[Fantafestival 2017] The Wicked Gift – Recensione

The Wicked Gift è uno dei lungometraggi italiani candidati alla 37esima edizione del Fantafestival, uscirà il 6 Dicembre in cinema selezionati e non mi stupirei se si aggiudicasse un Pipistrello d’Oro. Premi a parte, però, il film di Roberto D’Antona ha già mancato un bersaglio. Vicinissimo a diventare la piccola perla del festival romano e dell’indie italiano di genere del 2017, il film presenta invece qualche difetto che, purtroppo, non possiamo ricondurre al budget limitato dell’auto-produzione.

Ma vediamo un attimo la storia. Da anni le notti del timido Ethan (Roberto D’Antona) sono funestate da terribili incubi che gli impediscono di dormire. Afflitto da insonnia incurabile, e convinto di soffrire di disturbi della personalità, il riservato designer affida le sue inquietudini a un terapista. Intanto, una bella ragazza, barista, di cui Ethan è innamorato, crea una breccia nella sua solitudine.

Ma l’equilibrio del giovane uomo è fragile, e sappiamo tutti quanto siano utili gli psicanalisti nei film horror! È quindi grazie all’intervento spirituale di una medium che Ethan riesce ad affrontare i propri demoni: nel lungo viaggio interiore alla ricerca di significati, l’uomo scopre che la fonte dei suoi incubi ha una natura ancora più oscura di quella che immaginava.

L’immaginario dell’horror più o meno classico, da The Ring a Sam Raimi, viene qui condito con elementi di vita quotidiana. I protagonisti, ad esempio, vengono inquadrati molto spesso mentre compiono azioni banali come mangiare un panino, comprare e bere un cappuccino, andare al cinema, prendersi in giro, annoiarsi durante un corso d’aggiornamento, e persino parlare di religione. L’intento, probabilmente, è quello di rendere i personaggi più reali, in modo da aumentare la tensione nei momenti in cui sono vicini al baratro dell’orrore.

Il problema è che l’effetto della quotidianità sulla tensione è l’opposto di quello che D’Antona voleva ottenere. La sceneggiatura ondeggia fra orrore e commedia, e solo il primo dei due è riuscito. La buona notizia è che l’atmosfera del terrore è davvero ben realizzata, ed era da tanto tempo che in Italia non provavamo sinceri brividi per un prodotto indigeno.

The Wicked Gift rappresenta l’esordio alla regia di D’Antona, che figura anche in veste di attore protagonista, sceneggiatore e montatore. È una piccola crew, quella di Wicked, e quindi bisogna adattarsi, prendersi maggiori responsabilità e coprire più ruoli. E così Annamaria Lorusso, che nel film interpreta la medium, è anche produttrice, mentre Francesco Emulo, che interpreta il miglior amico e collega del protagonista, è assistente alla regia. Una menzione d’onore va alle musiche della bravissima Aurora Rochez, che potrebbero reggere un film da sole.

Anche D’Antona è bravo: regista, attore, sceneggiatore e montatore: gli riesce tutto. E il suo team? Bravo pure esso. Ciò che è mancato a The Wicked Gift è un produttore esperto, e per produttore è da intendersi qui persona di buon senso capace di imporre il proprio volere. Il buon senso avrebbe detto che gli attori sono in parte, non c’è tutto questo bisogno di parole. Che montaggio, luci e musiche sono capaci già da sole di creare tensione, non è necessaria la backstory. Che se due personaggi parlano durante la proiezione di un film al cinema, la luce su di loro non può essere fissa. The Wicked Gift: 20 minuti in meno ed è un gioiellino.

Siciliano di nascita e anche di adozione, adesso gravita sul Raccordo. Per qualche ragione a lui ignota continua a studiare, ma dopo la laurea è convinto che avverrà il ricongiungimento all'Essere. Scrive, legge e si guarda in giro.