Call of Duty: Modern Warfare 3 – Provato il multiplayer

In gita a Los Angeles per testare il multigiocatore e fare quattro chiacchiere con Robert Bowling.

A volte uccidere non basta.
Hai appena fatto un frag, ma il punto non è stato assegnato alla tua squadra. Là dove l’avversario ci ha lasciato le penne, luccicanti nel sole spento di una Londra del dopobomba, ci sono le sue targhette identificative: le “dogtag”. Devi andarle a recuperare per avere il punto, devi confermare la tua kill. Allora avanzi, con la giusta cautela. Non si sente nessun rumore, non c’è nessun movimento. Manca un metro, ci sei. Il punto è vicino. E invece viene freddato dall’headshot micidiale di un cecchino, nascosto chissà dove, appostato da chissà quando. Ora anche le tue dogtag sono lì, a un metro da quelle dell’avversario, pronte perché qualcuno le vada a recuperare. Per confermare la tua morte.

Questa è la crudele, geniale, sconvolgente nuova modalità a squadre di Modern Warfare 3: si chiama “Kill Confirmed” e ne sentirete molto parlare. Negli uffici di Infinity Ward, a Los Angeles, dove nel solleone d’agosto abbiamo avuto a che fare in anteprima con il multiplayer del nuovo capitolo della serie Call of Duty, questo è stato il nostro primo approccio. Il tutto si svolgeva su quattro mappe del tutto nuove: una Londra devastata dalla guerra con tanto di suggestiva sezione dell’Underground, una Parigi egualmente ferita dal conflitto con stradine e sottopassaggi a profusione, una villaggio nei pressi di Mogadiscio con un incessante rumore di polli e altri volatili e, infine, una sorta di centro commerciale con tunnel sotterranei e qualche scala mobile di troppo.

La curiosità era tanta, perché gli ultimi due anni non sono stati facili per Infinity Ward. L’anno scorso i suoi due fondatori, Vince Zampella e Jason West, sono stati licenziati per presunta inadempienza contrattuale (Activision sostiene stessero contrattando sottobanco con Electronic Arts). Questi, in tutta risposta, hanno fatto causa al loro ex-datore di lavoro, si sono portati via una quarantina di membri del team e hanno fondato un nuovo studio, i Respawn Entertainment (al lavoro su un progetto di cui nessuno sa nulla).
Ciò che rimaneva di Infinity Ward aveva un compito arduo: tenere alto l’incredibile livello di qualità (e di vendite) fatto segnare dai due precedenti Modern Warfare. Robert Bowling, Creative Director del gioco e nuovo “deus ex machina” della serie, ci ha spiegato che questo stato di cose è stato accolto come una sfida: “Ci ha regalato una grande opportunità. Naturalmente, ogni volta che perdi un membro del team, qualunque esso sia, la cosa ha un impatto, anche perché siamo tutti amici. A livello personale quindi è un fatto negativo, ma avevamo una visione precisa per Modern Warfare 3 e i cambiamenti nel gruppo di lavoro ci hanno costretto a fare un passo indietro e chiederci come avremmo potuto realizzarla al meglio. Così abbiamo deciso di collaborare con Sledgehammer Games, il che ci ha dato l’opportunità di confrontare le nostre idee con altre persone di talento e con le quali ci trovavamo pienamente in accordo sul fronte creativo. È stato molto prezioso per noi avere un approccio completamente fresco da parte loro, unito alla nostra esperienza consolidata; in ultima analisi, ciò che ci ha guidato era la voglia di introdurre novità di cui sentivamo il bisogno come giocatori, e i cambiamenti nel team non hanno impedito che questo accadesse”.

Dopo due giorni di fila chiusi in una stanza con altri 15 giornalisti a giocare in multiplayer, l’idea è che il tocco magico ci sia ancora tutto. A partire dall’eccezionale engine grafico, che si conferma ancora una volta super: “Nel single player ci stiamo spostando verso le grandi città, cambiando radicalmente dalla nostra tradizione che voleva i combattimenti svolgersi sempre nelle vicinanze dei grandi centri, ma mai a ridosso dei monumenti famosi”, ci ha spiegato Bowling, “Ora abbiamo New York, Londra e Parigi e questo richiede un grande sforzo tecnico per restituire un’immagine realistica di questi posti senza rinunciare ai nostri iconici 60 fotogrammi al secondo. Nel multiplayer la tecnologia si concentra sull’inclusione di tutte le nuove caratteristiche, senza sacrificare l’aspetto grafico e l’esperienza generale di gioco, che deve offrire un livello di performance sempre consistente. Poi c’è il fattore sicurezza e bilanciamento: anche l’engine contribuisce a fare in modo che Modern Warfare 3 sia resistente ad eventuali attacchi, modifiche e cheat. La chiave è l’ottimizzazione e quello che chiamiamo la ‘magia’ del codice. E tantissime ore di test: ogni minuto libero lo passiamo a giocare, e anche negli uffici c’è sempre una schiera di postazioni mulitplayer disponibili per chiunque voglia divertirsi un po’”.

Il meccanismo di avanzamento di livello e l’assegnazione dell’esperienza (che non usa il sistema di valuta di Black Ops) hanno subito un completo restyling. Tuttavia, una delle maggiori novità la troviamo sul fronte delle killstreak, dove si nota l’introduzione di due diversi percorsi: uno (identico al passato) segue direttamente il conto delle kill del giocatore e dà i normali bonus conditi da alcune novità, come un elicottero d’assalto e il Juggernaut, ovvero un’imponente armatura che rende quasi invincibili (15 kill). L’altro, chiamato “support”, non si azzera invece con la morte del giocatore e, anziché dare bonus personali, li assegna all’intera squadra, per esempio mostrando avversari, bombe e trappole sulla minimap, disabilitando i radar nemici o rilasciando un flusso elettromagnetico che paralizza l’elettronica del team concorrente. L’obiettivo è portare benefici anche al tipo di giocatore che non cerca la gloria personale ma gioca per il proprio team, e quindi muore più frequentemente, senza poter inanellare killstreak.

La vera chiave della nuova “filosofia” di Modern Warfare 3 è però nella “customizzazione”: il gioco consente di personalizzare molti dettagli in più, dalle playlist alle classi custom (sempre 5) fino ai perks: “Abbiamo 30 milioni di giocatori online nell’universo COD”, ci ha detto Bowling, “il che rappresenta uno spettro davvero ampio della definizione di ciò che può piacere in uno sparatutto in prima persona. Quindi per Modern Warfare 3 la prima priorità era creare una piattaforma aperta e customizzabile, in modo che i giocatori potessero alterare la loro esperienza di gioco rendendola più vicina ai loro gusti personali. Saranno i giocatori a definire ciò che Modern Warfare rappresenta per loro, non noi; in quest’ottica si inseriscono le novità come gli Strike Packages, la gestione di cosa accade in seguito a una killstreak o quando si sale di livello, fino alle opzioni relative alle armi e alle playlist. Non c’è, insomma, un binario predefinito che noi pensiamo sia quello giusto, ma un’ampia possibilità di configurazione che permette al gioco di adattarsi allo stile di ciascuno. E una volta creato un impianto di gioco personale, lo si può condividere con la community rendendolo pubblico: le possibilità diventano praticamente infinite.”

Anche la modalità cooperativa per due giocatori Spec Ops, introdotta con Modern Warfare 2, è stata aggiornata e comprende ora caratteristiche prese dal multiplayer, come il ranking progressivo, il matchmaking e le leaderboard, oltre a uno scenario di gioco completamente nuovo che si affianca alle classiche missioni, chiamato Survival. La modalità ricalca da vicino le “Hoarde” di Gears of War 2 e presenta ondate progressivamente più difficili di nemici che si susseguono costantemente: ve ne abbiamo parlato qui proprio recentemente, in occasione della gamescon.

In contemporanea con l’uscita del gioco, infine, arriverà anche un nuovo sistema di tracking delle statistiche e di social networking, vagamente sullo stile di quanto già visto con Bungie.net e Battle.net. Come già dovreste sapere, si chiama Call of Duty: Elite ed è attualmente in fase beta (su Black Ops). Sarà offerto in due versioni di cui una a pagamento che offrirà anche contenuti esclusivi, come mappe e pacchetti aggiuntivi di armi e accessori.