Fantasticozzi, il documentario di Felipe M. Guerra su Luigi Cozzi, è stato forse uno dei più azzeccati omaggi per questo Fantafestival 2017. Luigi Cozzi è prima di tutto un amante devoto della fantascienza, ci dice lui stesso nel documentario che sin da piccolo la fantascienza era il suo mondo.
Con Futuria Fantasia, la sua prima fanzine italiana del genere, il piccolo Atreiu diventa parte attiva del lato fantastico del cinema italiano e sostenitore del Festival del film di fantascienza della sua città, fino alla possibilità, a Roma, di realizzare il suo primo film, Il tunnel sotto il Mondo.
Quando comincia a collaborare con Dario Argento come soggettista, partecipando alla realizzazione del film Quattro mosche di velluto grigio, Cozzi dimostra di possedere l’entusiasmo necessario per la meticolosa ricerca (nel cartaceo) che Dario richiedeva nel suo lavoro. Infatti, se è vero che quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare, è vero anche che quando c’è una ricerca autentica i competenti se ne accorgono, per la stessa ragione per cui i veri fan non possono ignorare il lavoro del Fantafestival di Roma da 37 anni. Dopo la realizzazione di film per la televisione (Il vicino di casa e La porta sul buio), infatti, Cozzi non si ferma: organizza una maratona di film fantascientifici al Cinema Planetario di Roma, durata circa due mesi, con un ottimo successo di pubblico (esperimento ripetuto a Milano, Firenze, Torino e Genova), realizza L’assassino è costretto a uccidere ancora, a cui lui avrebbe volentieri dato un altro titolo (forse Spider) e poi ancora la commedia-sexy su cui lo stesso ironizza, La portiera nuda. Ma la sua grande soddisfazione verrà dal lacrima-movie Dedicato a una stella, la sua prima affermazione internazionale.
Ancora grazie all’abilità di compromettere le esigenze di mercato con la sua passione, due anni dopo Cozzi ricolorò il primo film della serie dedicata a Godzilla, avendo così la possibilità di aggiungere spezzoni originari di vari documentari e cinegiornali della seconda guerra mondiale. Ne viene fuori Cozzilla, una delle prime pellicole ricolorate (in modo del tutto originale). Anche il celebre Scontri stellari oltre la terza dimensione viene realizzato grazie alla furba mossa di Cozzi di far credere all’insistente produttore che avrebbe fatto una cosa “uguale a Guerre stellari” (che, come sappiamo, fu subito un successo!). Del resto, “loro non ne capiscono niente!”, afferma con ironia: pensiamo – di nuovo – al titolo (“orribile!”) di Contamination, il suo ultimo film di fantascienza.
Altre chicche fra il sarcasmo e la pazienza ci narra il protagonista di Fantasticozzi a proposito de Le avventure dell’incredibile Ercole, Shark: Rosso nell’oceano (Bava), Turno di notte, Nosferatu a Venezia (con Klaus Kinski e Barbara De Rossi), Due occhi diabolici e La sindrome di Stendhal (con Dario Argento) e i suoi Paganini Horror e Il gatto nero.
La sua cultura non rimane mai sterile e così, dopo la realizzazione di vari documentari sul collega e amico Dario Argento e, quindi, sui temi del fantastico, dell’orrore, della fantascienza e del giallo, il cinema del genere di origini italiane scompare e Luigi Cozzi comincia a insegnare all’Accademia di Cinema romana ACT MULTIMEDIA e a curare la stesura di libri e riviste per le collane editoriali della società Profondo Rosso.
Felipe M. Guerra ci mostra davvero quel tunnel sotto il mondo di Cozzi: quello di chi mette in moto un materiale eterogeneo di idee e di passione facendo conto della realtà data e quindi dell’incompetenza viziata di certi produttori e detentori del mestiere e insieme degli escamotage creativi per non schiacciarsi su questi. Il funambolismo sul filo della realtà che muove Cozzi nel mondo della Fantascienza è forse la stessa ragione che ci consente oggi di avvicinarlo al nostro mondo: il negozio esclusivo di Profondo Rosso, a Roma.
Raggiunto con estrema soddisfazione il suo scopo, quello di poter occuparsi delle cose che gli piacciono, Cozzi ha realizzato un ultimo film nel 2015: Blood on Méliès’ Moon, un vero e proprio viaggio stellare in quel cinema fantastico che va avanti solo grazie all’amore coraggioso dei suoi appassionati, gli stessi – in fondo – di quelli del Fantafestival di Roma.