Abbiamo vestito i panni di Adam Jensen per testare la fase tutorial del prossimo titolo di Eidos Montreal. [Hands-On]
Questo lunedì siamo stati invitati a provare in prima persona Deus Ex: Human Revolution, l’attesissimo terzo capitolo dell’omonima serie di action-RPG che ha fatto la storia del cyberpunk videoludico negli ultimi dieci anni. Per l’occasione gli uffici di Halifax, che si occuperà di distribuire il gioco sul mercato italiano, sono stati addobbati in tema con la Sarif Industries, l’azienda del gioco per la quale lavora il protagonista Adam Jensen e di cui esiste anche un sito internet di cui vi abbiamo parlato qualche settimana fa.
Dopo una buona mezzora passata ad ascoltare in sottofondo la musica del sito della Sarif Industries (che è sicuramente bella, ma dopo un po’ comincia a farsi monotona) è arrivato finalmente Jean François Dugas, Game Director di Deus Ex: Human Revolution, che ha cominciato subito una breve keynote introduttiva all’evento.
Tra le varie caratteristiche snocciolate dal regista, molte delle quali già risapute e anticipate nell’anteprima pubblicata su queste stesse pagine, ricordiamo l’enfasi sul gameplay ibrido scelto per Human Revolution. Questo si presenta come un action-RPG dove al giocatore verrà offerta la possibilità di affrontare le missioni con una varietà di approcci differenti, dal semplice combattimento (che, in ogni caso, non si risolve in un semplice “corri e spara”) al più sottile uso delle abilità stealth, interpretato senza orpelli come indicatori di ombra o mimetizzazione, ma con un realistico sistema di nascondigli e percorsi alternativi a quelli pattugliati dai nemici. Ovviamente, non mancano le situazioni in cui avere un buon livello nei potenziamenti legati all’hacking renderà più facile la vita dei giocatori, a meno che questi non vogliano impegnarsi nel complesso sistema di interazioni sociali, che si basa su una serie di impianti in grado di facilitare l’interpretazione delle intenzioni degli NPC e così di rispondere in modo adeguato per ottenere il risultato desiderato. Dugas, da questo punto di vista, ha confermato che molti degli scontri importanti del gioco saranno risolvibili anche con una “semplice chiacchierata”.
Una volta conclusa la keynote, nella quale ci è stato illustrato anche il contenuto del codice sul quale avremmo messo le mani di lì a poco, siamo stati accompagnati in una saletta dove ci attendevano cinque postazioni PlayStation 3 e altrettante Xbox 360, sulle quali abbiamo avuto finalmente modo di provare con mano l’esperienza di Deus Ex: Human Revolution.
Cominciamo subito con l’affermare che la versione provata era sicuramente un’Alpha, ben lungi dal poter rappresentare un gioco pronto per lo scaffale. Nella versione Xbox 360 il gioco presentava difatti alcune texture non troppo definite, mentre in quella PlayStation 3 la resa era sicuramente migliore, ma l’aliasing era più marcato. Va detto comunque che, vista la fase prematura della lavorazione, queste considerazioni sul lato tecnico lasciano un po’ il tempo che trovano.
Detto questo, nelle due ore e mezza che ci sono state concesse abbiamo avuto modo di provare tutto il tutorial e buona parte della prima missione, anche se di quest’ultima ve ne parleremo nelle prossime settimane in una seconda anteprima, prevista per il prossimo 24 febbraio.
Nella prima parte abbiamo avuto modo di assistere all’introduzione dei personaggi principali, ovvero Adam Jensen, Megan Reed e David Sarif. Di punto in bianco i laboratori di ricerca vengono assaltati da un commando di soldati potenziati che, oltre a distruggere apparecchiature da milioni di dollari e uccidere diversi scienziati e guardie di sicurezza, rapiscono Megan e riducono in fin di vita il povero Adam.
Salvato in extremis da Sarif, il protagonista viene quindi sottoposto ad una serie di innesti e trapianti artificiali che, infine, lo trasformano nel personaggio che abbiamo visto finora nei trailer diffusi da Square Enix.
Dal punto di vista del gameplay, le sparatorie alle quali abbiamo partecipato durante l’assalto ci hanno permesso di familiarizzare sia con il modello di gioco base in prima persona, sia con il nuovo sistema di copertura ideato da Eidos Montreal, che ha dato una ventata d’aria fresca e di dinamismo al combattimento nella serie. Una volta che abbiamo preso confidenza col sistema di controllo ci siamo trovati a vagare per le stanze, strisciare sulle pareti e oltrepassare gli spigoli, passando dalla prima alla terza persona in modo naturale e indolore, a volte senza neanche accorgerci del cambio di prospettiva.
Quasi alla fine del tutorial ci siamo anche imbattuti nel primo pannello di controllo da manomettere, nel quale abbiamo potuto testare finalmente il nuovo e innovativo sistema di hacking (di cui potete sperimentare una versione primitiva sul sito della Sarif Industries citato a inizio articolo), che unisce meccaniche da Risiko, come la conquista di sequenze di nodi/territori per raggiungere l’accesso/obbiettivo finale, a una variabile casuale di rischio legata a ogni azione intrapresa, in grado di far scattare l’allarme e attivare un programma di sicurezza in grado di scollegarci dal sistema in pochi secondi. Certo, finché i nodi da conquistare sono pochi e la struttura della rete si mantiene semplice come nel tutorial, questo sistema sembra un orpello inutile, ma ci auguriamo che, nelle missioni avanzate, i giocatori che avranno scelto di aumentare le proprie capacità di hacking avranno a disposizione reti complesse e piene di informazioni segrete da recuperare per strada, oltre che una varietà consistente di percorsi alternativi da sbloccare.
Questo è quanto possiamo dirvi per il momento, in attesa del report completo che potrete leggere su queste stesse pagine a partire dal prossimo 24 Febbraio!