Salvo qualche rara eccezione, espressa da interessanti esperimenti à la Outlast o inattese rinascite come quella del brand Resident Evil, ormai da qualche anno il survival horror sta attraversando un periodo di stallo, che si è manifestato perlopiù in esponenti dal grandissimo potenziale inespresso, tristemente finiti nel dimenticatoio dopo poco tempo. Per questo motivo, desiderosi di riscoprire qualcosa che fosse in grado di affascinarci anche nella scena indie, ci siamo avvicinati con grandissimo interesse a Remothered: Tormented Fathers, un survival horror in sviluppo presso un team tutto italiano.
Meglio mettere subito in chiaro un concetto fondamentale: nella struttura, il titolo poggia le sue basi su idee davvero interessanti. Come in ogni altro esponente del suo genere, anche in Tormented Fathers giocano un ruolo fondamentale l’esplorazione e l’attenzione ai dettagli, anche i più piccoli ed insignificanti. Il gioco si “consegna” letteralmente nelle vostre mani, nudo e crudo, come ogni avventura vecchio stampo che si rispetti, e proprio per questo vi richiede un livello di attenzione sempre molto alto: il rischio di perdersi senza più riuscire a trovare la strada giusta da seguire, infatti, è sempre dietro l’angolo. Nonostante l’apparente semplicità che sta alla base dell’avventura, pad alla mano si ha la sensazione che il team abbia voluto costruire un’esperienza horror dal taglio piuttosto cinematografico, aspetto enfatizzato dall’ottima colonna sonora, in grado di dare la giusta atmosfera e il giusto pathos ad ogni sequenza che sarete chiamati ad affrontare, dalle più evocative alle più insignificanti. Pescando a piene mani da registri narrativi diversissimi fra di loro, l’opera di Stormind Games racconta una storia che, pur non priva di qualche clichè (come in parte è anche giusto che sia), riesce nel non facile compito di mantenere mediamente sempre alto l’interesse del giocatore.
Il gameplay messo in piedi dal team funziona, malgrado la sua semplicità, ed è un riuscitissimo mix di fasi stealth, risoluzione di enigmi e parti un po’ più movimentate, caratterizzate da un’anima action. Il passaggio da una di queste fasi all’altra avviene senza soluzione di continuità e a totale discrezione del giocatore, che può liberamente decidere se affrontare a viso aperto determinate situazioni o procedere indisturbato nell’ombra. La varietà di approcci in tal senso è assicurata: oltre alle solite armi bianche, infatti, nel corso del gioco è possibile reperire anche diversi oggetti utili a distrarre temporanemente i nemici per poter avanzare senza doverli necessariamente combattere. Un plauso, tra l’altro, va anche alla loro ottima intelligenza artificiale, che rende spessissimo di fondamentale importanza lo studiarsi bene le loro routine comportamentali. Altra caratteristica molto interessante è la totale assenza di una vera e propria interfaccia a schermo: per capire lo stato di salute del personaggio sarà dunque necessario osservare molto bene le ferite sul suo corpo oltre alle sue movenze, ed anche tenere sotto controllo gli stimoli sonori, come la regolarità del suo respiro.
In più di un’occasione avrete la fortissima sensazione di avere tra le mani un opera che miscela sapientemente le atmosfere tipiche dei primi Resident Evil e di Haunting Ground, una vera e propria perla del survival horror che in pochi conoscono. In questo senso, i richiami a quest’ultimo titolo non si fermano all’atmosfera ma sconfinano anche nel gameplay, soprattutto se consideriamo che anche in Remothered: Tormented Fathers, proprio come in Haunting Ground, il giocatore viene costantemente braccato da un nemico che lo costringe a sfruttare ogni pertugio a sua disposizione per sopravvivere. Il senso di incertezza derivato da questa meccanica, comune a entrambi, contribuisce (e non poco) a farvi stare costantemente con una terribile ansia in corpo, ben consci che il pericolo potrebbe nascondersi dietro ogni angolo. Tutto oro quel che luccica, insomma? No. Tormented Fathers non è esente da difetti, che, pur non minando la qualità complessiva dell’esperienza di gioco, lasciano un po’ l’amaro in bocca. Il primo è l’eccessiva importanza data alla componente esplorativa, cosa che in alcuni momenti del gioco potrebbe far si che il vostro incedere venga minato da qualche “rallentamento” di troppo; il secondo difetto è invece principalmente legato all’eccessiva semplicità con cui è possibile far perdere le proprie tracce all’antagonista principale del gioco, il dottor Felton, che spesso finisce per non rappresentare la più importante “minaccia” nel corso dell’avventura.
Remothered: Tormented Fathers pesca a piene mani da atmosfere e immaginari provenienti da un lontano passato, da Black Mirror a Resident Evil, passando per Haunting Ground. Malgrado le sue semplificazioni a livello strutturale, il titolo riesce piuttosto bene nel non facile compito di ritagliarsi una propria, fortissima identità grazie ad una direzione artistica molto ricercata, in grado di tratteggiare un mondo di gioco iconografico e immediatamente riconoscibile. L’opera di Stormind Games, nonostante qualche piccolo difetto, punta ad essere ricordata come un ottimo esponente nel suo genere, capace, grazie anche a diverse idee interessanti, di rivaleggiare senza problemi con produzioni indie di grosso calibro come Soma o Outlast.