Pochi racconti sanno essere affascinanti come quelli sul viaggio. Spostarsi da una regione all’altra, esplorando città sconosciute e incontrando estranei, ha sempre intrigato l’uomo, e centinaia di grandi libri sono stati scritti su queste avventure. Where the Water Tastes Like Wine è questo: un grande libro interattivo plasmato attorno al vagabondare di un personaggio senza nome, che ha perso a poker contro una bestia selvaggia ed è condannato a collezionare storie di esseri umani, come fossero farfalle. L’unico modo per ottenere la libertà consiste nell’arrivare a conoscere a perfezione l’anima di altri girovaghi che incrociamo sul nostro cammino, anch’essi destinati a scontare le loro maledizioni personali.
L’america della grande recessione è un posto inospitale. Il crollo delle banche ha colpito tutti, ed in ogni stato incrociamo famiglie in rovina e lavoratori che cercano di sbarcare il lunario arrangiandosi e dedicandosi ad attività alternative. La crisi economica porta instabilità, ma spinge anche alla criminalità: molti sono disposti a chiudere un occhio sulla propria morale pur di mangiare. Più di tutto, la povertà porta paura, e si accompagna ad una nuova serie di superstizioni e credenze magiche, che sono un modo per sfuggire alla quotidianità e per esprimere la propria angoscia. Viaggiare in un contesto simile senza dubbio dà grandi soddisfazioni a chi cerca racconti interessanti: il bizzarro e l’inaspettato sono dietro l’angolo.
Il nostro compito si fonda sullo spostarci da un insediamento all’altro per ascoltare storie, o assistere con i nostri occhi ad avvenimenti inaspettati che coinvolgono sconosciuti. Where the Water Tastes Like Wine ci presenta l’umanità nella sua interezza, e può capitare di interagire con brava gente in difficoltà o con criminali che mettono a repentaglio la nostra vita. Sciami di farfalle che riempiono il cielo sopra di noi o locuste che mangiano i campi e vengono combattute con veleno in polvere: ci sono entrambi gli aspetti, e sta a noi bilanciare il nostro repertorio di racconti per avere a disposizione un vasto arsenale, capace di ispirare differenti emozioni ai nostri interlocutori. Ascoltiamo principalmente vissuti deprimenti, come è normale che sia in un periodo di totale crisi della società, ma non mancano episodi buffi o atti di pura ed inaspettata gentilezza. In qualche luogo isolato siamo costretti a confrontarci con l’irrazionale: spettri che vagano inconsapevoli della loro morte, uccelli fatti di fulmine che creano le tempeste, il diavolo che appare nella sua forma animale. Nulla è in grado di stimolare l’uomo a credere nell’occulto quanto il terrore della quotidianità.
Una volta riempita la nostra testa di aneddoti, dobbiamo sfruttarli come merce di scambio: parlandone ai viaggiatori che incontriamo, possiamo ottenere in cambio la narrazione delle loro vite. Incontro dopo incontro, spostandoci sulla mappa degli stati uniti, diventiamo loro amici e impariamo tutto di loro, svelandone la vera natura. Può essere inquietante o doloroso venire a conoscenza di fatti così personali e spesso tragici, ma è stupendo il processo di scoperta della vera identità di chi incontriamo. Per riuscire ad entrare in confidenza con loro, dobbiamo sfoderare le storie giuste a seconda delle loro richieste, che siano volontà di essere terrorizzati o cullati da qualche nota di speranza, perciò è necessario aver raccolto più esperienze possibile per essere certi di poter toccare le note giuste. Quando riusciamo a mettere a nudo tutti i 16 vagabondi, il nostro compito è concluso, e possiamo smettere di viaggiare e riposare le nostre ossa.
L’estetica in Where the Water Tastes Like Wine è divinamente curata. Ogni singola illustrazione che accompagna le storie di cui ci impossessiamo è ben realizzata e sembra uscita da un libro di favole, nonché perfetta per un tatuaggio. Le carte dei tarocchi che segnalano i vari argomenti sotto i quali vengono classificate le storie sono perfette per l’atmosfera, e donano quel tocco di misticismo che rende il tutto più interessante. I personaggi che incrociamo sono caratterizzati a meraviglia, e con i loro colori vivaci illuminano la notte negli accampamenti lungo la strada. Althea e Quinn mi hanno particolarmente colpito, ma sono tutti belli a modo loro, e si accompagnano con dei temi musicali splendidi, composti da Ryan Ike per l’occasione ed ispirati al blues ed al folk rock. Il doppiaggio meriterebbe una recensione a se stante, che ne applauda l’incredibile qualità e il perfetto adattamento al mood del gioco: le voci sono tutte splendide. Impossibile non citare Sting che interpreta il lupo, ma molti altri nomi conosciuti del mondo del doppiaggio sono intervenuti, donando la loro arte per rendere più profondo il coinvolgimento del giocatore nelle vite dei personaggi che incontra. Non mi ha colpito per nulla la mappa del mondo, realizzata in 3D per staccare dal resto dello stile. L’idea poteva essere buona, poiché rappresenta un bello shock rispetto all’elegante e raffinato stile in 2D delle illustrazioni, ma il risultato è decisamente deludente: camminare in un mondo spoglio non aggiunge nulla all’esperienza. Inoltre, i cali di frame rate sono molto frequenti, e rendono ancora più faticoso lo spostamento, che già di per sé è estremamente lento e velocizzabile solo fischiettando a tempo. È chiaramente voluto: gli Stati Uniti sono enormi, ed esplorarli camminando deve sembrare una follia, perciò è stata inserita la possibilità di saltare su un treno o farsi dare uno strappo da qualche automobilista. Ciò nonostante, trovo poco riuscito l’elemento di esplorazione su mappa, che però resta un dettaglio marginale rispetto ai pregi del titolo.
Il gameplay del gioco è minimalista: la nostra unica possibilità è scegliere dove dirigerci e come approcciarci a diversi avvenimenti, influenzandone a volte l’evoluzione o decidendo quali aspetti sottolineare, concentrandoci sugli elementi deprimenti o magari bizzarri. È presente anche una piccola componente di sopravvivenza, consistente nel dover tenere d’occhio i nostri soldi, la nostra stanchezza e la nostra salute, che possiamo migliorare riposandoci o mangiando cibo nelle grandi città, nonché con un po’ di fortuna in qualche avvenimento random sulla mappa. Esaurire la vita significa morire e ritrovarci a Boston dal nostro lupo-giocatore d’azzardo, dovendoci così spostare nuovamente da costa a costa: non un grosso malus, ma una discreta seccatura. Nonostante il tutto sia piuttosto semplice e lineare, l’avventura è incredibilmente poetica: non si può rimanere indifferenti davanti a certi racconti, che sono scritti appositamente per riuscire a coinvolgerci emotivamente. Non ho intenzione di rivelare i dettagli di nessuna storia, per non rovinare l’esperienza personale dei giocatori, ma ci tengo a sottolineare quanto Where the Water Tastes Like Wine mi abbia colpita. Letteralmente: in certi momenti è un vero pugno nello stomaco, e sa trasportarci in quei momenti di crisi della società, durante i quali il mondo era un posto un po’ meno accogliente e decisamente più strano. E a sentire certi aneddoti, quasi ci si convince davvero dell’esistenza del diavolo, degli spiriti e di tutto ciò che animava (e tutt’oggi popola) il folklore di certe terre.