Dreams potrebbe permettere agli utenti di vendere i propri giochi su PSN

Dreams

Con il loro LittleBigPlanet, i ragazzi di Media Molecule sono stati degli autentici pionieri dei sandbox basati sui contenuti realizzati dai giocatori, consentendo a chiunque volesse prendere dimestichezza con gli strumenti ivi presenti di creare veri e propri platformer più o meno elaborati, ancora prima che MinecraftSuper Mario Maker diventassero dei capisaldi del genere. Il nuovo titolo in cantiere, Dreams, promette di sviluppare ulteriormente il concetto, senza porre limiti alla tipologia di contenuti ludici che sarà possibile strutturare.

Stando a quanto dichiarato da Mark Healey sull’ultimo numero di Edge, l’ipotesi che gli aspiranti game designer possano addirittura vendere le loro creazioni tramite PlayStation Network potrebbe non essere così improbabile, sebbene si tratti di una caratteristica che il titolo andrebbe a supportare solo in un secondo momento.

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“In futuro, i giocatori di Dreams potrebbero persino sfruttare il PlayStation Network per distribuire i loro giochi.”, ha affermato Healey. “Non è un aspetto del quale ci stiamo occupando nell’immediato, ma rientra fra gli obiettivi a lungo termine che mi sono posto. Il problema principale da affrontare è fare in modo che quanti hanno contribuito alla creazione vengano effettivamente accreditati, ma ci sono anche altre questioni fastidiose da dirimere.”

Di certo, si tratta di un’ottima opportunità per Sony, perché una folta schiera di sviluppatori in erba potrebbero ottenere il primo bagno di folla proprio tramite i loro canali, operazione che garantirebbe alla società giapponese un significativo risalto promozionale e un posto di riguardo nella selezione di nuovi talenti.

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.