Sword Art Online è una popolare serie di light novel (e poi manga, e di conseguenza ovviamente anime) ambientata nel mondo dei videogiochi. Letteralmente: in SAO i giocatori vengono trasportati all’interno del mondo di gioco, con le conseguenze del caso. Realtà virtuale all’ennesima potenza dunque, che rimane il sogno di tanti di noi, poiché sfido chiunque a negare di trovare attraente l’idea di ritrovarsi all’interno di mondi fantasy in cui combattere, volare e magari stringere alleanze e amicizie. Nonostante le interessanti premesse ed eccezionali potenzialità della storia non sono mai stata una grande fan di SAO, che ho trovato piuttosto scialbo e deludente nella narrazione, nonché costellato di personaggi insignificanti. Non si può però negare che un manga ambientato nei videogiochi possa sembrare perfetto per essere a sua volta trasformato in un videogioco: non serve nemmeno fare la fatica di creare da zero un gameplay, e la trasposizione fila liscia come l’olio. I titoli basati sull’universo di SOA però non hanno avuto finora grande fortuna di pubblico o critica, assestandosi tra il mediocre e l’appena dignitoso e Fatal Bullet è stato incaricato di risollevare la sorte della saga, apportando notevoli cambiamenti. Niente più fatine ed ambientazioni fantastiche nel cui svolazzare: qui si finisce dritti dritti nella fantascienza e si è costretti a familiarizzare con le armi da fuoco.
Gun Gale Online (GGO per i nerd veterani del titolo) è un nuovissimo gioco “immersivo” ambientato in un futuro post-apocalittico, in cui la terra è stata distrutta in seguito a guerre sanguinose, e gli umani abitano grandi città costruite attorno ai resti di navi spaziali. Nulla di davvero sorprendente fin qui: il classico del genere, caratterizzato da panorami desertici con sparsi qua e là detriti e rovine futuristiche. E robot, robot ovunque pronti a far fuoco, non si sa come sopravvissuti per anni ed appostati dietro le colonne e nei dungeon. I giocatori vanno pazzi per l’ambientazione e l’atmosfera, e si aggirano tra metropoli e lande desolate, abbigliati con uniformi più o meno sobrie (generalmente meno) ed equipaggiati di strani gadget ed armi. Lo scopo del gioco è apparentemente guadagnare crediti e salire in classifica, nonché trovare gli oggetti e strumenti più rari ed invidiabili, ma in realtà la maggioranza dei player cercano più che altro amicizie e nuove conquiste online. Trovo che sia abbastanza realistico: succederebbe esattamente lo stesso nella realtà. Si creano così squadroni di combattenti alleati che ne sfidano altri, e nascono le battaglie PvP e le cacce alle taglie, in cui ci si organizza per sconfiggere ricercati particolarmente pericolosi. Le attività alternative includono esplorare dungeon, battere boss e cercare tesori, nonché portare a termine missioni secondarie più o meno interessanti e complesse. Ci si incontra, ci si organizza, si va ad uccidere un po’ di nemici e poi ci si ritrova tutti in qualche locale (rigorosamente online, per carità) per festeggiare il successo e stringere legami.
Il gameplay del titolo è piuttosto classico e basilare. Scelta la nostra arma tra pistole, fucili e spade, che davvero non c’entrano nulla con Fatal Bullet e sono palesemente state inserite per far brillare il personaggio di Kirito, possiamo gettarci nella mischia e far fuori più robottoni o avversari umani possibile. Salendo di livello otteniamo punti per potenziare le nostre statistiche, le solite di ogni RPG esistente, e per apprendere nuove abilità che ci consentono di personalizzare lo stile di gioco. Sta a noi decidere se vogliamo comportarci da tank, da supporto agli alleati o da folli assassini barbarici, anche se in realtà la caratterizzazione dei ruoli non mi è parsa così profonda come il gioco voglia far credere. Le battaglie sono piuttosto concitate, infatti, e ci si ritrova a comportarsi quasi sempre nello stesso modo, ovvero correndo e sparando. Per consentire azioni così rapide e frenetiche, il sistema di mira è stato reso pressoché automatico: i nemici vengono lockati e colpiti con estrema facilità, anche se la funzionalità del mirino di precisione è un po’ più ostica da gestire e abbastanza legnosa. In sostanza, non si ha alcuna difficoltà a falciare avversari deboli, mentre colpire punti precisi dei boss può essere più faticoso. La difficoltà comunque rimane piuttosto bassa, complice l’IA dei nemici che è davvero idiota e francamente incomprensibile: a volte ti puntano come cani da guardia, mentre nella maggior parte delle occasioni stanno fermi a farsi uccidere, anche se ti hanno visto avvicinarti con la grazia di un elefante e senza alcun tentativo di passare inosservato. Schivare gli attacchi, comunque, non è proprio una passeggiata, poiché quando spariamo non possiamo farlo, e praticamente stiamo costantemente sparando.
L’elemento che mi ha divertito di più di Sword Art Online: Fatal Bullet è la personalizzazione dell’aspetto del proprio personaggio. Nonostante la creazione non permetta di modificare dettagli minuziosi dei lineamenti, è praticamente impossibile creare un protagonista brutto e non adorabile. Tutti i personaggi sono carini ed attraenti, in primis la nostra androide personale che ci segue ovunque e venera, e buona parte dell’impegno viene impiegato nel trovare i vestiti più bizzarri ed i cappellini più originali. Orecchie da coniglio, vestito da cameriera e benda da pirata: pronta a mimetizzarmi sul campo di battaglia. Tutto questo kawaii imperante si riversa in ogni singola cutscene ed interazione, piena di imbarazzo, parole dolci e storielle di amicizie. È chiaramente una strategia pensata per appassionare i fan della serie, che possono trovare entusiasmante l’interazione con i personaggi più famosi e i riferimenti alle loro storie ed avventure passate, ma per tutti i meno patiti è davvero noioso. L’impatto iniziale, con un tutorial infinito basato unicamente sullo stringere amicizia e chiacchierare con NPC sparsi per l’enorme città, è veramente devastante e mi ha fatto venir voglia di posare il controller per sempre. Fortunatamente gli sviluppi successivi hanno reso leggermente meno frequenti (e sdolcinate) le cut-scene, ma si è mantenuta l’atmosfera giocosa e zuccherosa di ogni singolo dialogo
Il tasto dolente del titolo è la resa grafica. Ho giocato Fatal Bullet su PlayStation 4 pro ed ho notato numerosi cali di frame rate, anche solo camminando in città e raggiungendo luoghi rilevanti. Inoltre sono presenti compenetrazioni, texture che compaiono e scompaiono e una bizzarra fisica che fa sì che i personaggi possano compiere salti assurdi o caracollare sulle montagne. È quasi divertente (non fosse drammatico) correre e vedere i lunghi capelli della protagonista che le svolazzano alle spalle come fossero un animale impagliato: mi ha distratto numerose volte in combattimento, quindi lo si potrebbe considerare una difficoltà aggiuntiva. Facile, Normale e Capelli lunghi.
Nonostante il gameplay ripetitivo, nonostante la grafica discutibile, nonostante le cut-scene smielose e i personaggi scialbi (che d’altronde devono esserlo per rimanere fedeli all’anime), Sword Art Online: Fatal Bullet non mi è dispiaciuto. I titoli meccanici e monotoni nel quale è necessario ripetere missioni su missioni, non sapendo mai quali ricompense rare si possano trovare, tendono a darmi assuefazione e a riuscire ad intrattenermi per diverse ore. Qui non è stato diverso: ho passato parecchio tempo ad esplorare le rovine per cercare armi nuove o materiali per creare vestitini dal gusto discutibile. Non ho avuto inoltre la possibilità di testare la modalità online, che potenzialmente può offrire molto: poter collaborare con gli amici o competere, è decisamente l’elemento più gradevole del titolo. Perché dovremmo passare ore a caratterizzare il nostro protagonista se non per sfoggiare online il nostro aspetto e le nostre armi letali e rarissime?
Sword Art Online: Fatal Bullet è un titolo pensato principalmente per i fan della serie, esattamente come tutti i precedenti. Il tentativo di rivoluzionare il gameplay introducendo elementi TPS è gradito e presenta novità interessanti, ma le meccaniche avrebbero giovato di maggiore complessità e di cure aggiuntive. La modalità online non è stata testata, e potrebbe rappresentare una sorpresa gradevole, mentre il single player può intrattenere per diverse ore, ma non brilla per originalità ed è infarcito di cut-scene lunghe e piene di dialoghi evitabili.