Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate – Recensione

Spike Chunsoft è una certezza in fatto di roguelike. La serie Mystery Dungeon si fregia di una lunga lista di titoli interessanti, tra cui un buon numero di spin-off sui Pokémon, e raggiunge una delle sue massime espressioni con i giochi di Shiren, misterioso e laconico avventuriero accompagnato da un furetto parlante. Questa versione proposta su PS VITA, con un nome ridicolmente lungo (Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate), si colloca come quinto titolo della saga, ed è un porting della versione uscita su Nintendo DS solamente in Giappone. In sostanza, è la prima volta che questo gioco arriva in Occidente e viene tradotto, perciò è probabile che per la maggioranza dei giocatori si configuri come una nuova avventura, più che come un rifacimento.

Shiren the Wanderer The Tower of Fortune and the Dice of Fate

L’AVVENTURA CONTINUA

Definita dalla maggioranza degli appassionati come “spietata”, la saga di Shiren possiede effettivamente un alto livello di sfida che potrebbe spaventare i principianti, ma è in realtà più accessibile e godibile di quanto si possa pensare, soprattutto se si è disposti a giocare in maniera ragionata e riflessiva, evitando di buttarsi nella mischia. Come in ogni roguelike, ad ogni nostra azione e movimento corrisponde quella dei nemici, che non hanno altro scopo se non raggiungerci e maciullarci orribilmente, ed è perciò necessario pensare bene ad ogni nostra mossa, valutando anche in quale direzione dirigere il nostro sguardo e i nostri attacchi. Ci vengono in aiuto una quantità spropositata di item acquistabili o dispersi nei dungeon: oltre alle armi equipaggiabili, sono presenti diversi tipi di frecce e rocce da lanciare, aste magiche con usi limitati, incantesimi monouso, erbe curative ed un’immensa varietà di vasi di ogni tipo. Combinare gli oggetti è assolutamente necessario per sopravvivere, ed a volte siamo costretti a consumare potenti strumenti monouso, come incanti che addormentano tutti i nemici nella stanza, per fuggire alla lotta. Come se non bastasse, spade e scudi possono essere fusi tra loro o con altri item, possono essere potenziati con l’uso o persino lasciati a mollo in un misterioso calderone che fornisce ogni giorno (giorno reale, tenete d’occhio il calendario) un’arma diversa, con potenziamenti random inediti. E pressoché infiniti.

[quotedx]La saga di Shiren possiede effettivamente un alto livello di sfida[/quotedx]

La preparazione è la via per il successo: una volta entrati in un dungeon, possiamo uscirne solamente da vincitori o da cadaveri. La seconda opzione non è esattamente l’ideale, poiché la morte ci spoglia di tutto l’equipaggiamento, di tutti gli item nello zaino, dei soldi guadagnati e del livello raggiunto nell’ultimo labirinto affrontato. Messa così, la situazione può apparire davvero drammatica, ma in realtà ci sono diverse attenuanti del caso: possiamo lasciare soldi ed oggetti preziosi in un deposito in città per proteggerli, ed il livello di esperienza raggiunto si azzera in ogni modo concluso il dungeon precedente, facendoci sempre ripartire da capo anche in caso di vittoria. Nonostante la morte sia dunque una complicazione piuttosto seccante, non è così frustrante da spingerci a lanciare la console dalla finestra, bensì ci stimola a preparare meglio la nostra prossima incursione ed a decidere accuratamente quali oggetti portare con noi e quali tenere al sicuro per il futuro. Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate presenta in effetti l’ideale bilanciamento tra difficoltà elevata ed intrattenimento, e non fa mai pesare al giocatore l’ardua sfida, rendendola ogni volta nuova ed intrigante. Oltre ai dungeon della storia, sono presenti nel primo villaggio una quantità quasi ridicola di labirinti extra, che sono da soli sufficienti a tenervi impegnati per decine di ore. Questi passatempi secondari vi permettono di comprendere senza rischi le varie strategie, conservando l’equipaggiamento ed i soldi e guadagnando anche oggetti extra, ma soprattutto sono dannatamente divertenti. In particolare il dungeon delle statue vi richiede di sistemare queste ultime su appositi piedistalli, spostandole e risolvendo innumerevoli puzzle ambientali davvero piacevoli e variegati. Per darvi un’idea della longevità, considerate che ci sono 25 pagine solamente di liste di questi enigmi disponibili, ed alcuni di essi richiedono un ragionamento piuttosto lungo ed elaborato. Raggiungere buoni punteggi in questi dungeon extra ci permette inoltre di entrare nelle specifiche classifiche online, che rappresentano solo una piccola parte della componente social del titolo: è possibile anche giocare in multiplayer cooperativo (dividendo i punti vita) o competitivo, nonché richiedere aiuto ai giocatori dopo una nostra morte, cercando così di evitare tutti i malus che ne conseguirebbero.

Shiren the Wanderer The Tower of Fortune and the Dice of Fate 2

La tanta carne al fuoco, è deliziosamente accompagnata da un contorno di musiche orecchiabili e piacevoli, che variano di dungeon in dungeon, e da uno stile grafico retrò particolarmente apprezzabile per i nostalgici della pixel-art colorata. La caratterizzazione dei nemici e delle armi è inoltre eccellente: ogni diverso mostro ha aspetto peculiare, ed ogni diversa spada o scudo si presenta con un design interessante che permette immediatamente di intuirne anche le potenzialità. Presentarsi in battaglia con uno spadone ricoperto di spine ed uno scudo costituito dalla testa di una belva, ha decisamente il suo fascino. Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate è un titolo che merita l’attenzione dei possessori di PS VITA, e che dovrebbe risaltare nel mare di titoli usciti per la console e rimasti un po’ nel dimenticatoio, poiché eccelle per varietà e per longevità.