La sfida al botteghino Tarantino l’ha già vinta e nessuno ne dubitava. Distribuito in 541 copie, Django Unchained raccoglie 3,4 milioni di euro nel primo week-end ma il flame capolavoro contro film minore è ancora insanguinato. Risolviamolo.
Una cosa è certa: ad ogni film di Tarantino c’è da discutere. Non è cosa da poco in un cinema silenziato come quello attuale. Quando pretendi da un regista che faccia sempre le stesse cose succede che rimani deluso dalle novità o nella peggiore delle ipotesi lui ti zittisca violentemente durante un’intervista video. Con Tarantino succede tutto questo, tutto insieme.
Pronti ai blocchi di partenza per urlare: “Ecco il trionfo dello spaghetti western!” davanti a Django Unchained, molti tra spettatori, giornalisti e critici si sono invece trovati di fronte un film né spaghetti né western (se si esclude la presenza dei cavalli), meno citazionista del solito e molto più esplicito nei suoi pochi riferimenti. Tarantiniano fino al midollo però nella verbosità. Per fortuna poi Tarantino a Roma ci è venuto di persona e così tutti hanno potuto fargli domande importanti e rassicuranti come: “Ma quanto ama il cinema italiano?” e sentire l’altrettanto confortante risposta: “Tanto”. Tutti felici.
Intanto imperversa una violenta e francamente noiosa battaglia pro e contro il film. Siccome non avete tempo di leggere tutte le recensioni che sono state scritte, eccovi il riassunto dei 5 motivi per cui Django Unchained è il miglior film di Tarantino e i 5 motivi per i quali invece è il peggiore. Vie di mezzo non ne abbiamo trovate.
PARTITO DEL SÌAttori affermati e adorati che gigioneggiano e fanno i cattivi nei film di Tarantino
1. Il genio non racconta, inventa
Prima Hitler che muore in un cinema in Bastardi senza gloria e ora iperboli impossibili su un tema vero e duro come la schiavitù. Momenti che mostrano le cose per come si sono svolte (gli schiavi sbranati dai cani) accanto a impossibili sparatorie. Del realismo a Quentin non gliene importa nulla, gli interessa solo la soddisfazione di pancia.
2. Ha visto più film lui che tutti voi messi insieme
“I film western che affrontano davvero il tema della schiavitù saranno in totale 5, non di più” afferma il regista, per questo ne ha fatto uno con un nero protagonista (a memoria io ricordo solo Mezzogiorno e mezzo di fuoco ad aver avuto un afroamericano protagonista, e quel film è citato in Django Unchained) che contiene in sé tutto il west meno noto. Poco John Ford, quasi niente di Sam Peckinpah e una punta di spaghetti, però tanto William Witney (andatevelo a cercare adesso!).
3. Christoph Waltz
È la scoperta di Tarantino, che l’ha tirato fuori dall’Austria dove nessuno (nemmeno Haneke) si era accorto che questo distinto gentiluomo è uno dei migliori attori del pianeta. Dopo il ruolo imbattibile di Hans Landa in Bastardi senza gloria qui gliene trova un altro all’altezza. Ci sono due tre battute che solo lui poteva pronunciare.
4. La scena a tavola
Chi vuole una lezione di cinema si sieda in sala e attenda con calma l’arrivo della scena a tavola. I personaggi sono tutti seduti eppure l’azione è ai massimi livelli, verbale e non fisica. Come in una commedia teatrale dei primi del Novecento tra scena e fuori scena (cioè sala da pranzo e cucina) ci sono segreti che passano e un solo uomo (il capo schiavi Stephen) fa avanti e indietro tra l’una e l’altra per scoprirli. Solo che non si ride.
5. I mandingo
Due schiavi grossi e violenti combattono con lo scopo di uccidersi a vicenda in meno di 5 mq. All’interno di un salotto ben arredato, molto chic e chiusi tra due divani e un caminetto i mandingo si riempiono di cazzotti, si spaccano le ossa a vicenda, si cavano i bulbi oculari, tutto senza spostare il tappeto. A meno di un metro i proprietari fanno il tifo bevendo whisky e fumando sigarette. In una sequenza sola c’è tutto l’orrore dei bianchi che schiavizzano i neri.
PARTITO DEL NONiggers, niggers, niggers. Non si può dire, Tarantino, ricordi?
1. Lungo largo e noioso
Non c’è l’azione di una volta, non c’è il Tarantino dei film migliori ma quello ripetitivo e barocco dei peggiori. Dov’è la decostruzione temporale di Pulp Fiction? Dove sono le trovate di Le Iene? Dov’è il citazionismo raffinato di Kill Bill?
Dopo Bastardi senza gloria un altro capitolo della decadenza tarantiniana.
2. La nostra serie B era ed è tale
Ci voleva Tarantino per riscoprire il cinema di serie B italiano? Già da anni prima di Quentin diversi critici ci hanno provato inutilmente a riportare in auge Pierino, Merli, Tomas Milian e Lucio Fulci senza successo. Poi una legittimazione internazionale da un regista di moda ha reso tutto bello senza se e senza ma. Così ora, da che Tarantino faceva perle come Jackie Brown pensando alla blaxploitation, ci ritroviamo film insulsi come Django Unchained fatti pensando ai nostri peggiori western.
3. Il western è morto
Il West era una metafora della scoperta, un luogo selvaggio e solitario in cui non valgono le medesime regole che sono imposte nel resto del mondo civilizzato. Posti immensi in cui l’uomo è piccolino, luoghi in cui nessuno è mai arrivato, inesplorate lande regno del mistero e dei pericoli, nelle quali è possibile che accada qualsiasi cosa. Cosa c’è di tutto questo in Django Unchained? Niente! Il western è morto e Tarantino non lo ha rianimato.
4. La copia di se stesso
Tarantino dice che non vuole dirigere per sempre, perché teme di diventare uno di quei vecchi registi in declino. Meglio scrivere e basta in futuro. Ecco sì meglio, se già al suo ottavo film ha iniziato la china discendente meglio smettere di copiare il se stesso degli inizi, ripetere i luoghi comuni del proprio cinema senza la forza che avevano in passato. I lunghi dialoghi, gli intermezzi comici più pop, la violenza gratuita… Tutto già visto e in meglio. Un film vecchio!
5. I mandingo – reprise
Qual è la differenza tra Leonardo DiCaprio che con il bocchino guarda i mandingo ammazzarsi a vicenda per il proprio sollazzo e n
oi che seduti in sala ci divertiamo a vedere Jamie Foxx che fa schizzare sangue fuori dagli schiavisti?
Gabriele Niola