Da quando la Capcom ha inaugurato il genere degli hunting game con il suo Monster Hunter originale su PlayStation 2, diverse case di software si sono cimentate nella creazione di action RPG: da Koei Tecmo con il suo Toukiden a Racjin e Square Enix con Final Fantasy Explorers, passando per la stessa Sony con Soul Sacrifice e Freedom Wars, il panorama degli hunting game è andato di certo ad arricchirsi nel corso degli anni, ma è a Bandai Namco che spetta il merito di aver trasposto anche su personal computer il genere con questo God Eater 2: Rage Burst e con il suo predecessore, God Eater: Resurrection, rifacimenti in alta risoluzione della dilogia nata sulle console portatili della grande S. La scelta di proporre entrambi in un’unica soluzione o, più precisamente, il primo episodio quale corposo extra incluso nell’acquisto del secondo potrebbe rivelarsi azzeccata, in particolar modo per catturare l’interesse dei neofiti di una serie che ancora non ha raccolto troppi proseliti in occidente. Dopo una prima analisi registrata nella nostra anteprima di qualche giorno fa, sarà dunque il caso di valutare quanto gli sforzi di Bandai Namco possano essere ripagati.
SPERO NON SIA TROPPO TARDI…
Una volta avviato il gioco, abbiamo la possibilità di assistere ad un’introduzione animata di ottima qualità ed intervenire direttamente nella creazione del nostro alter ego, per il quale possiamo impostare una nutrita serie di opzioni oltre a sceglierne il sesso vero e proprio. Tuttavia, abbandonate le fasi iniziali, le magagne di un prodotto realizzato per una console portatile dalle prestazioni modeste se paragonata all’hardware attuale (è bene ricordare che la prima versione di entrambi i titoli ha visto la luce su PlayStation Portable) emergono in tutta la loro prepotenza: i modelli tridimensionali dei cacciatori e le arene in cui si svolgono i combattimenti non possono vantare un gran numero di poligoni, mentre le texture risultano alquanto sgranate quando si avvicinano troppo alla telecamera dato che, come unico palliativo, possono contare solo su un blando effetto di sfocatura che tenta di mascherarne la grossolanità, assai meno manifesta su uno schermo molto più piccolo. Le già citate arene, inoltre, sono estremamente circoscritte per aggirare i limiti di memoria della PSP e tali sono rimaste anche nel rifacimento, senza che gli sviluppatori si prendessero la briga di studiare qualcosa di diverso per macchine con una potenza di calcolo superiore. A tali difetti congeniti si aggiungono alcune animazioni piuttosto legnose dei personaggi, invero caratteristiche più dei nostri combattenti umani che degli avversari mostruosi che andremo ad affrontare, ed una certa tendenza da parte della telecamera ad orientarsi verso il basso quando viene agganciato un nemico, forse per distogliere l’attenzione dalla relativa insufficienza dei fondali. Ma, se gli occhi non possono godere di chissà quale spettacolo cosmetico, neanche le orecchie hanno tanti motivi per gioire: in primis, sebbene il titolo possa contare su una discreta localizzazione in svariate lingue, italiano compreso, è davvero inspiegabile l’assenza del doppiaggio giapponese che, di solito, viene enormemente apprezzato dagli appassionati di produzioni nipponiche. In realtà Yusuke Tomizawa, produttore della serie, aveva già affermato in passato che le versioni occidentali avrebbero beneficiato dei soli dialoghi in inglese, e la mancanza risulta comprensibile alla luce dei costi di licenza o dei contratti che, in qualche caso, limitano la distribuzione del lavoro svolto da tutto o parte del cast di doppiaggio al solo territorio nazionale, ma si tratta comunque di una lacuna importante soprattutto perché gli attori americani selezionati non sembrano particolarmente adatti per i ruoli a loro assegnati. E, sebbene le voci dei personaggi siano qualcosa al quale si fa ben presto l’abitudine, altrettanto non si può dire del campionamento complessivo che ostenta un bitrate al di sotto della soglia di tolleranza, altra probabile conseguenza di un riversamento diretto dei file originali che potrebbero risultare godibili se ascoltati attraverso un altoparlante di poche pretese o un paio di cuffiette ma che, se riprodotti da un impianto audio decente, lasciano emergere tutte le imperfezioni derivanti da una compressione eccessiva. Insomma, a livello tecnico God Eater 2: Rage Burst sembra decisamente un passo indietro rispetto alla concorrenza, anche considerata la scarsa presenza di giochi del medesimo genere su PlayStation 4 o PC.
Un disastro completo, quindi? Non proprio perché, quantunque non si tratti certo di un titolo da mostrare agli amici per vantarsi della potenza della propria macchina, God Eater 2: Rage Burst eccelle proprio nei settori in cui altri suoi simili si accontentano di raggiungere la sufficienza facendo leva sul gameplay puro e semplice, ovvero la cura riposta nella costruzione del mondo post-apocalittico nel quale si svolgono le vicende e l’estrema dinamicità delle battaglie. Nel corso dell’anteprima ho già parlato della storia che fa da contesto a quella che altrimenti sarebbe una serie infinita di combattimenti, e di come quest’ultima sia stata implementata in modo da richiamare l’alberatura di scelte e conseguenze che di solito è possibile trovare nelle avventure o nelle visual novel, enorme punto a favore per quanti desiderano non solo affondare le armi nel robusto carapace dei mostri ma anche approfondire le relazioni che si instaurano fra i membri della propria squadra. Il nostro alter ego non possiede una voce vera e propria durante le conversazioni, poiché il suo atteggiamento è veicolato dalle scelte del giocatore ed il tono selezionabile in fase di creazione serve soltanto a diversificare le espressioni utilizzate sul campo di battaglia, ma il resto del cast riesce a tenere in piedi una valida narrazione fatta di intrighi politici, solidi legami nati dalla guerra, eroici salvataggi e malinconiche tragedie che per qualcuno potrebbe sembrare fin troppo stereotipata e spesso enfatica per amor del fanservice ma che, nella maggior parte dei casi, riesce a conferire un’eccellente tridimensionalità a tutte le figure coinvolte. Le centinaia di sfaccettature della trama vengono sviscerate durante le fasi di intermezzo tra una missione e l’altra, nelle quali avremo modo di girovagare a bordo della gigantesca nave terrestre sulla quale siamo dislocati e dialogare con il resto dell’equipaggio, che siano cacciatori come noi oppure altri personaggi secondari, nonché di accedere alle schermate di configurazione dell’equipaggiamento, alla messaggistica interpersonale e ad un ottimo database sempre aggiornato che ci consente di tenere traccia di un intero mondo in costante evoluzione senza il rischio di perdere delucidazioni utili strada facendo.
Il combattimento poi, autentico fulcro del gioco, si sviluppa in tre parti distinte che prevedono l’assalto a distanza degli avversari, lo scontro in mischia e le tattiche difensive da implementare al meglio per aumentare le nostre probabilità di sopravvivenza. Grazie alla capacità delle particolari armi organiche dei God Eater di mutare forma, siamo in grado di alternare fra le tre modalità in maniera assolutamente fluida a seconda dell’esigenza, anche se l’approccio di base prevede l’analisi degli schemi comportamentali dei mostri come in qualsiasi hunting game che si rispetti, la sperimentazione con vari proiettili elementali a seconda delle resistenze e delle debolezze di questi ultimi, il duello all’arma bianca ed il ripristino delle munizioni grazie alle speciali capacità di assimilazione del God Arc, lo strumento offensivo in dotazione ad ogni God Eater che può letteralmente “divorare” parti degli Aragami affrontati per raccogliere materiali che ci saranno poi utili allo sviluppo di nuove armi e potenziamenti. Il sistema di loot è infatti sempre quello tramite cui si definisce la forza del nostro cacciatore e di conseguenza il livello necessario per affrontare missioni sempre più difficili (e remunerative), qui ulteriormente arricchito dalla possibilità di confezionare attrezzature e capacità speciali migliori grazie al ritrovamento ed all’infusione di God Arc abbandonati nei vari livelli. Altresì importanti sono le relazioni con i compagni che ci seguiranno in battaglia, la cui intensità è in grado di determinare lo sfruttamento di particolari vantaggi nel bel mezzo dell’azione, e le cosiddette Blood Arts che rappresentano variazioni di stile con le armi impiegate, rese durante gli scontri da rafforzamenti di mosse esistenti o dall’introduzione di tecniche inedite, che si innescano con l’utilizzo della configurazione da mischia del God Arc e la cui attivazione è direttamente proporzionale alla pericolosità dell’Aragami affrontato. Rage Burst introduce anche il Burst Rage, uno stato richiamabile soltanto dal protagonista che ci consente di approfittare di una serie di vantaggi soddisfando determinate condizioni durante il combattimento: benché utile come modalità e dotata persino di un brano della colonna sonora espressamente dedicato, spesso la sua esecuzione non è molto pratica e spinge il giocatore ad ignorarla a favore delle “semplici” Blood Arts, le quali fra l’altro migliorano con l’esperienza accumulata. God Eater 2: Rage Burst presenta dunque una serie di rifiniture che tentano di ammodernare la formula degli action RPG di questo tipo senza stravolgerla, ed è in grado di offrire agli amanti del genere almeno un centinaio d’ore di piacevole intrattenimento, anche grazie alla presenza di missioni di livello elevato accessibili da quanti sono riusciti a completare la storia ma vogliono continuare ad affrontare sfide degne di tale nome. La modalità online è un ulteriore toccasana per la longevità del titolo, grazie all’occasione di coinvolgere altri tre cacciatori in tempo reale per le nostre battute oppure di condividere una configurazione specifica del nostro protagonista in modo che altri possano utilizzarlo anche quando siamo offline. Infine, per quanto il vantaggio tecnologico della versione PC sia relativo rispetto alle versioni console e basi tutto sul framerate unlockato che può raggiungere i 60 frame al secondo, dettaglio comunque tutt’altro che marginale data la natura del gioco, di contro le console Sony offrono la funzionalità di cross-save su entrambi i titoli (Rage Burst e Resurrection) e il cross-buy per il solo Resurrection, perciò la copia di quest’ultimo in omaggio con l’acquisto di Rage Burst verrà elargita sia per PlayStation 4 che per PlayStation Vita nello stesso pacchetto.