Gli amici, un’isola tropicale, un salto col paracadute, piantagioni di droga, pirati assassini e la CIA. Pacchetto vacanza o vacanza pacco?
Non paga di aver sfornato giusto un mese fa quel mastodonte di Assassin’s Creed III, Ubisoft Montreal torna alla carica con un altro titolo che fa delle dimensioni e della mole di contenuti il suo punto di forza. Sia chiaro, sto parlando di due titoli molto diversi, ma è innegabile come siano elementi comuni a entrambi i titoli la componente open world, una certa ambizione e il delirio di missioni più o meno secondarie. Le premesse sono quelle di una vacanza nel Sud Pacifico di un gruppo di amici che finisce malissimo: chi poteva saperlo che quell’isola su cui si sono paracadutati pullulava di pirati psicopatici e coltivatori di droga dal grilletto e dal riscatto facile? Magari il pilota, ma ormai è tardi per recriminare… Fatto sta che Jason, il protagonista, riesce a fuggire dalla prigionia nelle primissime fasi del gioco e viene soccorso da un gruppo di guerriglieri locali vogliosi di combattere i pirati che si sono insediati sulla loro isola. Jason, da figlio di papà americano qual è, diventerà davvero il mitico guerriero di cui si parla nelle leggende locali? Riuscirà a mettere in salvo i suoi amici e i suoi cari? E che ne sarà della sua psiche? Tutte domande cui di certo non vi risponderò per non rovinarvi la sorpresa, ma che fanno da sfondo narrativo a tutta quest’avventura in bilico tra un FPS e un action adventure.
UN’ISOLA IMMENSA
Superate le primissime missioni introduttive, l’isola si spalanca e bisogna dire che rappresenta veramente il punto di forza di Far Cry 3. Non solo è un ambiente immenso come dimensioni, ma anche pieno di luoghi interessanti da scoprire ed esplorare. Rispetto al precedente Far Cry 2, che era sì vastissimo ma anche molto monotono e noioso, qui i level designer hanno veramente fatto gli straordinari e ci sono scoperte da fare in continuazione, andando lontani dalle strade principali: caverne che nascondono antichissimi tesori, templi in rovina nella giungla, miniere abbandonate, relitti naufragati sulle coste, bunker e postazioni antiaeree giapponesi risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, villaggi di pescatori sulla costa e via andando. A rendere l’esplorazione intrigante ci pensano anche le antenne radio, che vanno scalate e attivate per rendere visibile sulla mappa la zona circostante e i principali punti di interesse (e qui la mente veramente non può che andare ad Assassin’s Creed e ai suoi campanili). Questa splendida caratterizzazione dell’isola aiuta anche le missioni principali che, oltre alle classiche sparatorie, regalano momenti di adrenalina, con fughe sui motoscafi tra le isolette o in fuoristrada nella foresta, appostamenti da cecchino sulle alture, devastazioni di interi villaggi e persino dei momenti avventurosi, con antiche tombe che portano alla mente persino Tomb Raider e Uncharted (per quanto gli enigmi siano qui praticamente assenti).
Ma questi qui non avevano proprio niente di meglio da fare che cacciarsi nei guai su un’isola che pullula di gente brutta?
QUEL BRAVO RAGAZZO
Come dicevo, Jason arriva sull’isola come un allegro sbarbatello e diventa poco alla volta una vera e propria macchina da guerra. A furia di fare scoperte e uccidere nemici si guadagnano punti esperienza, che possono essere spesi per acquistare diverse abilità e personalizzare il nostro eroe. Ci sono perk che migliorano l’efficacia delle siringhe curative, quelle che rendono più precisi quando si fa fuoco, che stabilizzano la mira quando si cecchina dalla distanza, che consentono di ricaricare più in fretta mentre si corre o, anche, che permettono di rimanere in apnea più a lungo. Non solo: per chi ama lo stealth, diventa possibile diventare delle macchine di morte anche con il solo coltello, visto che sono presenti abilità che permettono di uccidere saltando dall’alto su due nemici con un colpo solo, o di accoltellarne uno mentre contemporaneamente gli si sfila il coltello per lanciarlo su un altro distante, o ancora di afferrarli e mandarli al creatore mentre si è appesi a una sporgenza. Anche l’arco, che consente di scoccare frecce nel silenzio più totale, può essere equipaggiato con punte incendiare (sì, l’erba e i nemici prendono fuoco più o meno come in Far Cry 2) o esplosive. L’arsenale a disposizione, poi, va via via ampliandosi: basta avere i soldi necessari a comprare le tante armi vendute dai negozianti (o aver liberato un tot di antenne radio per averle gratis) per mettere le mani su pistole, mitragliatori leggeri e pesanti, fucili e lancia granate di ogni tipo, che possono essere ulteriormente personalizzati con silenziatori, caricatori più capaci o sistemi di mira vari.
Insomma, il ventaglio di possibilità per personalizzare il proprio stile di gioco non mancano. Peccato, però, che a una tale versatilità non corrispondano sempre degli scontri a fuoco altrettanto interessanti. Sia chiaro, lo spettacolo non manca, l’adrenalina pompa e si prova una certa soddisfazione a ripulire una base dai pirati senza mai essere scoperti o, al contrario, a devastarla in stile Rambo con una pioggia di piombo e granate annunciate da un jeep carica di C4. Tuttavia, è altrettanto vero che l’Intelligenza Artificiale dei nemici è appena sufficiente nei momenti migliori, e deprimente o esilarante in quelli peggiori. Il consiglio, se volete un minimo di sfida, è quello di partire subito con il livello di difficoltà superiore, ma anche qui diventa solo più facile restarci secchi, non è che i pirati si trasformano per miracolo in dei fini combattenti degni di Halo 4.
Certi panorami sono davvero mozzafiato, soprattutto su PC.
VILLAGGIO VACANZE
Se le missioni principali basterebbero da sole a fare di Far Cry 3 un gioco “ciccioso” e piuttosto lungo, sono le tantissime attività secondarie a renderlo un titolo in grado di impegnare per settimane. Ogni base (o zona dell’isola liberata) permette di accedere a una pletora di missioni extra: ci sono quelle di caccia agli animali (gli zaini e i porta proiettili vari vanno tutti potenziati a colpi di pelli di animali specifici); quelle che chiedono di andare a uccidere obiettivi particolari, ma solo usando un coltello; quelle di consegna, che ci vedono correre a bordo dei tanti mezzi di trasporto presenti sull’isola (via terra o via mare), in gare a base di checkpoint e tempi limite; quelle che ricordano i “massacri” dei vecchi GTA nei quali, con certe armi specifiche, bisogna fare stragi di nemici in un certo tempo. E poi ci sono tutti quegli obiettivi legati agli amanti dell’esplorazione, con centinaia di reliquie, chip dei pirati e lettere dei soldati giapponesi da andare a scovare negli anfratti più nascosti. Insomma, non si può dire che manchino i contenuti, né la varietà.
La stessa generosità e abbondanza è evidente anche nelle modalità di gioco proposte. Non solo è presente la campagna in singolo, ma anche una in co-op che può essere affrontata da quattro giocatori, online o in split-screen, con un gruppo del tutto diverso di personaggi e di mission
i. A questo si aggiunge poi la componente multiplayer a squadre, che non ho ancora potuto provare (i server di Ubisoft non sono ancora aperti al momento in cui sto scrivendo, ma ne parleremo), ma che promette di essere quantomeno interessante grazie a tutta una serie di meccaniche che comprendono urla con cui potenziare i compagni di squadra più vicini, perk vari e bombardamenti di gas nervino in grado di confondere il team avversario rendendo indistinguibili i nemici dagli amici.
Cosa ci sarà di nascosto in questo anfratto? Io già lo so… gnégnégné!
UNA VACANZA DA SOGNO?
Da quanto scritto finora, IA a parte, Far Cry 3 sembrerebbe proprio un titolo massiccio e praticamente perfetto, ma così non è e qualche sassolino dalla scarpa voglio levarmelo. Capiamoci, il gioco mi è piaciuto molto, mi sono divertito, sono curioso di provare il multiplayer e lo consiglio apertamente, ma qualche aspetto proprio non mi è andato giù.
Punto primo: se da una parte ci sono alcuni dialoghi intelligenti, interessanti e carismatici (soprattutto quelli di Vaas, il cattivo con la cresta che capeggia in copertina), dall’altra in Ubisoft devono aver confuso la maturità con il turpiloquio. È inutile provare a raccontare una storia “adulta” e con alcuni momenti e temi maturi (le allucinazioni cui si assiste in alcune fasi sono molto affascinanti anche da un punto di vista visivo, così come lo è il tema generale della sanità mentale), se poi si affoga tutto con una serie di personaggi ai limiti del macchiettistico e con un vocabolario unicamente composto da insulti a raffica e riferimenti sessuali da terza elementare. Il risultato, è una cacofonia di parolacce ridicola all’inizio e fastidiosa dopo molte ore di gioco: possibile che ogni volta che si incontra un gruppo di pirati questi si debbano lamentare delle malattie veneree che hanno contratto nei bordelli (in effetti, ndAlias)? Rimanendo poi sulla caratterizzazione dei personaggi: il gruppo di figli di papà da salvare è talmente simpatico che più che tirarlo fuori dai guai vien voglia di lasciarlo a marcire, ma magari questo è solo un problema mio.
Punto secondo: tecnicamente il gioco vive di alti e bassi. La caratterizzazione dei luoghi e delle missioni è ottima ma non sempre regge. La versione PlayStation 3 è quella più debole, visto che è afflitta da qualche rallentamento di troppo. Quella Xbox 360 ha meno rallentamenti ma, in entrambe le edizioni per console, si nota un certo pop-up della vegetazione, soprattutto quando ci si muove con i mezzi di trasporto. Nulla di devastante: il gioco rimane comunque piacevole da vedere se non proprio ammaliante in diverse occasioni, ma resta il fatto che la resa finale di titoli open world come Skyrim o Just Cause 2 sia tendenzialmente migliore. Discorso diverso per la versione PC che da vedere è un vero spettacolo, offre una qualità visiva di gran lunga superiore, ma è anche piuttosto esigente in termini di configurazione hardware. Ho provato Far Cry 3 su un Alienware MX17-R3 (Radeon 6990M + 8GB di RAM) e un i5 che monta una Radeon 7850 e 8 GB di RAM: nel primo caso, ho dovuto abbassare il livello di dettaglio tra il Medio e l’Alto, rinunciando alla magnificenza del settaggio Ultra; nel secondo, le cose sono filate via più lisce, ma qualche incertezza era ancora presente nei cambi veloci di telecamera. Attenzione a una cosa: il codice review che ci è stato fornito da Ubisoft ha palesato una certa tendenza al freeze (e al ritorno al desktop) su entrambi i sistemi usati per il test. Ovviamente, la versione finale di Far Cry 3 si spera sia un po’ più stabile, vero Ubisoft?