Se ne parla da tanto del gioco di esordio di 4A Games, gruppo di sviluppatori fuoriuscito da GSC Gameworld un anno prima del lancio di S.T.A.L.K.E.R., e se ne parla quasi come se i due giochi…
Se la Zona è infatti un territorio immenso e liberamente esplorabile, attorno al quale è cucito un gameplay non lineare, i condotti della metropolitana di Mosca in Metro 2033 non offrono molto all’improvvisazione, e ci si ritrova a muoversi sugli strettissimi binari voluti dai programmatori. Metro 2033 è a tutti gli effetti un tunnel, ma di quelli fatti così bene che si prova piacere nell’essere guidati lungo l’esperienza. Evitare il free roaming ha permesso agli A4 Games di concentrarsi su aspetti come la narrazione, le animazioni, i dialoghi e i tanti piccoli dettagli, e il risultato è quello di rimanere stupiti a ogni passo: è evidente la cura riposta nel posizionare ogni singolo personaggio, mobile e suppellettile, e sebbene tutto sia molto statico, un po’ come gli animatroni delle giostre nei parchi di divertimento, l’universo risulta credibile, così credibile da trasmettere fin troppo bene le misere condizioni della Russia postatomica.
Se l’atmosfera è resa tanto bene, il merito è in parte del motore grafico (proprietario di 4A Games, ma che presenta veramente molte somiglianze con l’X-Ray Engine di GSC Gameworld), ma sono soprattutto le scelte stilistiche che fanno la differenza fra una buona grafica e un impatto visivo devastante. Il posizionamento strategico delle fonti di illuminazione, le scelte cromatiche così come i tantissimi dettagli che caratterizzano ogni modello tridimensionale rendono Metro 2033 uno dei titoli graficamente più appaganti degli ultimi anni, soprattutto su PC. Se su console l’impatto è notevolissimo, su un PC dell’ultima generazione si rimane letteralmente stupiti.
L’IA ci ha colpito positivamente, e sebbene non rifinita come quella dei vari Halo, ci si avvicina molto, tanto che solo i più allenati e tenaci riusciranno a portarlo a termine al massimo livello di difficoltà. Le cose sono rese ancora più difficili sia dalle poche munizioni, che vi obbligheranno a non sprecare nemmeno un colpo (e a ispezionare ogni cadavere nella speranza di trovarne altri), ma soprattutto dalla necessità di gestire sapientemente i medikit: i programmatori di Metro 2033 non hanno ceduto alla tentazione dell’energia che si ricarica in automatico, e di conseguenza vi toccherà raccogliere quanti più bendaggi possibili per poterli usare al momento opportuno.
Metro 2033 è insomma spettacolare da vedere, divertente da giocare ed eccellente sotto il profilo di trama e narrazione. Alcune chicche ci hanno mandato in un brodo di giuggiole, come l’assenza dell’interfaccia e la conseguente necessità di accedere un accendino e avvicinarlo al taccuino per scoprire il prossimo obiettivo e la sua direzione (rischiando così di rivelare la propria presenza agli avversari). Anche l’idea di concentrare quasi tutti gli scontri in sezioni molto buie, in modo da permettere approcci sia violenti sia (in certi casi) stealth si è rivelata vincente, e ve ne renderete conto soprattutto dopo aver preso possesso di un visore notturno, che vi semplificherà notevolmente la vita.
Eppure, in tanta maestria non manca qualche piccolo difettuccio, fortunatamente perdonabile. I checkpoint a volte troppo distanti, per esempio, ci hanno snervato non poco, e il sistema economico, che vi permette di barattare armi, proiettili e medikit non è studiato alla perfezione. Qualcuno potrà non apprezzare la totale mancanza di multiplayer, ma Metro 2033 vuole essere un’eccellente avventura solitaria. E ci riesce alla grande.