The 25th Ward: The Silver Case – Recensione

Puรฒ un gioco discreto destinato agli smartphone apparire, dopo oltre un decennio, decisamente invecchiato e obsoleto? Il timore รจ che The 25th Ward: The Silver Case non sia il semplice seguito di una novel anzianotta e poco digeribile al pubblico occidentale, ma, al netto della recente riedizione del capitolo precedente pure lei arrivata su Playstation 4, rappresenti anche lโ€™unico modo realisticamente possibile di giocare ad un titolo โ€œdimenticatoโ€, inconfondibilmente marchiato dal fascino del suo stesso autore. Un nome, quello dellโ€™istrionico Suda51, abbastanza importante da solleticare le corde, sempre piuttosto tese, dellโ€™amante della narrazione noir in salsa nipponica di un certo tipo. Un autore che, proprio come la storia narrata, mescola sapientemente e ancora una volta elementi polizieschi e momenti assolutamente fuori di testa, per uno spaccato della societร  giapponese, specie quella del secolo scorso, non sempre affidabile o realistico, eppure divertente e sfaccettato.

Nippo Sci-Fi

Questo รจ un preambolo fondamentale per spiegare come, nonostante lโ€™abilitร  messa in campo dai tizi di Grasshopper, nel suo complesso The 25th Ward fallisca in piรน punti. Piรน che di colpe imputabili allo sviluppo originale di unโ€™opera di nicchia, si tratta di magagne fisiologiche legate alla stessa natura del progetto, nato come โ€œcostolaโ€ narrativa per dispositivi mobile nel 2005, e anche per questo incapace, al giorno d’oggi, di mostrarsi in una forma realmente accettabile a chi non รจ un fan dell’istrionico designer giapponese. Ciรฒ detto, la storia di The 25th Ward si colloca a 7 anni dal precedente capitolo e si dirama in quello stesso universo ben conosciuto agli amanti del videogioco โ€œmade in Grasshopperโ€. A fare da perno, questa volta, รจ proprio il 25esimo reparto, dove vizi e virtรน degli altri distretti conosciuti nel primo capitolo si mescolano in un nuovo e utopistico melting pot di etica, valori e morale. Ovviamente, a rompere questo equilibrio, ci pensano alcuni misteriosi decessi. Ed รจ qui che trova posto il giocatore, incastrato in un gameplay investigativo vecchio stampo, legato prima di tutto al concept proprio delle visual novel.

Strade (S)battute

Allโ€™iconico Tokio Morishima, protagonista del primo episodio, si uniscono altri personaggi e altri percorsi. O meglio, punti di vista differenti che, nella gabbia studiata da Grasshopper Manufacture, finiscono poi per congiungersi e lentamente accompagnare il giocatore al sorprendente finale. La possibilitร  di affrontare tre percorsi diversi dona spessore alla trama, distillata con cura grazie ad una buona sceneggiatura, ma non sempre di facile comprensione. I tempi sono, comunque, sempre molto diluiti, quasi blandi. Se lโ€™atmosfera che fa da sfondo alle indagini sugli omicidi ne esce impreziosita, lo stesso non si puรฒ dire del ritmo di gioco, troppo limitato nel gameplay per poter davvero offrire un prodotto vagamente affine ai gusti del giocatore moderno. Dโ€™altro canto, alcune scelte di sviluppo sembrano essere indissolubilmente legate non solo al genere visual novel, ma anche alla natura mobile del gioco originale, cui questa remaster non puรฒ in alcun modo porre rimedio. Non รจ per forza un male. Per quanto il titolo sia tecnicamente datato e contraddistinto dallโ€™alternanza di schermate fisse, ambienti 3D e vagonate di testi in lingua inglese, si riescono comunque a toccare (o per lo meno a sfiorare) vette artistiche di buon livello. Neon, tinte cupe e alle volte psichedeliche, letteralmente: il fluire degli eventi permette di godere le qualitร  della storia, sempre ben narrata. A patto, ovviamente, di riuscire a seguire alcuni sillogismi lontani, alle volte, dai canoni occidentali. Come a dire che, pur con tutti i suoi limiti e circondato, dallโ€™inizio alla fine, di paletti ludici e concettuali, The 25th Ward: The Silver Case resta un acquisto consigliato solo agli amanti del genere. Soprattutto per chi resta legato ad una particolare idea di Giappone e a quelle stramberie tipiche di Suda 51 non sempre (e per fortuna, a volte) facilmente metabolizzabili. Anzi, neppure esattamente etichettabili.

Una perla grezza, insomma, che qualcuno, specie chi ha giocato il titolo precedente su PSX o via remaster, dovrร  e vorrร  recuperare. Tutti gli altri, specie gli allergici allaย lingua dโ€™Albione, passino pure oltre senza rimpianti. Il buon impianto narrativo, il carisma di protagonisti e cattivi, lo stile accattivante proprio dellโ€™universo di gioco restano elementi validi, ma non basteranno a convincere chi non mastica visual novel e neppure chi cerca maggiore libertร  e varietร  da un videogioco. Nulla di cui crucciarsi: non รจ scritto su nessuna pietra che le cose belle, specie quelle vecchie, possano davvero essere tali per chiunque.

Michele Iurlaro รจ iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti e dei praticanti professionisti. Scrive molto. Scrive troppo. Da troppo tempo