Un’opera come Little Briar Rose, avventura punta e clicca sviluppata da Elf Games Works (al tempo Piero Dotti e Fabiola Allegrone) non è un semplice videogioco indipendente italiano. Il titolo, nato come progetto per l’Indie Game Maker Contest del 2014, prende la tradizione di favole classiche come La Bella Addormentata nel Bosco, I Fratelli Grimm o La Bella e La Bestia, e le porta in un’inedita cornice estetica, unica e realmente sorprendente, apparendo come un’avventura Punta & Clicca dipinta sui frammenti di una vetrata. E il risultato, fortunatamente, è alla pari della sua bellezza estetica.
C’ERA UNA VOLTA
Disponibile su PC, App Store e Google Play sotto etichetta Mangatar, il gioco prende il via con un incipit delicato e funzionale: la piccola Aurora viene maledetta da una strega malvagia, offesa per non essere stata invitata dai reali alla cerimonia di battesimo della figlia. Questa, infatti, le lancia un sortilegio che la condannerà a morte una volta raggiunta l’adolescenza, pungendosi un dito col fuso di un arcolaio. A sventare il nefasto episodio intervengono le fate del reame, che purtroppo però deviano solamente gli effetti del maleficio, dato che la giovane principessa cade comunque in un sonno profondo. Solo ricevendo il bacio del vero amore la ragazza potrà risvegliarsi e vivere “per sempre felice e contenta” portando di nuovo splendore al suo regno. Little Briar Rose mette il giocatore nei panni del principe azzurro di turno, partendo al centro del bosco che porta al castello di Aurora. Attenzione però: non si tratterà di un viaggio dall’esito scontato e per nulla semplice.
[quotedx]Il risultato, fortunatamente, è alla pari della sua bellezza estetica[/quotedx]
Come nelle classiche avventure grafiche per smartphone e tablet, basterà indirizzare con la semplice pressione di un dito il nostro personaggio verso i singoli abitanti dei vari villaggi ed avamposti, chiaramente presi dall’immaginario fantasy tradizionale (abbiamo goblin, folletti, fate ed altre creature fantastiche più o meno note). Questi, nella maggior parte dei casi, gli doneranno uno spirito globulare da collocare in un fungo gigante situato al crocevia della mappa, mettendoci di fronte ad un rompicapo di sistemi concentrici da far coincidere per liberare così il sentiero da piante rampicanti e rovi che impediscono il passaggio. Essendo appunto impostato come una tradizionale avventura Punta e Clicca, interagire con i personaggi e con lo scenario, raccogliendo oggetti e informazioni, sarà alla base del sistema di gioco di Little Briar Rose, che ovviamente ci punirà nel caso dovessimo fallire nel nostro compito. Infatti, al posto di un tradizionale game over, vedremo il nostro caro e temerario principe diventare parte integrante della scenografia, mentre un nuovo eroe prenderà il suo posto conservando tutto il materiale da noi raccolto fino a quel preciso istante. Ogni fallimento vedrà quindi l’ingresso in scena di un principe nuovo di zecca, diverso nel nome e nel vestiario ma con lo stesso, identico nobile obiettivo principale.
Accedere al castello e rompere il maleficio della strega è il traguardo finale in Little Briar Rose e, purtroppo, arrivarci sarà impresa sin troppo facile per l’utente medio, complice anche una longevità tendente un po’ al ribasso. Ad ogni modo, pur durando solamente una manciata di ore, lo spettacolo visivo messo in piedi da Elf Games Works ci delizia con scenografie che si rifanno alle classiche vetrate gotiche di numerose chiese europee (accompagnate inoltre da un comparto audio più che d’atmosfera e ad una localizzazione in italiano decisamente puntuale), per un risultato che non ha nulla da invidiare a produzioni ben più blasonate e con un budget ben più alto di questa produzione Made in Italy distribuita da Mangatar. I nostri più sinceri complimenti.