Farpoint – Recensione

Un piccolo sobbalzo aveva fermato ultimamente il mercato VR: recentemente, infatti, pochi titoli tripla A erano comparsi sulle nostre piattaforme, creando un po’ di paura in tutte quelle persone che avevano investito soldi per l’acquisto di una periferica VR. Eppure non tutto è perduto: mentre giovani intraprendenti si contendono lo scettro di miglior titolo dedicato alla realtà virtuale, Sony ha rilasciato qualcosa di temuto da molti a causa delle sue mille possibili problematiche: uno sparatutto in prima persona, con tanto di periferica dedicata. Ecco a voi Farpoint.

Il gioco ci lancia in un’avventura incentrata totalmente sul salvataggio di due scienziati che, spediti nello spazio, su di una stazione spaziale, tramite una singolarità vengono catapultati in un mondo ostile, popolato da creature aliene. Sarà quindi obbligatorio tentare di scoprire dove sono finiti il Dottor Moon e la Dottoressa Tyson, incontrando comunque orripilanti creature pronte ad ucciderci.

Abbiamo provato il gioco con la periferica a forma di fucile, il Controller Aim, e il feeling è tremendamente divertente: con molte funzionalità e tante possibilità, il titolo ci permette di calarci nei panni di questo eroe che dovrà capire dove sono finiti i due dottori: potrà farlo attraverso molteplici azioni, come seguire determinate tracce, ricostruire delle scie lasciate da loro oppure visionando i diari di bordo ricostruiti dall’intelligenza artificiale della tuta.

I comandi del fucile si adatteranno a seconda delle armi, sfruttando principalmente il grilletto, l’analogico anteriore e il sensore di movimento. Le armi potranno essere cambiate tramite una pressione di un tasto, o muovendo dietro la schiena l’arma, simulandone la presa da dietro le spalle. La mira risulta davvero ben calibrata, e i movimenti vengono gestiti nel migliore dei modi, adattandosi ad ogni tipo di giocatore. Ogni arma inoltre avrà dei colpi speciali, permettendovi di scegliere la giusta combinazione per ogni alieno che incontrerete. Ciò che però fa uscire fuori di testa, rimane senza dubbio l’impressione tattile: il controller AIM che utilizzerete, infatti, darà un piacevole feedback tattile, grazie al suo peso, alla vibrazione e alle sue funzioni. Per mirare meglio, infatti, potrete portare il fucile vicino all’occhio e osservare dal mirino, oppure indirizzare con un laser l’arma secondaria, il tutto nel modo più istintivo e pratico possibile. Ciò che risulta meno istintivo invece sono i movimenti: assegnati alla levetta analogica per il movimento, e alla vostra testa per la rotazione, in principio potrebbe darvi un po’ fastidio, sopratutto vedendo dei movimenti un po’ plastici: niente di insuperabile, comunque, visto che smetterete di notarlo dopo pochi minuti.

Anche se può sembrare interessante, la storia del gioco, che si dipana per 8 mappe, sarà poco originale, sfruttando cose viste e riviste, che però in salsa VR riescono comunque a rendere un’ottima esperienza. Oltre alla modalità single player, una modalità cooperativa online comparirà nel gioco: disponibili solo 4 mappe, essa però rende molto meglio il concetto di sparatutto VR, aggiungendo una meccanica di cooperazione davvero divertente (ancora di più col fuoco amico attivo).

Parlando dei veri nemici del gioco, gli alieni che troverete saranno di varie tipologie: passiamo dai più piccoli, capaci di saltarvi addosso e sfruttare tunnel creati appositamente da loro per sorprendervi, a quelli che contengono liquidi velenosi, arrivando infine a quelli corazzati. La IA è inoltre studiata per sfruttare al meglio la VR: gli alieni piccoli, per esempio, una volta che vi salteranno addosso, seguiranno un pattern preciso di movimento per muoversi davanti a voi, evitandovi brusche rotazioni del corpo.

Il gioco si fa giocare sia da seduti che in piedi: nel secondo caso, però, nuove possibilità vi si apriranno per differenziare il gioco. Potrete infatti sporgervi da una roccia, abbassarvi o sparare alla cieca: il gioco lascia grande spazio all’istinto, evitando meccanismi artefatti ormai preponderanti in molti FPS tripla A.

Il punto fondamentale dove però tutti i videogiochi VR cadono è la motion sickness, croce di questa tecnologia pionieristica. Ebbene, vuoi per la grande esaltazione nel trovarsi in un mondo di gioco a metà tra Alien e Tremors, vuoi per la grande fluidità, il titolo non lascia fastidi di nessun tipo, anche con sessioni prolungate di gioco.

In fin dei conti ciò che rapisce di Farpoint è proprio questo: il giocatore viene messo nella posizione di poter agire secondo i propri istinti, creando cosi un’esperienza virtuale che elimina, seppur mantenendo una periferica di gioco, ogni input artificiale, lasciando soltanto i comportamenti che, se fossimo stati catapultati in un pianeta alieno mortale, avremmo avuto. Farpoint rapisce, con un comparto grafico e sonoro nella media, e lo fa perché fa come suo obiettivo primario la creazione di un gioco divertente, esaltante, pieno di adrenalina e di azione, riuscendo nel suo piccolo a mostrare come la realtà virtuale non sia solo spazio per demo, video a 360 gradi o piccole esperienze, ma anche un luogo dedicato a produzioni di alto livello, coraggiose, esaltanti.