Arms – Recensione

ARMS

Ci sono giochi, titoli che soprendono e, soprattutto, prendono. Questo è Arms. Un fulmine a ciel sereno quello di Nintendo, che colpisce al cuore; duro come il pugno di un Tyson al massimo della forma e divertente come pochi altri titoli in circolazione, seguitemi in questo viaggio nel coloratissimo mondo del nuovo picchiaduro (che poi, parliamoci chiaro: affonda li’ le sue radici, ma di fatto è un epico e godibile mash up di generi. Tranquilli, ci arriverò) della casa di Kyoto. Devo però partire con una premessa: non ho mai amato i titoli basati sul motion control; sono sempre stato uno di quei giocatori che preferiva sdraiarsi sul divano, armato di pad, e lasciar fare tutta la “fatica” alla mia controparte poligonale. Ebbene, con questo gioco, ho scoperto la gioia di far partecipare tutto il corpo (o almeno la parte superiore, un po’ di pigrizia permane) al divertimento. Non ho saputo resistere e la scelta ha pagato, regalandomi ore di divertimento e una sana sudata, che male non fa mai. Questo perché la vera forza di Arms, la vera novità che mi ha fatto letteralmente amare il gioco, è il suo sistema di controllo. Nato per essere giocato utilizzando il pattern di comandi denominato “Pollici In Alto”, che prevede l’impugnatura di un Joy-Con per ogni mano a mo’ di guantone, questo colorato picchiaduro si esprime al meglio proprio quando giocato con questo schema di input. Ovviamente sono disponibili diverse altre configurazioni per i comandi di gioco, che variano sensibilmente l’esperienza, motivo per il quale ho voluto soffermarmi principalmente su questa variante e quella che più si avvicina ad una impostazione classica, che non prevede alcun movimento se non quello dei pollici.

ARMS

E li, finito il tutorial per apprendere i comandi (breve, ma esaustivo e in grado di darci le basi per cominciare senza grossi affanni), è sbocciato l’amore per questo gioco. Combattere nei panni di Spring Man contro, ad esempio, Master Mummy, mi ha dato modo di apprezzare fino in fondo quanto, dietro ad un titolo apparentemente immediato come Arms si possa celare un gameplay che è molto più profondo di quanto sembri in partenza. Non si tratta, come vi ho già accennato, di mulinare le braccia sperando di colpire l’avversario e quindi demolire la sua barra degli hp. Tutt’altro: la componente strategica è una delle chiavi per arrivare al successo, specialmente quando si affrontano scontri ai livelli più alti di difficoltà. Ogni cazzotto, ogni presa, ogni nostra mossa insomma, va pianificata attentamente per assicurarsi la vittoria. Da appassionato di picchiaduro più “tecnici”, come ad esempio Tekken Dead Or Alive, questa profondità nel titolo Nintendo mi ha colpito davvero favorevolmente e mi ha fatto scivolare tra le braccia di Arms con naturalezza, facendomi sentire come un pupo con il giocattolo nuovo a Natale.

Joy-Con alla mano, dunque, mi sono fiondato nella modalità Gran Torneo (praticamente la “storia” di Arms) per cercare di vincere per la prima volta la cintura di campione. Inutile dire che, preso alla sprovvista dalla citata profondità di gameplay, ho avuto vita non esattamente facile a confrontarmi con i miei avversari virtuali. Ogni lottatore del roster, infatti, ha il suo stile di combattimento che prevede tempistiche negli attacchi, nelle prese e nelle parate, diversi dall’uno all’altro e, soprattutto, del tutto imprevedibili data la mole enorme di combinazioni possibili tra lottatori e tipi di braccia. Ad esempio, combattendo nei panni di Spring Man ho avuto a che fare con un lottatore abbastanza equilibrato, in grado di incassare qualche colpo senza troppe difficoltà e dotato di una mobilità nella media e armi relativamente veloci ma abbastanza potenti e controllabili. Affrontando con questo personaggio altri lottatori come Twintella, più veloce anche se meno potente, o il già citato Master Mummy, un colosso in grado di polverizzare una mascella con un singolo colpo e dotato di base di tre tipi di guantoni davvero enormi e pesanti, ho potuto saggiare la varietà di situazioni e le possibilità offerte dal titolo. Parare un colpo di uno dei lottatori più massicci (o d uno dei guantoni più potenti) renderà inutilizzabili le nostre braccia molto in fretta, costringendoci a giocare in modo più frenetico (dopotutto, se son grossi non posso essere anche velocissimi!) e votato all’offensiva mentre, sul fronte opposto, scontrandomi con il velocissimo Ninjara ho dovuto adottare uno stile di gioco più ponderato e ragionato per riuscire a sfuggire alle sue prese e ai suoi velocissimi cazzotti.

E i cazzotti, appunto, le armi che ci consentiranno di battere i nostri avversari, sono una delle cose che più ho apprezzato del gioco: tanti tipi di guantoni diversi, ognuno caratterizzato dai propri pro e contro, mi hanno consentito di variare la mia strategia per trionfare laddove avevo precedentemente fallito. E’ così che ho provato a “montare” sulle mie braccia estensibili alcune delle nuove armi che ho potuto sbloccare tramite la modalità di gioco denominata Palio Delle Armi. Qui, investendo i miei sudati “gettoni”, guadagnati sconfiggendo gli altri giocatori in una qualunque delle proposte di gioco di Arms, ho potuto apprezzare tutta la varietà di questo gioco: decine di armi, un roster di personaggi non pantagruelico ma comunque abbastanza ben nutrito, e tante arene ognuna delle quali va studiata e imparata a conoscere tra ostacoli ambientalitrappoloni ben congegnatipower up la conoscenza del campo di battaglia è sicuramente una delle chiavi per raggiungere la vittoria. Consentitemi, a proposito delle arene, una piccola digressione; quasi tutte dinamiche, la loro conoscenza può variare il corso di uno scontro più di un cazzotto ben assestato. Ad esempio in Snake Park sapere come e quando saltare da un trampolino all’altro mi ha consentito di piazzare il mio primo perfect, con conseguente grande soddisfazione. E questo si applica praticamente a tutti i terreni di scontro nel gioco. Conosci il tuo nemico è una buona regola, in Arms, ma conosci il tuo arsenale e il terreno di scontro è forse la più importante.
Twintelle

Sempre parlando dei personaggi e delle arene, la varietà è garantita così come la qualità: animazioni fluide, una palette coloratissima e resa ancora più accattivante dall’utilizzo sapiente di shader e degli effetti particellari ogni incontro (senza tralasciare la colonna sonora, che con i suoi ritmi riesce ad accompagnare magistralmente l’azione a schermo senza essere mai troppo invasiva), sia che stiate giocando le modalità più classiche come un versus o abbiate deciso di virare verso quelle più strane ed inusitate come Basket (nella quale dovrete mandare a canestro, grazie a cazzottoni e schiaffi ben mirati non una palla ma direttamente il vostro opponente) o Pallavolo (la palla c’è, va colpita al volo, ma bisogna fare in fretta; se la palla tocca terra esplode, e regaleremo il punto all’avversario) rimarrete sicuramente abbagliati da questo coloratissimo festival di scanzonata violenza in multicolor. Sicuramente un posto di spicco, tra le proposte di gioco, lo guadagna la Sfida Dei 100. Una modalità “survival” nella quale saremo chiamati ad allungare le nostre braccia per schiaffeggiare cento nemici, nel corso di diversi round, e a stabilire un nuovo record di velocità.

ARMS

Il comparto tecnico del gioco, curato nei minimi dettagli, è un’altro dei punti di forza di questo gioco. Il sistema di input reagisce fluidamente ad ogni movimento e unito alle peculiari differenze tra un’arma e l’altra riesce a rendere ogni partita unica ed estremamente godibile, specialmente se giocato in multiplayer. Ed è proprio quando sono più giocatori ad affrontarsi che Arms da il meglio di se. Con il suo animo da gioco arcade ed immediato è davvero appagante per ogni categoria di gamer ed in grado di regalare non ore, ma settimane, di divertimento con gli amici online o in multiplayer locale. Fidatevi, guardare la faccia del vostro amico quando verrà colpito da cazzotti di inenarrabile potenza fino a stramazzare non avrà prezzo. I comandi del gioco, poi, riescono a rendere ogni volta l’esperienza diversa. Giocando con un Joy-Con per mano (e ripeto: è così che Arms va giocato!) avrete un feeling del tutto diverso rispetto all’utilizzo del pad Pro di Switch, che per contro riesce ad essere più preciso nelle situazioni più concitate. L’unica pecca, piccola e sicuramente da rivedere nel corso del tempo visto il supporto che Nintendo ha intenzione di offrire a questo titolo, riguarda il bilanciamento di alcuni personaggi e armi che, a volte, può sembrare un po’ sballato così come la meccanica della presa che, se abusata, potrebbe “rompere” in gioco.

ARMS

In sostanza quindi, com’è Arms? Fantastico. Non ci sono molte altre parole per descrivere questo gioco, che sembra sia quasi la massima espressione di Nintendo e della sua filosofia votata al divertimento senza mezze misure per tutti i giocatori, dai più tecnici e hardcore fino alla nonna che vuole provare il “giochino”. Ce n’è davvero per tutti, in quantità, con una qualità davvero eccelsa e che traspare da ogni poro di questo titolo: personaggi carismaticicolonna sonora gradevole, varietà di situazioni ambientazioni (si spazia dalla scalinata della Accademia Ninja fino a laboratori segreti passando per il red carpet del Festival Del Cinema) contribuiscono sicuramente a prolungare oltre ogni aspettativa la giocabilità e rigiocabilità del gioco senza mai scadere nel “già visto”.

E all’ultima domanda, che cos’è Arms? Si può rispondere solo in un modo: una esperienza multiplayer appagante, che riesce a fare egregiamente e senza troppa fatica il suo dovere: divertire, senza mezzi termini. Una vera e propria pietra miliare del genere che sicuramente farà scuola nei mesi e anni a venire, e in grado di rapire il giocatore per portarlo nel suo mondo colorato e stravagante. Non è un picchiaduro, non solo. Non è un party game, c’è molto di più. Signori, questo è Arms, un vero masterpiece che ogni amante del videogioco dovrebbe conoscere e avere nella sua collezione.

Gamer dal 1990, complice un NES è diventato un essere mitologico, metà uomo metà pad. Nato per partenogenesi dal dio Chaos, si narra che nel suo pizzetto viva un troll viola del tutto simile a Trevor Phillips. Tra una sessione di gaming e l'altra è riuscito a procreare e la stirpe, sorprendentemente, è umana. Sincero, arrabbiato e politicamente scorretto, ama Halo alla follia, tanto da chiamare la figlia Cortana.