Romance of the Three Kingdoms XIII – Recensione

Fra le tante case di software giapponesi che si sono distinte dalla massa, nel bene o nel male, dagli albori dell’intrattenimento videoludico fino ai giorni nostri, una posizione di riguardo è da consacrare senza ombra di dubbio alla Koei: fondata sul finire degli anni ’70 quale coronamento del sogno di Youichi Erikawa, dopo il tracollo della sua piccola attività familiare, il colosso nipponico ha abbracciato una vasta gamma di generi con alterne fortune, dai giochi sportivi a quelli musicali passando per un nutrito portfolio di titoli d’azione, come la celebre saga nata in guisa di picchiaduro a incontri con il primo Dynasty Warriors su PlayStation ed in seguito evolutasi nei più conosciuti hack ‘n’ slash con i capitoli successivi. Ciò nonostante, e in particolare fra le schiere dei suoi connazionali, la Koei viene comunemente associata con una ben determinata tipologia di strategici che uniscono una complessa profondità gestionale alla necessità di pianificare in prima persona gli interventi tattici sul campo di battaglia e, a partire dagli episodi pubblicati su PlayStation 2, anche a qualche contaminazione ruolistica sotto forma di personaggi ben definiti da interpretare e punti abilità da distribuire. Questo tredicesimo capitolo di Romance of the Three Kingdoms (o Sangokushi in giapponese), come gli altri che lo hanno anticipato, è ambientato nella Cina del II secolo e si basa sugli eventi descritti tanto nelle Cronache dei Tre Regni, il testo storico ufficiale redatto da Chen Shou, quanto nella colorita rielaborazione ad opera di Luo Guanzhong, che scrisse il Romanzo dei Tre Regni oltre mille anni più tardi: i regni in questione sono quelli di Shu, Wei e Wu, che si contesero il dominio sui reciproci territori per quasi cento anni dopo la caduta della corrotta dinasta degli Han. Facendo fede al vecchio adagio secondo il quale non importa la freschezza di una storia quanto il modo in cui essa viene raccontata, la Koei ha rinnovato ulteriormente la formula del suo cavallo di battaglia nel tentativo di avvicinare anche i neofiti al genere e, al contempo, stratificare l’approccio strategico per offrire agli appassionati di lunga data il giusto spessore cui sono stati abituati nel corso degli anni, senza comunque modificare lo scopo ultimo: reclutare un esercito potente, conquistare e gestire le città vicine, bilanciare l’utilizzo della diplomazia e della forza bruta e, in conclusione, unificare la Cina sotto il nostro vessillo. Romance of the Three Kingdoms XIII, per comodità) rappresenta inoltre un ritorno in grande stile sul mercato internazionale, grazie al lancio della versione tradotta in lingua inglese che oggi fa il suo debutto nei negozi fisici e virtuali di tutto il mondo, a ben otto anni di distanza da RotTK 11 che fu anche l’ultimo ad affacciarsi fuori dai confini asiatici.

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IL SAGGIO VINCE PRIMA DI COMBATTERE

Per tenere sotto controllo ogni singolo aspetto che Romance of the Three Kingdoms XIII ci richiede di gestire, il giocatore deve navigare attraverso una pletora di menu ricchi di opzioni e settaggi che, in tutta franchezza, sarebbero capaci di annichilire l’entusiasmo di chiunque e spingerlo ad abbandonare i propositi di conquista ancora prima di iniziare. I tutorial confezionati fino ad oggi da Koei sono sempre stati talmente esaustivi da poter essere quasi venduti a parte (e, considerata la generale tendenza della casa giapponese alla monetizzazione selvaggia, non mi sento di escludere del tutto una simile eventualità per il futuro), ma nel titolo che stringiamo fra le mani è stato operato un ulteriore salto di qualità con il cosiddetto Hero Mode, che ci consente di apprendere le basi in una serie di scenari collegati fra loro, che ripercorrono la catena di eventi narrata nel Romanzo dei Tre Regni in maniera cronologica: l’inizio ci vede proiettati nel 184 d.C., alla vigilia della cosiddetta rivolta dei Turbanti Gialli durante la quale centinaia di migliaia di braccianti, stanchi di essere vessati da una carestia particolarmente accanita e dalle continue tasse imposte dall’imperatore, insorsero contro i signori feudali. In un siffatto contesto veniamo calati nei panni di Liu Bei, un povero ma ambizioso artigiano che, attraverso una breve serie di missioni volte ad illustrare le meccaniche di interazione fra i personaggi, incrocia il cammino del poderoso Zhang Fei e del colto Guan Yu, con i quali stringe il celebre (benché solo supposto) Giuramento del Giardino del Pesco, che vincola l’uno agli altri finché la loro patria non sarà finalmente unita. Oltre all’indubbio valore artistico e scenografico, sebbene le illustrazioni siano state in buona parte estrapolate da quelle presenti in RotTK 12, le sequenze di dialogo e di contatto sociale fra i personaggi mettono anche in relazione questi ultimi su una comoda mappa consultabile in qualsiasi momento e, di conseguenza, traducono questi legami in valori numerici che ci serviranno più avanti per valutare l’efficienza sul campo di battaglia delle unità comandate dai nostri sottoposti. Allo stesso modo, tutti gli altri aspetti tattici e simulativi del gioco vengono presentati sotto forma di incarichi circoscritti che introducono poco a poco ogni singola sfumatura di Romance of the Three Kingdoms XIII, a completo beneficio dei giocatori di qualsiasi livello: la formula così implementata ha infatti il vantaggio di non dover semplificare troppe delle sue caratteristiche al fine di accalappiare un pubblico meno avvezzo, e di converso alienarsi i fedelissimi che apprezzano la necessità di barcamenarsi fra innumerevoli statistiche, ma riesce a convogliare tutte le informazioni necessarie in un flusso logico e scorrevole, quantunque piuttosto diluito. L’unica pecca è l’impossibilità di selezionare parti specifiche da approfondire prima di aver giocato le precedenti, dettaglio che potrebbe rappresentare un ostacolo tedioso per quanti sono interessati a prendere dimestichezza nell’immediato solo con determinate funzionalità.

La parte più corposa del titolo però è costituita, chiaramente, dalla campagna vera e propria, per affrontare la quale possiamo selezionare rapidamente un anno fra quelli più significativi del periodo dei Tre Regni ed uno dei personaggi descritti nel romanzo originale, oppure crearne uno da zero con relativa fazione di appartenenza e modificarne gli attributi distintivi come meglio crediamo, grazie ad uno smisurato assortimento di preferenze che permettono di configurare l’esperienza di gioco fin nei minimi particolari. A seconda del ruolo che decideremo di interpretare, potremo quindi soddisfare i desideri dei nostri superiori e conquistare le province che ci ordinano di occupare, attenendoci agli eventi che si svolgono in maniera affine a quanto narrato nei libri o tentando di dare una svolta inedita alle vicende, come pure calarci nel ruolo di un governatore locale ed amministrare le città nelle quali ci siamo insediati grazie ai rappresentanti del consiglio ed agli ufficiali reclutati a tale scopo, la cui devozione è direttamente proporzionale alla solidità del rapporto che abbiamo instaurato con loro. Tutti i funzionari possiedono tratti e competenze specifiche, in grado di facilitare l’amministrazione sotto uno o più punti di vista: alcuni, ad esempio, potrebbero avere trascorsi da contadino e dunque aiutarci nella gestione delle politiche agricole, migliorando la resa dei raccolti e l’approvvigionamento dei viveri per gli eserciti. Gli incarichi che assegneremo loro li aiuteranno inoltre ad accumulare esperienza e migliorare la produttività, anche se il metodo migliore per assicurarci i loro servigi imperituri senza timore di tradimenti è quello di assecondare le richieste che periodicamente ci proporranno: poiché Romance of the Three Kingdoms XIII è strutturato a turni, toccherà a noi decidere la priorità con cui affrontare le incombenze e valutare quanti e quali rischi correre, tralasciando quelle che ci sembrano meno importanti di altre nella speranza che nessuno decida di abbandonare la causa. Offerte in buona fede e proposte un po’ meno legali sono sempre disponibili per migliorare i rapporti con le regioni confinanti, come pure i classici dibattiti che mettono alla prova l’arte oratoria dei nostri intellettuali ed aiutano a costruire (o a disfare) un’immagine fatta non solo di potenza bellica ma anche di ragione e assennatezza. Soffermandoci sulla gestione in tempo reale delle battaglie, bisogna ammettere come il comparto grafico non sia esattamente all’ultimo grido, un vero peccato quando in circolazione si possono trovare dei tangibili capolavori come Total War: Warhammer. La responsabilità principale degli aspiranti condottieri, oltre a guidare con prudenza le proprie truppe e non lasciarle andare al massacro senza un’adeguata strategia, è quella di preoccuparsi delle razioni in costante declino, specie durante gli assedi, e della buona preparazione tanto dei soldati quanto dei generali che li comandano. Una volta ingaggiato un avversario, potremo indirizzare i plotoni verso strutture e reggimenti, tenendo presente che alcune tattiche come la manovra a tenaglia (due unità separate che convergono su una) conferiscono vantaggi numerici, nonché utilizzare le capacità dei comandanti per attivare una serie di bonus temporanei. Il rovescio della medaglia è rappresentato dall’interfaccia fin troppo limitata, che consente solo di cliccare su alleati da selezionare, avversari da attaccare e poteri da attivare, e dalla scelta non molto condivisibile di sfruttare una sola barra energetica per tutte le abilità speciali disponibili, forzando così la decisione verso quelle a nostro avviso più utili o potenti e ignorando tutte le altre.

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Gli aficionados resteranno infine delusi dalla casualità dei duelli che si scatenano nel corso degli scontri, non più dipendenti dalle azioni del giocatore, e dall’estrema semplicità degli stessi che, sebbene siano di nuovo sequenze interattive dopo i banali filmati cui erano stati ridotti nel XII, restano comunque lontani dalle vette raggiunte nell’XI. Data la sua natura cross-platform, ivi compreso un porting per PlayStation 3, Romance of the Three Kingdoms XIII non sfrutta la potenza delle macchine per le quali è stato realizzato ma, a conti fatti, si tratta di un dettaglio marginale. La buona notizia è che il dettaglio grafico relativamente basso consente performance notevoli sia su console che su PC, persino qualora quest’ultimo sia un po’ datato. Unico beneficio concreto della versione Windows rispetto alle altre è la possibilità di impostare risoluzioni più elevate. L’interfaccia di controllo è pensata per ogni tipo di periferica, e differisce di quel tanto che basta ad offrire la giusta sensazione di stabilità sia con un joypad che con i tradizionali mouse e tastiera.