un film, insomma, con diversi livelli di lettura. Invece ci troviamo di fronte ad un plot frettoloso, che non รจ capace di gestire il giร  precario impianto narrativo, finendo per presentare un racconto tedioso, poco incisivo, deciso solo a preservare la sua atmosfera pulp e gore senza costruire qualcosa di lineare ed univoco. Si alternano piรน voci, ma il risultato รจ comunque molto scadente.

Ryuk: unโ€™occasione sprecata

Il dio della Morte sarebbe il vero villain del film, un essere crudele che inganna, uccide a piacimento, deride le vittime: un personaggio che, sfruttato a dovere, poteva rendere davvero tanto. E invece anche lui sfugge all’attenzione di regista e sceneggiatore. Non basta la voce di Willem Dafoe e la perfetta ricostruzione delle sue caratteristiche fisiche a rendere il personaggio credibile. Ryuk, nel film Netflix, viene relegato in un cantuccio, si fa caricatura di se stesso, un personaggio pleonastico il cui carattere non viene mostrato in tutto il suo oscuro splendore, privato com’รจ di tutto l’appeal: un pupazzo parlante.

Anche volendo dimenticare il manga (e l’anime) di riferimento, Death Note rimane un film brutto, se non addirittura noioso. รˆ una pellicola a metร , approssimata, sia per quanto riguarda i personaggi, che per la storia e i contenuti. Peccato.